Nasce il fronte intercontinentale antimperialista per la pace

Giovedì 9 aprile scorso si è tenuta presso il centro culturale Concetto Marchesi di Milano un’assemblea organizzata dal Consolato Generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela per promuovere la nascita del “Fronte intercontinentale antimperialista per la pace”.


Nasce il fronte intercontinentale antimperialista per la pace

In un incontro al centro culturale Concetto Marchesi, il Consolato della Repubblica Bolivariana del Venezuela annuncia il lancio del “Fronte intercontinentale antimperialista per la pace”. Ora la prossima sfida sarà raccogliere la sinistra italiana sulla parola d'ordine per molti considerata (ahinoi) desueta dell'antimperialismo. 

di Alessandro Pascale 

Giovedì 9 aprile scorso si è tenuta presso il centro culturale Concetto Marchesi di Milano un’assemblea organizzata dal Consolato Generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela per promuovere la nascita del “Fronte intercontinentale antimperialista per la pace”. L'idea di lanciare questo Fronte era venuta proprio presso la sede milanese del Consolato, su particolare impulso dei Giovani Comunisti, durante un incontro avvenuto nel pomeriggio di sabato 21 febbraio con una delegazione diplomatica del Paese sudamericano. Ne era seguito l'entusiasmo del Vice Ministro per gli Affari Esteri del Venezuela Calixto Ortega, al termine di un serrato dialogo in cui era emerso nitidamente da parte di ambo le parti il nesso strutturale che legava i tentativi di destabilizzazione del governo venezuelano e le manovre imperialiste e guerrafondaie portate avanti in primo luogo dagli USA. 

L'incontro avveniva in un momento delicato per il paese guidato dal Presidente Nicolas Maduro: dapprima la crisi economica causata dal repentino crollo del prezzo del petrolio, poi il tentato golpe avvenuto il 13 febbraio, per i cui fatti è poi stato arrestato (“affinché risponda dei reati compiuti contro la pace, la sicurezza, la costituzione” ha detto Maduro) il sindaco di Caracas, Antonio Ledezma, leader di spicco dell'opposizione antichavista. Infine le dichiarazioni minacciose degli USA, il cui leader Obama il 9 marzo etichettava il Venezuela “una minaccia straordinaria per la sicurezza” del suo paese e avviava una serie di sanzioni. Levata di scudi generale e una grande mobilitazione, sfociata in oltre 10 milioni di firme a sostegno del governo bolivariano, costringevano quest'ultimo ad un parziale passo indietro, in occasione del vertice delle Americhe del 10 e 11 aprile a Panama: “Non crediamo che il Venezuela sia una minaccia per gli Stati Uniti, così come gli Stati Uniti non sono una minaccia per il governo venezuelano”. 

Parole però che lasciano il tempo che trovano di fronte al fatto che gli USA continuano a finanziare con diversi milioni di dollari ONG, fondazioni, associazioni e partiti di opposizione venezuelani, ufficialmente con il fine di “difendere e rafforzare pratiche democratiche, le istituzioni e i valori che promuovono i diritti umani e la partecipazione della società civile”, di fatto con l'obiettivo di screditare ed indebolire uno dei simboli del socialismo del XXI° secolo. Mai fidarsi dell'imperialismo d'altronde, ammoniva Fidel Castro. 

Il Venezuela l'ha capito bene, come sicuramente ha capito la necessità di combattere un'organizzazione terroristica su scala mondiale (tramite organizzazioni come FMI, Banca Mondiale, WTO, NATO) proponendo un fronte altrettanto ampio e radicato, sapendo bene che la minaccia americana riguarda tutto il mondo, come ricorda bene Carlos Ojeda Falcon (Partito L'incontro del 9 aprile ha assunto quindi un valore particolare, mostrando nel tenore degli interventi una comune consapevolezza della necessità di difendere il Venezuela, la cui destabilizzazione rientra secondo Bruno Casati – che ha introdotto l'incontro – nel quadro generale delle aggressioni verso la nascita del mondo multipolare da parte dell'imperialismo in crisi. In una sala piena la console generale aggiunta del Venezuela Eleanor Franqui ha ricordato che la miglior maniera di attaccare l'imperialismo è seguire l'itinerario suggerito da Chavez: Unità, Lotta, Battaglia, Vittoria. Davide Rossi, segretario generale del SISA, ricordando che i comunisti giocano già oggi un ruolo importantissimo in paesi come Brasile, Cile, Russia e Cina ha elogiato la capacità del comandante Chavez di stringere in passato alleanze con paesi come Iran, Siria e Libia in nome del nemico superiore dell'antimperialismo. Lo scrittore e giornalista Sabatino Annecchiarico ha sottolineato la necessità di difendere i paesi come il Venezuela che mettono in primo piano il “capitale umano”, ma anche di saper andare alla sostanza del problema nella lotta che non deve essere solo contro gli USA, che rappresentano “un contenitore, una carcassa, la forma”, ma contro quel che c'è dietro: il “capitale economico”. Comunista del Venezuela): “le forze armate statunitensi sono intervenute negli affari di altri Stati e popoli 161 volte tra il 1798 e il 1945, e 55 volte tra il 1945 e 1969. Dal 1969 fino agli anni '90, gli Stati Uniti, hanno impiegato più di dieci volte le loro forze armate contro altri paesi e regimi sovrani, e la maggioranza di queste invasioni armate sono state guerre non dichiarate”. 

Alessio Arena, in rappresentanza di Demos – Studenti Comunisti (ma anche iscritto ai GC di Milano) ha avvisato che il Fronte potrà assumere significato concreto solo quando tutti i popoli vi parteciperanno, prendendo coscienza di poter cambiare il loro destino attraverso l'identificazione delle vere cause dei loro problemi. Così ad esempio gli italiani dovrebbero prendere coscienza di essere occupati da oltre 100 basi militari, ponendo in maniera prioritaria l'uscita dalla NATO e ribadendo l'attualità della lotta antifascista e del simbolismo del 25 Aprile. Infine il sottoscritto Alessandro Pascale, parlando a nome dei Giovani Comunisti (), ha cercato di attualizzare la categoria dell'imperialismo nel contesto globale attuale, collegando vari scenari tanto diversi eppure tanto simili come l'Ucraina, il Venezuela, il Medio Oriente, la Grecia. 

Ora la prossima sfida sarà raccogliere la sinistra italiana sulla parola d'ordine per molti considerata (ahinoi) desueta dell'antimperialismo

 

19/04/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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