In parallelo la risposta in Francia e in Italia, dove governa il centro sinistra che produce leggi di riforma del lavoro contro i lavoratori e favorevoli al capitalismo
di Guido Capizzi
PARIGI. MILANO. Dopo la grande manifestazione del 14 giugno, la mobilitazione contro la riforma del diritto del lavoro è più forte. Il rifiuto di considerare le protezioni che ha di fatto già polverizzato i salariati attraverso la politica riformista firmata dal governo di Hollande, ha ampliato nell’opinione pubblica il sostegno al movimento di protesta e di lotta. Queste mobilitazioni, le manifestazioni, gli scioperi e le azioni utilizzate con la chiamata del fronte sindacale che si sta espandendo affiancato dalle organizzazioni giovanili sono nel campo della legittimità. E, poi, sono piene di responsabilità, rifiutando la violenza e le provocazioni. La mobilitazione popolare continua da più di quattro mesi, l'opinione pubblica continua a sostenerla nonostante le difficoltà che essa comporta, nonostante la violenza di teppisti e di risposte violente della polizia contro i manifestanti pacifici.
Le persone, i salariati, i giovani nel precariato, chi soffre questa massiccia debolezza che il governo vuole imporre, questa generalizzazione di precarietà e dumping sociali, contenute nella riforma El Khomri, sono convinti di poter vincere. “Il partito comunista – mi dicono i compagni del PCF – ha recentemente partecipato alle manifestazioni del 23 e 28 giugno ed estende la solidarietà con il movimento di lotta”. Dall’altra parte della barricata, piuttosto di riconoscere la realtà di questo movimento, il governo e il presidente Hollande si chiudono nel diniego, nel disprezzo, con l'autoritarismo che ha imposto una legge di riforma del lavoro drammatica. “ In Senato la battaglia contro la riforma è dei soli senatori comunisti – sottolineano al PCF –e proseguirà con il sostegno alla CGT e ai sindacati: non accettiamo le manovre governative usate per la divisione, l'inganno, la minaccia”.
Ci si sposta in Italia, dove ci sarebbe bisogno di una mobilitazione come quella francese, ma non la si trova ancora ed è un atteggiamento irresponsabile. Il danno della riforma del governo Renzi, l’arroganza di fronte al Paese, casi sparsi in Italia di chiusure di imprese, possono far prevedere di negoziare? Quali altre scelte sono possibili? Con l’Europa indebolita, con la nuova troika Merkel-Hollande-Renzi incapace sarebbe necessario un rafforzamento del gruppo della Sinistra europea al Parlamento dell’UE e la rinascita in Italia di una Sinistra comunista. E’ l’aria che si respira in almeno due siti lombardi, vicini a Milano: nella storica Sesto San Giovanni la lotta di sette operai della Marcegaglia che da mesi contestano un trasferimento voluto dall’azienda che intende dismettere questa unità di lavoro. L’arroganza dei padroni non arretra neppure di fronte all’intervento del Prefetto di Milano che ha aperto un tavolo di trattative.
A Merone, paese della Brianza tra Como e Lecco, noto per la sua storica cementeria, la multinazionale Holcim che ha acquistato fabbrica e impianti non intende più investire, quindi ci sarà dismissione, 73 dipendenti già all’inizio di agosto resteranno senza lavoro. Holcim, come Marcegaglia, non vuole utilizzare gli ammortizzatori sociali. Il PRC, soprattutto, la FIOM e gli altri sindacati condividono la lotta, ancora debole. Bisogna puntare su un’autentica politica economica alternativa in Europa, dunque in Francia e in Italia. Una politica economica basata su tre principi: partecipazione democratica, giustizia sociale e sostenibilità ambientale per combattere la disoccupazione e il dumping sociale. C’è bisogno di una legge per garantire l'occupazione e la formazione, una riduzione dell'orario di lavoro, per la lotta contro il costo della finanza e del capitale.
C’è bisogno urgente del Partito Comunista, altrimenti si apre il rischio di una radicalizzazione della frattura sociale. L’ostinazione di Hollande in Francia e di Renzi in Italia aprono la porta alla destra e tra un anno ci saranno le presidenziali francesi. E a ottobre del 2016 ci sarà il referendum costituzionale in Italia. Di fronte all'autoritarismo dei governi, porta un senso di speranza per la difesa dei principi di uguaglianza e solidarietà la rinascita di un Partito Comunista che rinnovi l'invito a costruire una nuova società a partire dai territori con dibattiti popolari.