La fondazione del Partito Comunista degli USA

Il 1° settembre 2017 ricorre il 98° anniversario della fondazione del Partito Comunista degli USA. Per l’occasione pubblichiamo una selezione di testi di Philip Bart e William Weinstone, che scrissero dei primi anni di storia del PCUSA sul libro dell’International Publishers, “Fatti salienti di una Storia di Lotta”, 1979.


La fondazione del Partito Comunista degli USA Credits: http://www.peoplesworld.org

Il Partito Comunista degli Stati Uniti d’America è stato fondato a Chicago il 1° settembre 1919. Questa è infatti la data comunemente accettata, sebbene in effetti in quei giorni vennero alla luce due distinti partiti comunisti: il Partito Comunista del Lavoro il 31 agosto ed il Partito Comunista il primo settembre.

La fondazione dei due partiti segna l’inizio dell’esistenza di un Partito Comunista negli USA, emerso in due formazioni a causa di una scissione dei membri dell’ala sinistra dell’allora Partito Socialista.

Il Partito Socialista (SP), dal quale il Partito Comunista discende, era stato fondato nel 1900. Rappresentò esso stesso una costola delle organizzazioni socialiste che esistevano durante l’ultimo quarto del XIX secolo. Sin dalla sua formazione il Partito Socialista dovette fronteggiare l’opposizione alle politiche opportuniste della sua dirigenza. Quando gli Stati Uniti entrarono nella Prima Guerra Mondiale, nel 1917, comunque, il SP non riuscì a reggere alle tensioni di quel momento politico.

Guerra e Rivoluzione

La prima guerra mondiale imperialista della storia cambiò volto al nostro pianeta. Antichi imperi collassarono e nuovi stati emersero. Le turbolenze sociali e politiche sconvolsero tutti gli strati della popolazione statunitense. Il popolo in genere si opponeva all’entrata in guerra. Il Presidente Woodrow Wilson era stato eletto nel 1916 per un secondo mandato grazie allo slogan: “Ci ha tenuto fuori dalla guerra.” Ma sei mesi dopo, gli USA erano già coinvolti nel conflitto. L’opposizione alla guerra era visibile nella vasta ondata di scioperi succedutisi durante i due anni di partecipazione alla guerra degli Stati Uniti. Ciò avvenne nonostante gli sforzi della burocrazia sindacale dell’AFL (American Federation of Labor, la confederazione che riuniva le principali organizzazioni sindacali, conosciute come trade unions, ndr) di neutralizzare la militanza e di ottenere invece il supporto alla politica imperialista degli USA.

La Guerra fu una conseguenza delle rivalità tra potenze imperialiste di allora. Gli Stati Uniti si schierarono con gli Alleati (Francia, Gran Bretagna e Italia) per emergere poi come la potenza dominante. L’Europa indebolita era in rovine.

Le rivoluzioni mettevano in subbuglio l’intero continente. La socialdemocrazia, che si era in precedenza impegnata a contrastare la guerra imperialista, aveva fallito. La Seconda Internazionale Socialista e i suoi partiti costituenti, ad eccezione del Partito Bolscevico Russo, erano collassati. In Russia lo zarismo era stato rovesciato e i Bolscevichi, opposti alla guerra, sotto la guida di Vladimir Ulianovic Lenin, avevano costituito il primo stato socialista della storia. Questo evento, che l’autore Americano e comunista John Reed descrisse nel volume “Dieci giorni che sconvolsero il mondo” ha influenzato il corso della storia umana, e i suoi effetti erano sentiti negli Stati Uniti non meno che altrove.

Un’ondata di scioperi e altre mobilitazioni politiche si propagavano attraverso l’intero paese. Lo sciopero dei confezionisti (1918) e il grande sciopero delle acciaierie (1919) vennero entrambi organizzati dalla ALF sotto la leadership di William Z. Foster. Lo sciopero generale di Seattle (1919) si tenne sotto la leadership delle forze di sinistra.

I lavoratori afroamericani emigrati verso Nord per essere impiegati nei grandi bacini industriali avevano sviluppato una significativa forza politica nelle maggiori città. I soldati neri che tornavano dal fronte francese dovettero fronteggiare un vasto terrorismo linciatorio e diedero prova di una notevole resistenza militante.

Fu in queste circostanze storiche che il Partito Comunista iniziò la sua esistenza.

La spaccatura tra i ranghi dei socialisti

La principale ragione immediate che portò alla divisione all’interno del Partito Socialista fu il forte malcontento tra i suoi ranghi rispetto alla linea politica che la dirigenza aveva tenuto rispetto al tema della guerra. La leadership del Partito Socialista infatti, allo scoppio della Grande Guerra nell’Agosto del 1914, si era inizialmente opposta, ma prevalentemente su basi pacifiste. Esso espulse tutti i leader dei partiti socialisti in Europa che avevano tradito le risoluzioni contro la guerra della Seconda Internazionale e sostenuto invece i governi imperialisti. L’ala sinistra del Partito Socialista domandava con crescente insistenza un’opposizione di classe e dei lavoratori alla guerra. L’influenza di queste posizioni crebbe dopo il congresso del partito dell’aprile 1917, tenuto a St. Louis, subito dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti.

I dirigenti del Partito Socialista furono inoltre criticati per il loro poco convinto sostegno alla Rivoluzione Bolscevica, che ebbe luogo nel Novembre 1917. Il sentimento rivoluzionario era molto diffuso nel partito e nei ranghi della classe operaia di quegli anni, ma i dirigenti del partito erano ostili alle politiche dei bolscevichi, mettendo in discussione la correttezza della rivoluzione proletaria in Russia e rifiutandosi di aderire alla neo-costituita Terza Internazionale, fondata ne 1919.

L’ala sinistra del partito portò quindi avanti un’intensa campagna per oltre due anni contro l’opportunismo all’interno del Partito Socialista, cercando di cambiarne la linea politica e la dirigenza. Quando venne indetto un referendum per costituire un nuovo Comitato Esecutivo del partito, l’ala sinistra ebbe il sopravvento, ottenendo 12 seggi su 15 e 4 delegati internazionali su 5. Ma la vecchia leadership del Partito Socialista, capeggiata allora da Morris Hillquit, era determinata a rimanere al potere a tutti i costi. Si rifiutarono di insediare i nuovi delegati eletti, invalidando le elezioni e avviando una purga mirata ad espellere le federazioni statali dominate dalla sinistra e le federazioni linguistiche che rappresentavano la stragrande maggioranza degli iscritti. Attraverso quelle espulsioni arbitrarie e burocratiche, l’ala destra divise il Partito Socialista.

La conferenza nazionale della sinistra si tenne a New York nel giugno del 1919 con la partecipazione di 94 delegati da 20 città in rappresentanza di una buona parte della base di iscritti. Il manifesto approvato alla conferenza accusava la dirigenza del partito di “aver fallito nel sostenere il sindacato nell’industria e le lotte economiche dei lavoratori”, di “sabotare la lotta contro la guerra di opporsi alla Rivoluzione Russa” ed inoltre di “portare avanti più in generale una linea politica… che non conduce al socialismo, ma piuttosto alla perpetrazione del capitalismo”.

Nonostante il suo radicalismo, il manifesto tuttavia mancò di denunciare la segregazione di molti iscritti afroamericani in molte sezioni del partito negli stati del sud, nonché il fallimento del partito nell’assumere come propria una lotta di massa contro la pesante oppressione che gravava sui neri americani, in particolare contro le campagne di linciaggio che si verificavano in tutto il Sud. Una omissione che venne corretta soltanto molti anni dopo.

Partiti di nuova generazione

I delegate alla Conferenza Nazionale della Sinistra tuttavia si divisero sulla questione del come gestire la loro espulsione dai ranghi del Partito Socialista. Una prima mozione, con John Reed e Alfred Wagenknecht tra i suoi leader, era determinate a ottenere i seggi che gli spettavano a seguito delle elezioni e pianificarono azioni per riguadagnare il controllo del Partito Socialista in occasione del congresso che era previsto tenersi nell’agosto di quell’anno. Altri invece, con Louis C. Fraina ed infine anche Charles Ruthenberg a capeggiare, decisero di impegnarsi per costituire un nuovo partito rivoluzionario, libero da qualsiasi legame con gli opportunisti del Partito Socialista. Costoro stabilirono quindi la data del 1 settembre 1919 come quella di fondazione del Partito Comunista d’America (CPA).

Quando Reed e gli altri esponenti dell’ala sinistra si presentarono al congresso del SP il 31 agosto 1919 per prendere il loro posto di delegate, si imbatterono nella spietata vendetta della leadership del partito. I dirigenti fecero infatti intervenire la polizia di Chicago che procedette all’espulsione degli esponenti della sinistra dalla sala. Il gruppo si diresse quindi ad una sala situate esattamente al di sotto di quella dove si teneva il congresso del SP e si costituirono immediatamente, seduta stante, nel Partito Comunista del Lavoro (Communist Labor Party, CLP). Riuscivano così ad anticipare di un giorno la fondazione dell’altro partito comunista.

William Z. Foster, che alla fine divenne uno dei principali leader del Partito Comunista, avrebbe dichiarato successivamente che i due neonati partiti “esprimevano le aspirazioni della vecchia sinistra socialista per una linea politica di reale lotta di classe ma allo stesso tempo riflettevano il settarismo che la caratterizzava”. Egli scrisse: “È al settarismo, tendenza ad esagerare le differenze, ed il dottrinarismo da parte di un certo numero di leader del partito, ed anche di alcune federazioni linguistiche che va attribuita la responsabilità della scissione tra i due gruppi”.

Si trattò di un errore, ha sostenuto quindi Foster, non prendere parte al congresso del SP come un gruppo unitario. Se anche i delegati che tentarono di partecipare furono sommariamente cacciati fuori dalla polizia, egli ritiene che: “era importante partecipare, se non altro per esporre la burocrazia della dirigenza e per presentare con la massima chiarezza il programma della sinistra di fronte all’intero movimento socialista del paese e ai delegati, molti dei quali oscillavano tra destra e sinistra”.

In ogni caso, ci sarebbero voluti alcuni anni prima che i due partiti comunisti si unificassero. Separatamente, avevano provveduto ad organizzare i propri ranghi reclutando le forze della sinistra del Partito Socialista. Ad essi si unirono inoltre componenti di altre organizzazioni politiche nel processo generale di riallineamento degli elementi rivoluzionari. Tra essi vi erano anche i leader del Partito Socialista del Lavoro, un certo numero di leader afroamericani legati ai giornali socialisti ed alle organizzazioni rivoluzionarie, leader dei giovani socialisti, esponenti di primo piano dei movimenti delle donne socialiste, e altri.

Dalla divisione all’unità

I comunisti lottarono coraggiosamente nelle aule dei tribunali per i propri principî e per i diritti democratici di libertà di parola e di riunione. Continuarono nel loro lavoro organizzativo nonostante l’illegalità virtuale in cui si trovavano. Ma il terrore della prima ondata di “paura rossa” e le tattiche miopi di entrambi i partiti ridussero notevolmente la base di iscritti di entrambi.

Ruthenberg, segretario generale del CPA, scrisse nell’edizione dell’Aprile 1920 della rivista “The Communist” (Il Comunista) che per essere parte dell’azione, i comunisti devono partecipare alle “lotte quotidiane dei lavoratori e, attraverso questa partecipazione, inoculare i propri principî per dare un respiro politico più ampio a queste lotte e sviluppare così un movimento comunista (di massa, ndr)”. Questo fu, ideologicamente, un importante passo avanti dal ristretto settarismo che aveva caratterizzato l’anno precedente. Ruthenberg e altri leader del CPA non soltanto favorirono questo approccio, ma, insieme ad Alfred Wagenknecht, segretario generale del CLP, e altri, avviarono dei negoziati che portarono infine all’unità dei due partiti ed alla formazione del Partito Comunista Unito nel 1920.

A quell’epoca, il lavoro di Lenin “Estremismo, malattia infantile del Comunismo” ebbe un potente impatto tra i leader ed i militanti comunisti. Esso contribuì enormemente a rompere il settarismo di sinistra ed alla presa di coscienza della necessità per un contatto quanto più stretto possibile con le masse nel lavoro del partito.

Presto, il Partito Comunista Unito, uscì dal proprio isolamento ed intraprese un lavoro politico di massa. Nuova forza venne anche dall’adesione di un gruppo di ex appartenenti alla IWW (Industrial Workers of the World), capeggiati da “Big” Bill Haywood, che ne era il segretario generale e che entrò nel partito nel 1920. Un considerevole numero di esperti sindacalisti, che avevano formato un’opposizione di sinistra all’interno della federazione sindacale AFL, capeggiati da Foster, entrarono nel 1921.

Il 21 Dicembre 1921, venne costituito un Partito dei Lavoratori come strumento legale per organizzare attività pubbliche e raggiungere settori più ampi della classe operaia. Al 1923 la base degli iscritti raggiunse la cifra di 16.000. Le condizioni di illegalità furono rimosse con lo stabilizzarsi della situazione politica nel paese, portando quindi alla proposte di sciogliere l’organizzazione clandestina del Partito Comunista.

La votazione sulla liquidazione della struttura parallela, tenutasi nell’agosto del 1923 al congresso del partito a Bridgman, nel Michigan, portò ad uno stallo. Quando stavano per concludersi le procedure di votazione, si verificò un’irruzione dell’FBI. Diciassette delegati furono arrestati, incluso Ruthenberg. Altri quaranta finirono in carcere successivamente, incluso Foster. Entrambi furono processati sulla base della legge sui crimini sindacali dello Stato del Michigan. Ruthenberg fu condannato, mentre Foster fu rilasciato a causa di divisioni all’interno della giuria. Non venne più processato e neanche i suoi compagni. Le cause furono infine archiviate nel 1933.

L’obiettivo del governo con il raid dell’FBI durante il congresso non fu soltanto di mantenere il Partito Comunista nell’illegalità e di restringere quindi le attività del neo costituito Partito dei Lavoratori, ma anche, indirettamente, di indebolire i grandi scioperi allora in corso nel paese.

Il Partito riuscì comunque a fronteggiare con successo quel difficile momento ed a raggiungere l’obiettivo di un’esistenza pubblica. Il 7 aprile 1923, il Partito Comunista dichiarò la sua completa fusione con il Partito dei Lavoratori. Terminò così la fase di clandestinità del Partito Comunista. Il Partito dei Lavoratori cambiò denominazione in Partito Comunista dei Lavoratori nel 1925, per evolvere poi nel 1930 in Partito Comunista degli USA (CPUSA), denominazione tuttora utilizzata.

La versione originale è stata pubblicata su People’s World il 1 settembre 2017. Traduzione in italiano di Zosimo

23/09/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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