La guerra imperialista in Ucraina: le rivoluzioni colorate

Ultima parte dell’analisi sulla situazione in Ucraina. In questo numero si analizzano le rivoluzioni colorate.


La guerra imperialista in Ucraina: le rivoluzioni colorate Credits: Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons - httpscommons.wikimedia.orgwikiFileMorning_first_day_of_Orange_Revolution.jpg#mediaFileMorning_first_day_of_Orange_Revolution.jpg

Ultima parte dell’analisi sulla situazione in Ucraina. In questo numero si analizzano le rivoluzioni colorate. L’intero dossier è disponibile in formato PDF qui

di Alessandro Pascale

Metodologia di golpe: le rivoluzioni colorate 

La non-violenza e le Ong come armi dell’imperialismo
L'ultima questione che occorre mettere in rilievo sul caso ucraino riguarda la metodologia complessiva che è stata adottata per attuarvi la presa del potere da parte degli oligarchi proni all'imperialismo occidentale. Si allude alla questione delle rivoluzioni colorate. Diversi anni fa, nel 2007, Domenico Losurdo pubblicava un preziosissimo libro, “La non-violenza. Una storia fuori dal mito”, in cui dedicava i capitoli conclusivi alle rivoluzioni colorate avvenute ad esempio in Georgia nel 2003, quando l'allora premier Shevardnadze fu obbligato a dimettersi per lasciare il posto ad un governo più compiacente verso gli occidentali. Losurdo faceva notare come la tecnica usata fosse la stessa di quella con cui si cercò di incrinare il potere cinese nella rivolta di Tienanmen [1] (1989) e che nello stesso periodo ebbe successo nella caduta dei paesi socialisti dell'est Europa. In molti hanno notato poi dei parallelismi sospetti con diverse altre “rivoluzioni” messe in atto negli anni '00s in altri paesi dell'area post-sovietica: Armenia, Kirghizistan, la stessa Ucraina del 2004 [2]. Di fatto tutti questi rivolgimenti politici sono caratterizzati da una medesima metodologia, chiamata per l'appunto “rivoluzione colorata”, di cui si sono studiate e precisate a fondo le caratteristiche: controllare l'informazione e una serie di ONG operanti dentro e fuori il territorio; utilizzare situazioni di malcontento per scatenare e guidare rivolte apparentemente non-violente (per le quali è più facile simpatizzare); utilizzare squadre specializzate, giocando se necessario sugli estremismi nazionalistici o religiosi; non limitarsi ad ottenere riforme e concessioni, ma perseguire senza esitare la presa del potere. [3]  

Gene Sharp, il moderno intellettuale organico della borghesia
Tale casistica, lungi dall'essere causale o segreta, è stata scientemente teorizzata negli anni '80 dall'intellettuale Gene Sharp, ridefinito “il Clausewitz della guerra non-violenta”. Nel 1983 Sharp fonda l'Albert Einstein Institution (AEI) grazie al sostegno finanziario di una serie di istituti filo-governativi americani come NED, NDI, IRI, Freedom House e varie fondazioni riconducibili al miliardario George Soros [4]. Il risultato più importante del lavoro di questa associazione è stato la pubblicazione, avvenuta nel 1993, dell'opera “Dalla dittatura alla democrazia (da cui anche il film di grande successo “How to start a revolution” del 2011): un manuale in 198 punti di lotta “realisticamente” non-violenta, che venne tradotto in decine di lingue (tra cui molte di quelle delle minoranze etniche in Cina) e che è disponibile gratuitamente anche online [5]. È significativo che nel corso degli anni diversi ricercatori dell'AEI siano stati avvistati sia a Tienanmen, sia in alcune insurrezioni anti-russe. A questo punto dovrebbe essere chiaro come la strategia studiata da Sharp sia diventata di fatto il modus operandi preferito dagli USA per destabilizzare un Paese e porlo sulla propria orbita egemonica, attraverso un sistema che consente di rimanere nell'ombra senza dover far ricorso a rischiosi, sanguinosi e costosi conflitti militari, i quali vanno intrapresi solo come ultima ratio, qualora ci siano condizioni e necessità stringenti, e attraverso la strategia del Leading from behind, ossia del coinvolgimento ampio di Paesi attraverso alleanze facenti perno su NATO o ONU, al fine principale di limitare i danni d'immagine e mascherare l'aggressione imperialista.  

Una tattica raffinata, ma dalle origini antiche
Esagerazioni? Complottismo becero? Forse, anche se basterebbe analizzare alcuni documenti per attestare la credibilità di tali tesi. A partire dal Memorandum n. 40 del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli USA riunito da Kissinger nel 1970, che sanciva la strategia “di basso profilo” da adottare per destabilizzare il Cile socialista di Salvador Allende [6]. Cinque punti che prevedevano la creazione del caos economico, l'autorizzazione ad azioni paramilitari, un’offensiva di propaganda, il finanziamento di settori dell'estrema destra, l'infiltrazione e divisione dall'interno della sinistra cilena. Uguali tattiche furono adottate negli anni successivi contro Nicaragua, Granada, Panama e che non sembrano così distanti dalle manovre messe in atto oggi in Ucraina. D'altronde anche in Italia bisognerebbe accettare ormai unanimemente il fatto che l'intera storia della Prima Repubblica è stata caratterizzata dall'avversione anti-comunista e dalla conseguente strategia della tensione, che ha dimostrato a quali livelli di terrore possa giungere la borghesia per mantenere i propri interessi. Ancora nel 2004, in un cablo diplomatico del 9 novembre 2006 diffuso da Wikileaks, l'ambasciatore statunitense rivelava le direttive del “Piano di 5 punti contro il Governo Bolivariano”, che prevedevano tra le altre cose l'infiltrazione nella base politica chavista, la protezione degli affari vitali degli Stati Unititi e l'isolamento internazionale di Chavez. È recente infine la rivelazione di Raul Capote, nell'opera “un altro agente all'Avana. Le avventure di un infiltrato nella CIA”, dei tentativi statunitensi di destabilizzare tuttora il governo cubano attraverso la creazione di gruppi di opposizione sociale e il controllo dell'informazione [7]. Sulla Siria infine si è già detto, ma si deve ricordare come ogni notizia che viene fatta filtrare in Occidente provenga dall'Osservatorio Siriano per i diritti umani, una fantomatica organizzazione composta sostanzialmente da una sola persona che vive a Coventry, in Inghilterra, e riceve via telefono dalla Siria le varie informazioni da alcuni “informatori”. Prima che comparisse l'ISIS era un preziosissimo strumento di controllo totale dell'informazione sui fatti siriani, e si mostrava particolarmente agguerrito nel demonizzare la figura di Assad e del suo legittimo governo [8].  

Conclusioni
Alla luce di quanto letto finora speriamo siano chiari tutti i nessi e tutti gli insegnamenti che ci offre il caso ucraino. La nostra lotta deve restare sempre salda dalla parte dei popoli oppressi, ma per fare questo occorre imparare a ragionare, a informarsi per molteplici canali, a fondare le proprie analisi su una vasta gamma di dati da cui attingere, diffidando sistematicamente delle veline occidentali, così come più in generale di qualsiasi notizia che provenga da un fronte di guerra. Occorrerebbe apprendere piuttosto a fidarsi maggiormente anzitutto delle organizzazioni comuniste locali, che come noi lottano per un mondo migliore e sono i frutti sani di una società mondiale su cui si allunga costantemente il braccio incancrenito dell'imperialismo. Nessuno meglio dei comunisti locali può avere il polso della situazione ed è in grado di offrire un quadro particolareggiato che tenga conto di tutti i fattori sopra elencati. Oggi occorre quindi anzitutto sostenere il Partito Comunista d'Ucraina (PCU) messo al bando del regime oligarca di Kiev, e al contempo appoggiare con ogni mezzo possibile la lotta delle Repubbliche Popolari del Donbass in cui svolgono un ruolo di primo piano le forze comuniste locali. In tal senso il primo compito è quello di dare una corretta informazione su quanto accada in quel contesto, ma anche di sostenere meritorie iniziative come la Carovana Antifascista promossa in Italia dalla Banda Bassotti [9], a cui ha aderito anche il PRC. Il modo migliore in cui poter sostenere tali lotte è però senz'altro quello di promuovere e rafforzare un'opzione politica che abbia ben chiare queste dinamiche politiche globali e che ne condivida l'analisi fondata in primo luogo sulla coscienza del ruolo giocato dal variegato fronte dell'imperialismo, in cui spicca il primato statunitense. Dalla forza di un simile soggetto politico può diventare un'opzione concreta mettere in campo iniziative sempre più ampie in grado di raggiungere in maniera diffusa le masse popolari rendendole coscienti dei pericoli che la questione ucraina pone al nostro Paese: il riarmo intensivo, con i conseguenti rischi guerrafondai e l'aumento delle spese militari (a discapito naturalmente delle spese sociali), l'ascesa di forze nazifasciste nel continente europeo, le sostanziose perdite economico-commerciali che danneggiano il nostro comparto industriale e infine la possibilità concreta che si crei con il tempo una nuova ondata di immigrazione proveniente da un Est sempre più disastrato verso i paesi occidentali, già alle prese con gli straordinari flussi migratori provenienti dagli scenari del Nord-Africa e del Medio Oriente. La guerra in Ucraina insomma interessa molto concretamente il nostro Paese. È ora che gli italiani ne prendano consapevolezza.  

 Note:

1) http://www.marx21.it/internazionale/cina/24558-le-rivoluzioni-colorate-e-la-cina-da-tienanmen-a-hong-kong.html

2) http://puntocontinenti.it/?p=5590, o anche http://www.linterferenza.info/esteri/ucraina-lombra-di-otpor-e-delle-ong-sulle-rivoluzioni-colorate-filoamericane-parte-i/

3) Per un approfondimento si può vedere: http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=373%3Arivoluzioni-colorate-come-strumento-di-trasformazione-geopolitica&catid=2%3Anon-categorizzato; sulle ONG: http://www.marx21.it/internazionale/cina/24558-le-rivoluzioni-colorate-e-la-cina-da-tienanmen-a-hong-kong.html aurorasito.wordpress.com/2015/06/15/come-distruggere-le-ong/

4) Per un quadro completo si consiglia: http://primaedopoilsessantotto.blogspot.it/p/otpor-rivoluzioni-colorate.html Segnalando che anche Giulietto Chiesa espose l'argomento pubblicamente: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/04/ucraina-in-attesa-del-premio-nobel-per-la-pace-a-gene-sharp/900490/

5) Scaricabile qui: http://nuovoeutile.it/wp-content/uploads/2012/12/FDTD_Italian.pdf

6) Per questo e i fatti successivi si fa riferimento a http://www.resistenze.org/sito/os/mo/osmofd07-016124.htm

7) http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=7471

8) http://www.resistenze.org/sito/te/po/si/posidd15-012656.htm, oltre che http://www.vietatoparlare.it/cose-losservatorio-siriano-per-i-diritti-umani-a-cui-si-riferiscono-tutti-i-media/

9) http://www.agoravox.it/Donbass-antifascisti-da-tutto-il.html  

 

 

19/09/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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