Il 20 gennaio si sarebbe dovuto discutere alla Camera della proroga di sospensione. Per questo Action, l'Unione Inquilini, il Prc e altre sigle associative e politiche hanno dato appuntamento a inquilini e cittadini davanti a Palazzo Montecitorio. Che la sospensione degli sfratti non sia una soluzione è una considerazione abbastanza banale. Ma visto che i nostri governanti non vogliono risolvere il problema abitativo, evita di mettere in mezzo alla strada famiglie disagiate, anzi, disagiate tra i disagiati. Come andrà a finire, però, non si sa ancora.
di Giulia Pezzella
Se non fosse che le conseguenze delle brillanti iniziative e decisioni di questo governo possono condizionare – sempre più spesso in modo drammatico – la vita quotidiana dei cittadini, varrebbe la pena mettersi in un angolo e guardare fino a dove può arrivare, concedendosi il lusso di ridere a crepapelle di fronte alle dichiarazioni grottesche che gli organi di informazione riportano diligentemente. Ma è un “lusso” che non ci possiamo permettere.
Quando è stato annunciato l’ultimo decreto Milleproroghe, sarebbe stato più corretto informare che si trattava, in realtà, del “decreto Milleproroghe meno una”: quella relativa alla sospensione degli sfratti esecutivi per cessata locazione, che forse si è persa nel tragitto tra Palazzo Madama e Palazzo Montecitorio.
Il provvedimento in questione non riguarda tutti gli sfratti esecutivi, ma solo quelli generati dalla “finita locazione”: si parla di immobili privati nei quali risiedono persone con un reddito lordo inferiore a 27000 euro e nel cui nucleo familiare sia presente almeno una delle categorie ritenute più deboli: ultra sessantacinquenni, minori, malati terminali o portatori di handicap superiore al 67%.
Da circa 30 anni tutti governi hanno ritenuto opportuno mantenere questa tutela, motivandola come uno degli strumenti utili per evitare l'aggravarsi dell'emergenza abitativa. Il protrarsi per così tanti anni di questo provvedimento dimostra chiaramente che il problema al quale si cercava di rispondere non era straordinario e di breve durata, ma piuttosto denunciava l'incapacità - o meglio - l'assenza di volontà politica di affrontare il tema dell'abitare e di prendere adeguati provvedimenti tesi ad affermare il diritto alla casa. Anche l'attuale governo l'anno scorso, era il dicembre 2013, aveva deciso di restare fedele alle tradizioni: in un'intervista il ministro Lupi la presentava come la cosa più opportuna da fare, promettendo che sarebbero stati varati nel frattempo piani adeguati a risolvere il problema. Effettivamente un piano casa è stato approvato, ma è paradossale ritenere che sia una soluzione.
Alle manifestazioni contro l'art. 5 del Piano casa (che nega residenza e servizi agli occupanti), che continuano anche con forme estremamente simboliche - dal 13 gennaio i Blocchi precari metropolitani e il Coordinamento di lotta per la casa hanno occupato, a Roma, gli uffici dell'anagrafe -, ai presìdi contro la vendita delle case popolari si sono aggiunte le proteste per la mancata sospensione degli sfratti esecutivi per finita locazione.
Il 20 gennaio si sarebbe dovuto discutere alla Camera della proroga di sospensione. Per questo Action, l'Unione Inquilini, il Prc e altre sigle associative e politiche hanno dato appuntamento a inquilini e cittadini davanti a Palazzo Montecitorio. La presenza era ridotta: la pioggia ha fermato i pensionati, il gruppo più nutrito in questi appuntamenti mattutini. Dopo qualche sano intervento, è iniziata la passerella dei rappresentanti istituzionali; da segnalare in particolar modo gli interventi di esponenti del PD, che sembravano parlare di una scelta fatta da un governo di cui non fanno parte dichiarandosi, in un certo senso, come in balìa delle scelte di Lupi. Come spesso avviene in questi casi, l'ammissione di responsabilità è merce rara, mentre ben più appetibile è la corsa a vestire il ruolo del paladino dei più deboli contro un drago (dimenticando di esserne parte integrante), soprattutto quando si fa strada la consapevolezza che forse è stata fatta una sbagliata valutazione dei numeri, non solo delle persone direttamente colpite dal provvedimento, ma di tutti quelli che potrebbero mobilitarsi contro gli attacchi governativi al diritto alla casa. Comunque, dopo le dichiarazioni gli intervenuti (di PD, SEL e Movimento 5 stelle) hanno promesso che avrebbero provato a trovare una soluzione.
Il primo emendamento prospettato dal PD prevedeva un intervento economico a sostegno degli sfrattati, con un'ipotesi di spostamento "da casa a casa". Indipendentemente dalla critica politica che si potrebbe avanzare alla proposta, la critica principale mossa si fondava sui tempi tecnici di questo tipo di operazioni: basti pensare che solo 4 regioni su 20 hanno erogato i fondi di sostegno all'affitto previsti per il 2014!
Il 23 mattina una delegazione di Action e dell'Unione Inquilini ha incontrato i deputati del PD firmatari di emendamenti relativi a questo tema e nel pomeriggio è stato diffuso un comunicato sia dall'onorevole Morassut che da parte di altri deputati del PD in cui si sottolineava la necessità della sospensione degli sfratti. Un comunicato fatto un po' seguendo l'antico proverbio "un colpo al cerchio e uno alla botte": il ministro Lupi ha fatto e ha ragione che questa non è la soluzione, però...
Che la sospensione degli sfratti non sia una soluzione è una considerazione abbastanza banale. Ma visto che i nostri governanti non vogliono risolvere il problema abitativo, evita di mettere in mezzo a una strada famiglie disagiate, anzi, disagiate tra i disagiati. Come andrà a finire, però, non è dato sapersi.
Si aggiunge una nota di riflessione sull'agire di questo governo per quanto riguarda il tema "casa": si è preoccupato di fare un decreto legge per inquadrare le linee di principio, si è attivato per far rispettare dalle amministrazioni locali l'art. 5, si è premurato di discutere in tempi rapidissimi in Conferenza Unificata il decreto relativo alla dismissione dell'Edilizia Residenziale Pubblica e non ha dato seguito a quanto previsto dall'art. 4 della stessa legge che prevedeva lo stanziamento di fondi finalizzati alla riqualificazione delle case popolari. In questo caso la legge definiva un'indicazione temporale per l'emanazione del decreto attuativo. Ma lo stiamo ancora aspettando.