L'esempio del Vietnam nella lotta al Coronavirus

Il Vietnam si è distinto per la propria risolutezza nell'affrontare il pericolo epidemico sia dal punto di vista politico che scientifico, sostenendo anche gli altri Paesi in difficoltà.


L'esempio del Vietnam nella lotta al Coronavirus Credits: Il Vietnam si è distinto per la propria risolutezza nell'affrontare il pericolo epidemico sia dal punto di vista politico che scientifico, sostenendo anche gli altri Paesi in difficoltà.

HỒ CHÍ MINH CITY - Non certo agevolato dalla propria posizione geografica, visto il confine con la Cina, il Vietnam è stato uno dei primi Paesi ad essere colpito dall'epidemia da nuovo coronavirus (COVID-19). Sin da gennaio, però, il governo di Hanoi ha dimostrato di prendere sul serio la faccenda, adottando misure anche drastiche, che però hanno permesso al Vietnam di contenere il numero di contagiati.

Come per la Cina, anche per il Vietnam l'inizio dell'epidemia è corrisposto con i festeggiamenti per il capodanno lunare. In un primo momento, il governo ha approfittato delle festività per dare una settimana di vacanza in più agli studenti rispetto alle due già previste, isolando le province dove si erano verificati i casi di positività. Tra la fine di gennaio e tutto il mese di febbraio, il Paese ha registrato solamente sedici casi positivi, tutti guariti.

Visti i successi ottenuti, funzionari ed esperti sanitari dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno affermato che la rapida risposta del governo all’emergenza è stata cruciale nel contenere la crisi nella fase iniziale. Il dottor Park Ki-Dong, rappresentante dell’OMS in Vietnam, ha attribuito il successo alla “proattività e coerenza del governo durante la risposta“.

Il governo guidato dal Partito Comunista ha poi preso importanti provvedimenti circa il traffico ed il commercio di animali selvatici, additato da molti come la causa della propagazione del nuovo coronavirus tra gli esseri umani. Il primo ministro Nguyễn Xuân Phúc ha ordinato, sin dal 28 gennaio, il divieto di importare animali selvatici in Vietnam. Il Dipartimento per la protezione delle foreste ha inoltre vietato temporaneamente il trasporto di animali selvatici fuori dal Vietnam.

Nonostante le precauzioni, una nuova ondata epidemica ha colpito il Vietnam a partire da marzo, causata da turisti stranieri o da vietnamiti che rientravano da alcuni Paesi colpiti. Il governo ha allora messo in piedi un protocollo di test e di quarantene che hanno limitato al massimo il numero di contagi sul suolo vietnamita. Tutti i passeggeri provenienti da Paesi con un numero importante di casi sono stati messi automaticamente in quarantena preventiva per due settimane e sottoposti ai test.

Di recente, l'inasprirsi della crisi sanitaria nel resto del mondo ha costretto il Vietnam a prendere ulteriori misure, ancora più drastiche. In un primo momento, sono stati sospesi i visti turistici, permettendo l'ingresso nel Paese solamente ai lavoratori ed ai cittadini vietnamiti residenti all'estero. Da domenica 22 febbraio, però, il governo ha deciso di bloccare tutti i voli internazionali, nonché di chiudere le frontiere terrestri e marine del Paese. Gli unici voli autorizzati sono al momento quelli organizzati appositamente dal governo per riportare in patria i cittadini vietnamiti bloccati all'estero.

Il Paese ha inoltre organizzato campi di quarantena utilizzando strutture militari ed alberghiere, mentre sono state chiuse molte attività, comprese quelle sportive e di ristorazione. Tuttavia, il numero relativamente basso di positività in Vietnam ed il controllo esercitato per mettere in quarantena i malati ed i casi sospetti ha permesso al Paese di continuare a funzionare in maniera piuttosto normale. La libertà di movimento nelle principali città è infatti garantita, e molte attività economiche e commerciali si svolgono ancora regolarmente, anche se è previsto l'obbligo di indossare la mascherina negli uffici, nei supermercati ed in altri luoghi molto frequentati.

Il primo ministro Nguyễn Xuân Phúc ha comunque invitato i cittadini al rispetto delle regole e a non considerare la crisi come finita. Il governo è pronto ad introdurre ulteriori misure restrittive nel caso in cui la situazione dovesse aggravarsi: “Per la salute delle persone, siamo pronti a sacrificare gli interessi economici”, ha dichiarato più volte il premier.

Oltre alla capacità di ridurre l'impatto dell'epidemia sul territorio nazionale, il Vietnam ha dimostrato di essere particolarmente all'avanguardia anche nella ricerca medica. I ricercatori dell’Università Medica Militare del Vietnam e dell’azienda Viet A Technologies hanno infatti realizzato un nuovo test, alternativo rispetto ai tradizionali tamponi oro-faringei. Realizzati con il contributo finanziario del Ministero della scienza e della tecnologia e del Ministero della sanità, i test di produzione vietnamita utilizzano tecniche di biologia molecolare, inclusa la reazione a catena della polimerasi a trascrizione inversa, fornendo risultati più rapidi rispetto a quelli tradizionali.

Questi sono stati utilizzati con successo dai medici vietnamiti, che sono così riusciti ad ottenere risultati attendibili nel giro di poche ore. In Vietnam, vi sono attualmente trenta strutture in grado di effettuare il test per il COVID-19, tre delle quali riconosciute dall’OMS: l’Istituto nazionale di igiene ed epidemiologia di Hanoi, l’Istituto Pasteur di Hồ Chí Minh City e l’Istituto Pasteur di Nha Trang.

Il governo di Hanoi ed il direttore dell’azienda, Phan Quốc Việt, hanno affermato di aver ricevuto richieste da almeno venti Paesi, e che migliaia di kit sono già stati esportati verso Iran, Malaysia, Finlandia ed Ucraina. Il Vietnam ha anche donato duemila test all'Italia, e nelle prossime settimane la produzione dovrebbe aumentare fino a raggiungere l'obiettivo dei trentamila test.

Attualmente, un'altra azienda vietnamita, la Vabiotech (Company for Vaccine and Biological Production), sta studiando la realizzazione di un vaccino contro il COVID-19 utilizzando la tecnologia proteica, nonché la produzione di un siero contenente anticorpi monoclonali per il trattamento dei casi più gravi della malattia. Il Vietnam ha infatti già utilizzando queste tecniche per sviluppare trattamenti contro altre malattie virali, che potrebbero rivelarsi una soluzione importante nel contesto della mancanza di medicinali e vaccini specifici attualmente disponibili per la malattia. La stessa Vabiotech si era distinta nell'isolamento del genoma del virus, uno studio condotto in collaborazione con alcuni scienziati britannici.

In questo momento di crisi internazionale, dunque, il Vietnam si sta distinguendo per la propria capacità di fare fronte all'emergenza sanitaria sia dal punto di vista politico che da quello scientifico. Non c'è dubbio che, se tali risultati fossero stati ottenuti da un Paese occidentale, questi riempirebbero oggi le prime pagine di tutti i quotidiani. Seppur ignorati dai mass media internazionali, il governo e gli scienziati vietnamiti continueranno a lavorare risolutamente per vincere questa sfida, come del resto continuano a fare in modo esemplare gli altri Paesi socialisti.

29/03/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Giulio Chinappi

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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