Nel recente passato alcuni paesi, vedi Kosovo o Bosnia, sono nati in virtù di accordi a tavolino tra le principali potenze egemoni (Usa, Unione Europea e non dimentichiamoci la Alleanza Militare Nato) e sovvenzionate per anni non avendo una autonomia economica e finanziaria.
Ben presto accadrà anche all'Ucraina la cui economia è letteralmente al collasso nonostante fiumi di denaro (e di forniture militari) provenienti da Usa e Unione Europea.
L'Ucraina era tra i principali esportatori di grano e prodotti alimentari ma con la pandemia ha visto una sorta di recessione economica con un elevato numero di disoccupati (10% già nel 2021), di forza-lavoro al nero e un invecchiamento della popolazione con elevato numero di migranti verso la Russia e soprattutto i paesi europei. I rifugiati sono quasi 8 milioni e il 90% di loro sono donne e bambini.
Stando ai dati riportati dalla Voce.info (Il dopoguerra dell'Ucraina - Lavoce.info) un terzo della popolazione ucraina ha lasciato i luoghi dove viveva emigrando all'estero o spostandosi nelle aree del paese meno colpite dalla guerra, nel caso del trasferimento fuori confine hanno beneficiato dell'accoglienza che invece viene sovente rifiutata ad altri profughi di guerra provenienti dall'Asia e dall'Africa.
Temporary Protection Directive (Protezione temporanea - europa.eu) esiste dal 2001 ma solo sulla carta. La guerra fortemente voluta dall'Unione Europea e dagli Usa ha di fatto generato un trattamento per i profughi ucraini diverso da quello dei profughi di altri paesi. Inoltre l'Ucraina ha goduto di ingenti misure di sostegno economico intraprese per sostenere il paese nella guerra contro la Russia. Queste misure rendono l'Ucraina dipendente dagli Usa e dall'Unione Europea che potranno decidere le politiche economico finanziarie da intraprendere in futuro.
Già prima della guerra l'Ucraina vantava un elevato numero di aziende alle prese con un vistoso calo di fatturato e degli ordini. Migliaia di imprese erano praticamente ferme e molte aziende sono ucraine solo sulla carta avendo capitali e investimenti esteri. Rispetto alla situazione pre-invasione, un terzo delle imprese ha fermato completamente o quasi l’attività e un altra metà lavora a ranghi ridotti. Se a ciò si somma l’interruzione delle catene del valore, in parte presente già con la pandemia ma aggravata enormemente dalla guerra, e i danni alle infrastrutture e agli insediamenti produttivi, si ha un quadro di completa devastazione.
Paradossalmente, ma non troppo, se guardiamo all'economia capitalista, l'economia ucraina potrà uscire dalla crisi, dopo la distruzione della guerra, con piani di finanziamento degli Stati Uniti e dell'Unione Europea che decideranno ove e come investire ridisegnando l'intero ciclo produttivo locale, così che la tanto decantata autonomia nazionale sarà infranta con interventi economici imposti dalle nazioni "amiche".
Tra gli interventi ci saranno legislazioni in materia di lavoro finalizzate all'aumento dello sfruttamento della forza-lavoro locale "governando" i cicli economici e anche i flussi di migranti che negli anni passati arrivavano in Ucraina da altri paesi dell'ex Urss.
Un copione già visto nei Balcani. La guerra del resto, come scriveva Karl von Clausewitz, “non è solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi”.