Un excursus nell’economia e nella società dei cinque paesi in via di sviluppo per ragionare sulle loro prospettive. La cenerentola Sudafrica.
di Ascanio Bernardeschi
“Se la Cina è la fabbrica del mondo, l’India è il suo ufficio,
la Russia la stazione di rifornimento e il Brasile la fattoria”
(Paul Krugman, premio Nobel per l’economia)
Parte VI – La cenerentola Sudafrica
Il Sudafrica è stato l'ultimo paese a essere incluso nei Brics (originariamente infatti l'acronimo era Bric, senza la “s”). Rispetto alle altre nazioni associate, il suo peso in termini di Pil, poco sopra i 350 miliardi di dollari, e di popolazione, intorno ai 53 milioni di abitanti, è di modesto rilievo, come pure è più modesta la dinamica del reddito. La sua ammissione nella compagine è dovuta verosimilmente alla volontà di includere anche una realtà del continente africano e tra queste quella in grado di esercitarvi un ruolo trainante. La scelta quindi ha un carattere strategico, dovuto al grande interesse, soprattutto da parte della Cina, verso quel continente.
Oltre a essere di gran lunga la realtà più piccola dei Brics è anche, per le caratteristiche che andremo a descrivere, la più fragile. Ma proprio per questo sarebbe di notevole rilievo, per le sue prospettive, un elevato grado di integrazione con le altre nazioni che compongono la “squadra”.
Il paese è il quinto produttore di oro del mondo e il primo produttore di platino (si veda il grafico allegato), di cui detiene oltre l'80 per cento delle riserve mondiali.
Dal 1994, anno dell'abbandono del regime di apartheid, l'Africa National Congress (Anc), di orientamento socialista, governa ininterrottamente il Sudafrica in stretto rapporto con organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori, tra cui il partito comunista Sacp (South Africa Communist Party) che conta circa 240mila iscritti ed esercita una notevole influenza. Tuttavia il tenore di vita dei discendenti degli ex coloni è ancora nettamente superiore a quello della popolazione di colore e il 40 per cento della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno.
Le diseguaglianze sono confermate dall'elevata misura dell'indice Gini: 0,65, il più elevato tra i Brics. Il livello della disoccupazione, preventivato dal Fmi per il 2014-16 nel 25%, e quindi paragonabile a quello dei PIIGS europei, è il problema più preoccupante. Il numero di cittadini che necessitano di benefici assistenziali è salito a 15 milioni.
Il sostenuto tasso di crescita tra il 2004 e il 2007 (intorno al 5% annuo) ha posto l’economia di questo paese, che produce circa un terzo del Pil africano, al primo posto tra le nazioni di quel continente, anche se tali livelli di crescita non si sono mantenuti negli anni successivi.
L'impatto della crisi mondale è stato notevole: dal 4% di aumento del Pil del 2006, si è passati a una diminuzione del 2% nel 2009, provocando un milione di nuovi disoccupati, con riflessi consistenti sul tasso di criminalità. Le peggiori conseguenze della crisi le ha subite il settore minerario, che ha dimezzato la produzione. Dato il peso considerevole di questo settore, la crescita del Pil è precipitata al 2,6% nel 2012 e, secondo le previsioni del FMI, sarà lo 0,5 annuo nel periodo 2014-16. Forti tensioni sociali hanno visto circa 30mila minatori protagonisti di dure e prolungate battaglie, in un caso soffocate nel sangue, per migliori condizioni di lavoro e larghi aumenti retributivi.
Anche in campo energetico si stanno attraversando problemi. Essendo il costo dell'energia tra i più bassi al mondo, il governo ha scelto di fornire energia a prezzi molto scontati ai paesi limitrofi, al fine di contenere il flusso di immigrati, di difficile gestione nelle condizioni economico-sociali del momento. Ciò ha indotto le compagnie produttrici a ridurre gli investimenti nel settore, determinando il deterioramento di alcune infrastrutture, comprese quelle al servizio delle attività estrattive.
La maggiore banca sudafricana, la Standard Bank, è partecipata al 20 per cento dalla Industrial and Commercial Bank of China e molte aziende cinesi si sono stabilite nel territorio sudafricano, così come stanno iniziando a fare quelle indiane e brasiliane.
La classe operaia è molto frammentata. Contribuiscono a questa frammentazione le esternalizzazioni, la precarietà e il "labour brokering", una forma di acquisizione a mezzo di intermediari delle prestazioni lavorative che per certi versi assomiglia al nostro lavoro interinale. La stessa federazione sindacatale, Congress of South African Trade Unions (Cosatu) è divisa in correnti e disarticolata. A seguito delle forti divisioni, circa un anno fa, è stato espulso dalla federazione il sindacato nazionale dei lavoratori metalmeccanici, National Union of Metalworkers of South Africa (Numsa).
Nel luglio scorso il Partito comunista ha tenuto un congresso straordinario in cui sono stati analizzati i più acuti problemi e il perdurare della crisi mondiale, concludendo con l'obiettivo di “radicalizzare la rivoluzione democratica nazionale in atto” superando “il nostro posizionamento semi-coloniale all'interno del sistema imperialista”. Perseguendo l'unità della classe operaia, occorre “costruire – sostiene ancora il Sacp – uno Stato e un potere popolare per separare sempre più le sorti del nostro Paese e dei suoi popoli da un sistema imperialista che sta trascinando tutti noi nella barbarie e verso una irreversibile distruzione planetaria".
Riferimenti:
- I dati sulla produzione di platino sono attinti da https://it.wikipedia.org/wiki/Platino
- La suddivisione del Pil tra i maggiori comparti produttivi è stata ricavata dal rapporto dell'Istituto per il Commercio Estero (ICE) http://www.tv.camcom.gov.it/docs/Corsi/Atti/2011_12_19/Presentazione_ICE_Sudafrica_Treviso19dic.pdf in cui è possibile attingere molti altri dati dell'economia e della società sudafricana
Grafici: