GERUSALEMME. Nella Siria settentrionale la città di Dabiq – menzionata nello hadith dello Sahih di Muslim come località dell’apocalittica battaglia conclusiva tra musulmani e bizantini con la vittoria definitiva dell’Islam - sede dell’ultimo Califfato è stata riconquistata.
Si può dire che è la fine dello Stato Islamico? In tempo di guerra in corso la risposta non si trova neppure interrogando analisti di geopolitica che qui a Gerusalemme studiano approfonditamente la questione siriana.
All’ambito della guerra civile in Siria e dell’insurrezione irachena si fa risalire il controllo del Califfato da parte dell’ISIS che dal 29 giugno 2014 adotta la dicitura di Stato Islamico.
Dabiq è anche la testata on line della rivista propagandista dello Stato Islamico, fondata il 5 luglio 2014. La redazione ha sede ad al-Raqqa, in Siria, dove lo Stato Islamico distrusse la Moschea per l’intolleranza nei confronti dello Sciismo, ramo minoritario dell’Islam.
Lo Stato Islamico perde terreno, rischia di perdere anche la “voce”.
La domanda è: che fine farà Dabiq? Dove finirà la rivista?
Si può dire che dal punto di vista militare l’ISIS sta subendo una serie di disfatte sul campo, aver perduto Palmira e Ramadi sono segnali simbolicamente e politicamente importanti, ma la strategia dell’ISIS sta subendo anche una modifica proprio dal punto di vista militare: meno battaglie e combattimenti sul campo, arretramenti e fughe, inasprimento degli attentati, in Siria e Iraq e in Europa.
Nei territori di guerra la situazione umanitaria è sempre più disastrosa, la popolazione rimasta viene usata come scudo umano, mentre manca ormai di tutto, anche medicinali e generi alimentari.
Dopo aver perso quasi il 25% del suo territorio in 18 mesi dall’inizio del 2015, adesso le forze belliche USA-Russia-Turchia che sostengono, con Inghilterra e Francia, l’appoggio alle forze siriane democratiche sunnite stanno chiudendo il cerchio riconquistando città determinanti per l’ISIS, come Raqqa e Deir ez-Zor.
Anche economicamente lo Stato islamico si avvia alla bancarotta. La costante e notevole perdita delle rendite petrolifere, i costi di gestione della macchina bellica, hanno fatto più che dimezzare gli stipendi ai miliziani e il sostegno in denaro alle cellule sparse in Europa.
Il declino dell’ISIS può, comunque, rafforzare il fronte al-Nusra che è affiliato ad al-Qaeda e vuole creare un Califfato islamico.
Lo Stato Islamico, che in Israele viene considerato un’entità del terrore, è il Califfato con l’interpretazione rozza dell’Islam e le conseguenti azioni sia nei confronti dei Fratelli musulmani sia verso Occidente.
È stato utilizzato – e probabilmente lo sarà ancora – il terrorismo e si è usata la propaganda come impostazione strategica per coltivare adepti in Paesi occidentali.
Al momento – mi dicono analisti israeliani – siamo come dopo un terremoto, tutto è ancora instabile e le possibilità sono varie.
Insomma, qui si diffida della calma apparente dopo le recenti sconfitte dell’ISIS.