La Cina riprende il dialogo con il Vietnam

Le autorità cinesi hanno annunciato la volontà di riprendere il dialogo con il Vietnam e gli altri Paesi dell'Asia sud-orientale per la disputa sulle isole del Mar Cinese Meridionale.


La Cina riprende il dialogo con il Vietnam Credits: Il presidente cinese Xi Jinping incontra il presidente vietnamita Nguyễn Phú Trọng (South China Morning Post)

Lo scorso 1° luglio si è tenuto un importante vertice online, la 26ª consultazione degli alti funzionari ASEAN-Cina, che ha visto la partecipazione dei rappresentanti cinesi e dei Paesi dell'Asia sud-orientale aderenti all'ASEAN, guidati dal Vietnam, che attualmente detiene la presidenza di turno dell'Associazione, della quale fanno parte anche Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Malaysia, Myanmar, Singapore e Thailandia. In seguito a questo incontro, la Cina si è impegnata a riprendere i negoziati con l'ASEAN sul Codice di condotta (CoC) delle parti nel Mar Cinese Meridionale, dopo che questi erano stati interrotti a causa dell'imperversare della pandemia da Covid-19.

La Cina e l'ASEAN hanno affermato il loro impegno per attuare pienamente la Dichiarazione sulla condotta (DoC) delle parti nel Mar Cinese Meridionale e presto riprendere i negoziati su un CoC vincolante ed efficace. La differenza tra i due documenti è proprio che la DoC fino ad ora in vigore non è vincolante, non essendo un vero e proprio trattato internazionale, ma solamente una dichiarazione d'intenti.

Tuttavia, la Cina non ha ancora comunicato un appuntamento specifico per la ripresa delle discussioni sul CoC. Con alti e bassi, le contrattazioni stanno proseguendo sin dal 2002, al fine di sviluppare norme condivise e giuridicamente vincolanti sull'area marittima nota internazionalmente come Mar Cinese Meridionale, ma che per il Vietnam è denominata Mare Orientale. Ad ogni modo, il vertice online del 1° luglio e le dichiarazioni cinesi rappresentano un buon passo in avanti dopo nove mesi di mancato dialogo, visto che l'ultimo vertice si era tenuto ad ottobre nella città vietnamita di Đà Lạt, capoluogo della provincia vietnamita di Lâm Đồng.

Il viceministro degli affari esteri vietnamita, Nguyễn Quốc Dũng, in rappresentanza del Paese nel ruolo di presidente dell'ASEAN per il 2020, ha dichiarato che i Paesi membri continueranno a lavorare a stretto contatto con la Cina per costruire un CoC vincolante in conformità con le leggi internazionali, inclusa la Convenzione delle Nazioni Unite del 1982 sul diritto del mare (UNCLOS). “Il dialogo, la cooperazione, la costruzione della fiducia e l'accettazione reciproca degli standard svolgono un ruolo chiave nell'affrontare tutte le sfide alla sicurezza”, ha affermato.

“L'ASEAN e la Cina dovrebbero rinsaldare il partenariato nel rafforzamento delle capacità per affrontare attivamente sfide di sicurezza non convenzionali”, ha proseguito, aggiungendo che “devono anche promuovere la fiducia ed il rispetto reciproci, aderire alle leggi internazionali, esercitare l'autocontrollo e risolvere pacificamente controversie e differenze”.

I paesi dell'ASEAN hanno congiuntamente affermato di considerare la Cina come uno dei più importanti partner commerciali della regione, ed una potenza che svolge un ruolo importante nel mantenimento della pace, della stabilità e della cooperazione in Asia orientale. Chen Xiaodong, viceministro degli affari esteri di Pechino e rappresentante cinese al vertice, ha elogiato la risposta attiva dell'ASEAN alla pandemia da Covid-19, sottolineando che, nonostante l'epidemia e le tensioni nel Mar Cinese Meridionale, il commercio tra le parti è ancora cresciuto costantemente del 4,2% nei primi mesi dell'anno. Per quanto riguarda il Vietnam, il commercio bilaterale è cresciuto del 4,5% nel 2020, e la Cina rappresenta il terzo investitore estero nel Paese, dopo Singapore e Thailandia.

Per quanto riguarda le relazioni bilaterali tra Cina e Vietnam, queste si sono particolarmente incrinate a causa della lunga disputa che riguarda il controllo delle isole Spratly (in vietnamita Quần đảo Trường Sa) e Paracelso (Quần đảo Hoàng Sa). Secondo la portavoce del Ministero degli Esteri vietnamita, Lê Thị Thu Hằng, “il Vietnam ha una base giuridica completa e prove storiche per affermare la sua sovranità sulle isole in conformità con il diritto internazionale”, mentre il governo di Hanoi respinge le affermazioni cinesi, secondo le quali la Cina avrebbe condotto attività negli arcipelaghi addirittura duemila anni fa.

Il portavoce vietnamita ha infatti risposto alle dichiarazioni di Hua Chunying, suo omologo presso il Ministero degli Esteri di Pechino, che attraverso i social network ha affermato che "le attività del popolo cinese nel Mar Cinese Meridionale risalgono ad oltre 2000 anni fa" e che "la sovranità della Cina e i relativi diritti e interessi nel Mar Cinese Meridionale sono stati stabiliti nel lungo corso della storia, solidamente radicati nella storia e legge".

Il 21 luglio, invece, si è svolto il dodicesimo vertice bilaterale per la cooperazione Cina-Vietnam, con la partecipazione del vice premier vietnamita, titolare del Ministero degli Esteri, Phạm Bình Minh, e del ministro degli esteri cinese Wang Yi. Minh ha espresso preoccupazione per i recenti e complicati sviluppi nelle questioni marittime, suggerendo che entrambi i Paesi esercitino i propri sforzi per regolare i disaccordi senza intraprendere alcuna azione che complichi la situazione o prolunghi la disputa, rispettando i legittimi diritti e interessi del Vietnam e mantenendo pace e stabilità nella regione. Le due parti hanno convenuto di aderire agli accordi sui principi base che guidano la risoluzione delle questioni marittime, rispettando il diritto internazionale, in particolare la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, e allo stesso tempo promuovendo meccanismi di negoziazione su questioni marittime per ottenere risultati sostanziali.

La disputa sulle isole del Mar Cinese Meridionale coinvolge però anche altri Paesi dell'Asia sud-orientale, come le Filippine. Il Dipartimento della Difesa Nazionale delle Filippine ha dichiarato di "essere fortemente d'accordo" con la posizione della comunità internazionale secondo cui dovrebbe esserci un ordine basato sulle regole nel Mar Cinese Meridionale. Ha esortato la Cina a conformarsi alla sentenza della Corte permanente di arbitrato (PCA) e ad attenersi alla Convenzione delle Nazioni Unite UNCLOS, di cui è firmataria.

La posizione dei Paesi dell'ASEAN nei confronti della Cina è sostenuta anche da numerosi membri della comunità internazionale esterni alla regione, come gli Stati Uniti e l'Australia, anche se naturalmente le posizioni di Washington e Canberra derivano più dal pregiudizio anti-cinesi che da una questione di principio. “Poiché Pechino non è riuscita a presentare una rivendicazione marittima lecita e coerente sul Mar Cinese Meridionale, gli Stati Uniti respingono qualsiasi pretesa della Repubblica Popolare Cinese sulle acque al di là del confine del mare territoriale fissato a dodici miglia nautiche derivante dalle isole che rivendica nell'arcipelago delle Spratly”, ha dichiarato il segretario di stato Mike Pompeo.

Pompeo ha anche affermato che "gli Stati Uniti respingono qualsiasi pretesa marittima della Repubblica Popolare Cinese sulle acque circostanti la Vanguard Bank (al largo del Vietnam), Luconia Shoals (al largo della Malesia), sulle acque della zona economica esclusiva del Brunei e di Natuna Besar (al largo dell'Indonesia)". Alle dichiarazioni del segretario di stato degli USA hanno fatto eco quelle del primo ministro australiano, Scott Morrison.

Il Ministero degli Esteri del Vietnam ha ringraziato Stati Uniti ed Australia per il sostegno, e spera che altri Paesi si impegnino per contribuire al mantenimento della pace, della stabilità e della cooperazione nel Mar Cinese Meridionale, al fine risolvere le controversie attraverso dialoghi e altre misure pacifiche in conformità con il diritto internazionale a reciproco vantaggio.

09/08/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: Il presidente cinese Xi Jinping incontra il presidente vietnamita Nguyễn Phú Trọng (South China Morning Post)

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Giulio Chinappi

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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