Se n'è andato un gigante del XX secolo, che lo ha segnato in modo indelebile. Un rivoluzionario che, assieme alle sue compagne e ai suoi compagni, ha rivoltato l'isola di Cuba come un guanto trasformandola radicalmente. Un'isola che era nelle mani degli affaristi yankee, anche dei suoi mafiosi, dove a poche migliaia di ricchi si contrapponevano milioni di poveri a cui tutto era negato e che è diventata una comunità orgogliosa della propria indipendenza, delle proprie conquiste sociali e del prestigio che si sono conquistati nel mondo resistendo - e tuttora resistono - alla più grande potenza militare ed economica del pianeta.
Un'isola di eroi e eroine. E tutta la Storia dell'America Latina è stata cambiata da Cuba. In Nicaragua e Santo Domingo ho visto dipinto sui muri "Viva Fidel", "Viva Cuba", "Viva il Che", segno che Cuba e i suoi leader, per usare un'espressione evangelica, sono stati "pietra angolare" dei latino- americani che vedevano in Fidel e Cuba la dimostrazione materiale e reale che si può uscire dalla miseria per approdare a una povertà dignitosa, che da un popolo frantumato e diviso si può diventare comunità.
Ho avuto, nel 1993, al Foro de Sau Paulo, tenuto all'Avana, il privilegio di vederlo a pochi passi da me e di ascoltarlo perché concludeva sempre lui i quattro giorni di lavori. Parlava a braccio, per un'ora, un'ora e mezzo, e raccontava episodi della vita rivoluzionaria sua e dei suoi compagni, le difficoltà della costruzione del socialismo. L'URSS era crollata e Cuba era veramente isolata. Era il periodo especial. Mancava di tutto e nelle case la luce andava e veniva per dieci ore consecutive con le conseguenze che si possono immaginare in un’isola tropicale. Ma lui non aveva perso la sua forza e la sua determinazione, la sua volontà di lotta e si sforzava di trasmetterle al suo popolo, alla sua gente. E quando parlava alla televisione e alla radio, avevi l’impressione che Cuba si fermasse ad ascoltarlo con grande attenzione e lui non mentiva, non indorava la pillola, enumerava i problemi a uno a uno, e diceva anche come affrontarli e ricordava a tutte e a tutti, sempre, che avrebbero avuto davanti a loro, per i prossimi mesi, e forse anni, grandi difficoltà da affrontare.
Due cose mi colpirono, per ritornare al Foro de Sau Paulo: in tali condizioni altro non si poteva fare che "difendere le conquiste del socialismo" e poi un'altra cosa (cito a memoria): "Conquistare il potere fu relativamente facile. Ma nutrire, vestire, curare, istruire undici milioni di Cubani è un'impresa gigantesca, che ti schiaccia e non ti fa dormire la notte. E infatti io dormo pochissimo".
Ecco, farsi guidare da questa stella polare: le condizioni di vita del tuo popolo, le sue felicità e le sue infelicità, le gioie e le sofferenze. L'ideologia che si nutre di queste cose e, in tal modo, crea nuova ideologia più ricca, pregante. Passato, presente e futuro che si mescolano insieme diventando identità creatrice, forza e volontà di cambiamento.
Grande Fidel! Viva Fidel!