Difficile ricordare un tema che abbia attraversato le geometrie della politica italiana più del referendum costituzionale di questo autunno. Sappiamo fin dall'inizio che a muovere molti verso il NO sono argomenti molto diversi dai nostri. E sappiamo altrettanto bene che per alcuni contano più i rispettivi posizionamenti di potere all'interno del Parlamento che una ostinata convinzione nella difesa della Costituzione e del disegno istituzionale antifascista che essa presuppone. Ma se ci eravamo quasi abituati a sostenere il NO insieme alla destra e alla Lega, da qualche ora, oltre a questo, si è aggiunto l'imbarazzo di avere tra le fila dei sostenitori del NO Massimo D'Alema, interessato, c'è da scommetterci, ben più a un futuro esecutivo che a impedire una svolta autoritaria nelle istituzioni del paese. D'altra parte, che il voto al referendum si trasformasse in una sorta di SI o NO all'attuale governo, l'ha determinato lo stesso Renzi, annunciando le sue dimissioni in caso di sconfitta (salvo ritrattare prontamente appena i sondaggi hanno cominciato a cambiare segno...).
Altrettanto imbarazzante è stata la tempestività con cui, contestualmente alle dichiarazioni di D'Alema, la Cgil ha fatto sapere alla stampa che nei prossimi giorni anche la sua Assemblea Generale (il massimo organismo rappresentativo) si schiererà finalmente per il NO. A meno di non voler credere alle coincidenze, prendiamo atto che c'è una spaccatura nel PD e che essa attraversa in pieno la Cgil.
Così dopo una prima timida presa di posizione ad aprile - critica sui contenuti ma evasiva sul voto - si potrebbe arrivare nei prossimi giorni a una posizione esplicita per il NO da parte della Cgil. Se così fosse, sarebbe comunque positivo, benché certo un po' in ritardo, visto che sia la Confindustria che la segretaria generale della Cisl hanno già avuto ampiamente modo di schierarsi per il SI. Ma a giudicare dalle convulsioni di Corso Italia in queste ultime ore - tra dichiarazioni che sembrano smentirsi l'una con l'altra - non c'è da illudersi troppo che la posizione della Cgil sia priva di ambiguità e soprattutto tale da rendere effettivo l'impegno dell'organizzazione nella campagna elettorale.
Di certo, se davvero la Cgil intraprendesse una campagna informativa e di sensibilizzazione attraverso assemblee, attivi dei delegati e delle delegati, presidi, manifesti e volantini a favore del NO, sarebbe un fatto di rilievo. Se invece la posizione dovesse limitarsi a un documento dell'Assemblea Generale che pure sostiene il NO ma non impegna l'organizzazione nei posti di lavoro e nelle piazze, allora sarebbe poco più che la posizione da salotto fin qui espressa e soprattutto niente di più di un endorsement a favore di D'Alema. Altro che autonomia e indipendenza dalla politica!
In ogni modo, se non cambia profondamente linea, tutta questa partita rischia comunque di essere un'occasione mancata per la Cgil. Quella di coinvolgere i propri iscritti e le proprie iscritte in una mobilitazione vera contro il governo e contro il piano voluto da banche e padroni, cui esso risponde, quello ben propagandato dal colosso finanziario americano JP Morgan: "liberarsi delle costituzioni antifasciste” per imporre senza vincoli e remore austerità, flessibilità, bassi salari, licenziamenti e privatizzazioni.
Il NO della Cgil dovrebbe partire proprio da qui per costruire una mobilitazione più ampia. Per mettere in discussione, da un lato, la riforma costituzionale e il suo disegno di espropriare la sovranità al popolo e consegnarla a piene mani a un esecutivo forte. Dall'altro il jobs act, la riforma delle pensioni, il contratto nazionale del pubblico impiego e della scuola e insieme a questi tutti quelli ancora aperti del privato, a cominciare dai metalmeccanici. Insomma, il NO della Cgil dovrebbe avere il segno della costruzione di una opposizione sociale nel paese, non essere l'espressione di un maldipancia interno al PD e l'appoggio tattico della burocrazia sindacale a D'Alema contro Renzi.
Detto questo, vedremo cosa accadrà. È un fatto intanto che centinaia di delegati e delegate si stiano mobilitando dal basso, esprimendo il loro NO convinto e chiedendo al loro sindacato di fare altrettanto.
E per fortuna nei posti di lavoro sono comunque in tanti quelli che non aspettano che si dia una mossa Susanna Camusso e già partecipano attivamente ai coordinamenti e fanno campagna elettorale. É il segno che anche all'interno della Cgil - nelle tradizionali aree di minoranza, ma non solo - c'è un malcontento diffuso e soprattutto una richiesta di partecipazione e mobilitazione, che esiste a prescindere dalle burocrazie interne. Anzi, esistenonostante le burocrazie interne, molto più attente purtroppo alle cordate all'interno del PD che ai bisogni della propria base.
L'articolo è stato scritto il giorno prima della assemblea generale del 7 e 8 settembre. Come auspicato, la Cgil si è poi espressa per dare indicazione di voto NO e impegnarsi nella campagna elettorale (Vedi qui). Un passo avanti e un importante fatto politico, che non cambia però le considerazioni di fondo espresse nell'articolo e che soprattutto non risponde a una più generale richiesta di mobilitazione contro il governo. Molto resta ancora da fare..