BRUXELLES. Qualche politico italiano ha “Parlamentizzato” questioni coinvolgenti altre autonome istituzioni con l’evidente tentativo di risolvere propri problemi riguardo accuse che li riguardano direttamente o indirettamente in oscure vicende bancarie dove i loro nomi o quelli di parenti e amici sono iscritti in inchieste giudiziarie. Eppure dovrebbero conoscere come è strutturato il sistema delle banche nello spazio in Eurolandia. Rammentiamo, allora, che tra i Paesi appartenenti all’Unione Europea l’intensità del coordinamento e della cooperazione è cresciuto nel tempo, tendendo sempre più a un assetto accentrato di scelte e decisioni comuni, basate su nuove regole e nuove istituzioni.
Le nuove regole sono un unico sistema di norme prudenziali armonizzate (il cosiddetto single rulebook) che hanno effetto diretto negli Stati componenti l’Unione Europea, senza la necessità di atti nazionali per il recepimento. Le nuove istituzioni sono rappresentate dal Sistema europeo di vigilanza finanziaria (SEVIF) che è stato istituito nel 2010 fra tutti gli Stati aderenti all’Unione Europea e dall’Unione bancaria costituita tra gli Stati dell’eurozona. Inoltre, all’Unione bancaria possono partecipare volontariamente anche altri Stati dell’Unione Europea la cui valuta nazionale non è l’euro.
Il SEVIF è composto dall’European Systemic Risk Board (ESRB) che ha le competenze in materia di vigilanza macroprudenziale e da tre diverse autorità incaricate del coordinamento della vigilanza prudenziale in tre settori-chiave: l’Autorità bancaria europea (ABEEuropean Banking Authority, EBA), l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (AEAPEuropean Insurance and Occupational Pensions Authority, EIOPA) e l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (AESFEM European Securities and Markets Authority, ESMA) nonché dal loro Comitato congiunto e dalle autorità nazionali dei singoli Stati componenti.
L’Unione bancaria, istituita tra i Paesi dell’eurozona, si basa su un meccanismo di vigilanza unico e su un meccanismo di risoluzione unico. Il Meccanismo di vigilanza unico (MVU o Single Supervisory Mechanism, SSM) esercita dal novembre 2014 compiti e poteri di vigilanza sulle banche da parte della Banca Centrale Europea (con il Consiglio di sorveglianza) e delle autorità di vigilanza dei Paesi dell’area dell’euro (nonché di quelli extra area che vorranno aderirvi). La BCE vigila direttamente le banche cosiddette "significative". Tutte le altre banche sono soggette alla vigilanza delle autorità nazionali, nell’ambito degli indirizzi formulati dalla BCE e di un’azione di supervisione comunque svolta da quest’ultima sulla base di informazioni trasmesse dalle autorità di vigilanza nazionali: Se dovesse considerarlo necessario, la BCE ha tuttavia il potere di assumere la vigilanza diretta anche su queste banche.
Nel contesto dell’Unione bancaria, la Banca d’Italia contribuisce alle decisioni assunte dagli organi di vertice dell’SSM e, così, la Vigilanza della Banca d’Italia approfondisce la conoscenza dei sistemi bancari degli altri Paesi aderenti curando lo sviluppo di prassi omogenee, nell’interesse della stabilità del sistema bancario europeo.
Dallo scorso anno 2016 è operativo il Meccanismo di risoluzione unico (MRU o Single Resolution Mechanism, SRM). Come dire che la risoluzione delle crisi di tutte le banche dei Paesi aderenti al meccanismo di vigilanza unico è gestita secondo regole armonizzate da parte di un’autorità di risoluzione unica (il Comitato di risoluzione unico; Single Resolution Board, SRB) o dalle autorità di risoluzione nazionali, nell’ambito di istruzioni e orientamenti comuni stabiliti dal Comitato, e può essere finanziata da un fondo unico che è alimentato dai contributi versati dalle banche stesse.
In un mercato sempre più integrato a livello internazionale a Bruxelles e Francoforte hanno ritenuto fondamentali il coordinamento e la cooperazione tra le autorità di vigilanza dei diversi Paesi. La predisposizione di standard globali consente al mercato stesso di potersi sviluppare, offrendo così maggiori possibilità di investimento o di finanziamento per famiglie che possono permetterselo, le imprese e gli Stati, assicurando condizioni di parità competitiva tra gli intermediari e stabilità dei mercati. Vari organismi definiscono tali standard: tra gli altri il Comitato di Basilea per la Vigilanza bancaria e il Consiglio per la stabilità finanziaria (Financial Stability Board, FSB), ai quali la Banca d'Italia partecipa attivamente.
Un lungo dettagliato profilo dal quale dovrebbe scaturire tranquillità per i cittadini e i piccoli risparmiatori. Esperienze di fallimentari banche italiane, esemplare il caso della Banca Etruria, sono ancora lì a dimostrare che un fil rouge attraversa il mondo bancario: l’arroganza spocchiosa degli organi direttivi, laddove dietro laute ricompense i Robin Hood all’incontrario – depredando i poveri e i più deboli e saziando con abbondanza i ricchi – giocano con la carta-moneta quasi fossimo al campionato di Monopoli.
È lungo l’elenco delle banche italiane sull’orlo di una crisi di nervi che, c’è da attenderselo, getterà sul lastrico i più deboli della partita. Qualche domanda, dunque, ce la poniamo: possibile che nessuno si sia accorto per tempo delle nefandezze compiute per il proprio tornaconto da banchieri senza scrupoli etici ed evidentemente con scarse capacità tecniche e gestionali? Era indispensabile che i nomi di personaggi copiosamente pagati arrivassero dalla politica o, peggio ancora, dai partiti? Possibile che la vigilanza fosse sulla strada dell’indebolimento e pensasse ad altro? Perché le banche vengono continuamente considerate come istituzioni e non come imprese che nemmeno fabbricano ciò che mercanteggiano, ovvero denaro, essendo imprese di servizi, attraverso il denaro che comprano dalla banca centrale e vendono – spesso in modo truffaldino e tossico – a cittadini e imprese con i prestiti e i mutui e dove vanno anche a chiederne?
Un sistema di controllo efficace, dal livello comunitario al livello localistico, per lo meno non consentirebbe a qualche banca di arrivare al default dopo aver depredato i risparmiatori: che più sono piccoli, più sono deboli e circuibili. Perché a chi è più grasso e lercio i milioni si regalano più facilmente.