In Francia un attacco al diritto del lavoro

Mobilitazione promossa dal Partito Comunista Francese e manifestazioni in tutto il Paese.


In Francia un attacco al diritto del lavoro

Con la riforma firmata dalla Ministra del Lavoro Myriam El Khomri il Governo Valls/Hollande sostiene il liberismo più subdolo. Mobilitazione promossa dal Partito Comunista Francese e manifestazioni in tutto il Paese.

di Guido Capizzi

Parigi. Un duro colpo alla contrattazione collettiva, al lavoro e all'occupazione è contenuto nel disegno di legge presentato dal Governo Valls/Hollande e firmato dalla ministra El Khomri.

Il Partito Comunista Francese ha chiamato alla mobilitazione contro questo attacco senza precedenti contro la legge del lavoro. I sindacati hanno preparato una risposta, i ferrovieri hanno già presentato un preavviso di sciopero. Nessuno, a sinistra, può giustificare il progetto governativo. Questa settimana, a Parigi. Pierre Laurent, segretario nazionale del PCF, ha chiamato i deputati che hanno depositato una mozione di censura. Il testo della riforma offre una completa libertà ai datori di lavoro. Se venisse approvata, sarebbe il perpetrarsi di una storica congiura contro i diritti.

Cinquantatré articoli, sette titoli, centotrentuno pagine: si dimenticano i principi di libertà e si attacca la dignità dei lavoratori conquistata a prezzo di dure lotte.
Intanto l'orario di lavoro viene liberalizzato e nel disegno di legge è consentito di derogare in modo sistematico alla preventiva autorizzazione dell'ispettorato del lavoro.
Sarà sufficiente ottenere, di sicuro minacciando licenziamenti, un accordo aziendale perché il periodo di riposo giornaliero di 11 ore venga frazionato e le ferie non siano totalmente retribuite.

Anche il tempo per l'apprendimento di lavoro cambia: gli apprendisti sotto i 18 anni potranno lavorare fino a 10 ore al giorno, invece delle attuali 8 ore, e 40 ore alla settimana contro le 35 attuali. Il medico del lavoro e l'ispettore del lavoro non saranno consultati, ma semplicemente informati.
Il progetto El Khomri rivede completamente il diritto alla contrattazione collettiva. E’ vero che il principio di un accordo di maggioranza viene ribadito, ma il diritto per le organizzazioni sindacali che rappresentano oltre il 50% dei dipendenti di opporsi a un accordo firmato da sindacati di minoranza viene soppresso.

Diventerebbe così possibile, per le organizzazioni che hanno ricevuto il 30% dei voti nelle elezioni sul posto di lavoro, di accordarsi con il datore di lavoro; un autentico ricatto al lavoro.
Sulla indennità di licenziamento, qualunque sia la dimensione dell’impresa, la motivazione che oggi può rendere illegittimo il licenziamento non viene considerata per il dipendente che ha meno di due anni di servizio in azienda, avrà soltanto diritto a tre mesi di stipendio.
Per i dipendenti con oltre venti anni di servizio il risarcimento massimo pagato per loro sarebbe di quindici mesi. Per le grandi aziende un vero e proprio permesso di licenziamento senza giusta causa, infatti la riforma espande le condizioni in cui si possono praticare licenziamenti alla "riorganizzazione necessaria per salvaguardare l'azienda", subdola formulazione molto flessibile che i padroni applicheranno in molti casi.

Tutto il potere viene dato ai datori di lavoro. Il governo ha ripreso le proposte della destra di stabilire accordi competitivi, aumentando l'orario di lavoro e riducendo i salari in caso di difficoltà economiche. I dipendenti che rifiutano la messa in discussione del loro contratto, lo troveranno risolto per giusta causa.

Poi, il modello ultraliberale dell'economia digitale entra nel codice del lavoro. I lavoretti iper-precari e mal pagati nell'economia digitale sono destinati a rimanere tali. Essere dipendenti dei "grossisti del ventunesimo secolo", quelli con piattaforma digitale per trovare i loro clienti e impostare i prezzi per i loro servizi non è considerato come un rapporto subordinato. Di conseguenza, si potranno perdere i contributi sociali e gli assegni familiari. Una petizione contro il disegno di legge è già stato sottoscritto da oltre 750.000 persone.

Nella patria della rivoluzione per la libertà, l’uguaglianza e la fraternità, il governo socialista dimostra di essere liberista, asservito alla scelta politica dell’Europa comunitaria, di quel derelitto PSE dove Hollande ha uno stretto sostenitore anche sul tema dei rapporti di lavoro: l’italiano Renzi.

12/03/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Guido Capizzi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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