Il capitalismo ai tempi della pandemia

Il coronavirus svela che la grande potenzialità economico-produttiva del capitalismo mondiale non è al servizio delle persone, ma al contrario, si serve delle persone utilizzandole come strumenti al servizio dell’ingranaggio economico.


Il capitalismo ai tempi della pandemia

Nel nostro Pianeta, nell’era del Covid-19, il capitalismo odierno vive, sostanzialmente, una realtà di reti economiche e finanziarie speculative che continuano ad essere in grado di regolamentare a proprio piacere l’economia, il lavoro, i consumi mondiali, continuando ad andare oltre le vecchie diseguaglianze introducendone di nuove. Pur tuttavia il meccanismo di funzionamento del sistema capitalista mostra delle crepe, sembra non reggere... appare sempre più inadeguato ed astratto.

Con la diffusione della Pandemia, è come se il capitale, evocato dalle borghesie nazionali “Illuminate” nei secoli scorsi, fosse “sfuggito” di mano alle classi dominanti, alle élite del potere economico, politico, finanziario/speculativo. Oggi, anche molti commentatori politici e economisti sempre allineati al regime capitalista, sembrano essere senza più punti di riferimento, perché si rendono conto che non basta più produrre per produrre, accumulare per accumulare.

È la ragione strumentale del sistema messo in atto dal liberismo, che si scontra con un’altra ragione sostanziale, quella “di vita o di morte”, avente come scopo la salute delle persone, la realtà climatica ambientale e la soddisfazione dei bisogni materiali. Emerge sempre più come il virus sia solo l'avamposto di catastrofi climatiche, sanitarie, economiche, sociali distruttive già più volte annunciate, scritte, documentate da scienziati e studiosi, strettamente legate al sistema di “sviluppo” distruttivo capitalista. La grande potenzialità economico-produttiva del capitalismo mondiale svela la cruda verità di non essere al servizio delle persone, ma al contrario, si serve delle persone utilizzandole come strumenti al servizio dell’ingranaggio economico/speculativo.

Oggi, in Italia, il sistema è alle prese con una pandemia distruttiva, che è anche legata al fatto che per oltre 30 anni abbiamo assistito a tagli disastrosi verso la sanità pubblica, con la scelta di trasformare gli ospedali in Aziende, di curare gli acuti senza più fare politiche di prevenzione efficaci nei territori, favorire la sanità privata, con la conseguenza di avere alla data odierna oltre 150.000 contagiati e 20.000 morti. Dati ufficiali, ma quelli reali sono molti di più…

La realtà italiana ma anche di in altri Paesi capitalisti, prima fra tutti gli USA, vedono la carenza di sistemi sanitari adeguati, la mancanza di infrastrutture necessarie per gestirla, con la rapida diffusione del virus che accelera confuse tendenze protezionistiche su scala mondiale. Ogni singola borghesia nazionale vuole mantenere e difendere la propria posizione esportando, laddove sia possibile, i costi sociali della crisi.

L’attuale crisi ha un elemento nuovo, imprevisto, eccezionale e in più, non colpisce un solo paese, che può essere abbandonato al destino speculativo dei mercati, colpisce in tempi brevi e eguali tutti i paesi del Mondo con la Cina che sembra uscirne senza grandi ripercussioni. Ma nessuno si illuda , che in prospettiva possa aprirsi una vera fase di cambiamento economico, sociale, ambientale, politico, civile, culturale... anche nel contesto attuale il FMI, a Banca Mondiale, la Commissione Europea, la Nato, sempre al servizio dei poteri Economici e speculativi forti, cercheranno di trarne profitti, vantaggi, senza farsi condizionare dalla nuova realtà, perché i “valori” del liberismo si chiamano: accumulazione e profitto senza alcuna remora morale.

Come abbiamo visto durante l’ultimo incontro di Bruxelles, il possibile accordo rinviato al 23 aprile sarà quello dei Banchieri, quello voluto dai Mercati e dagli speculatori. Quindi al di là del caritatevole impegno sulle spese sanitarie di ogni Paese tramite il MES ed in contraddizione con il suo trattato, con possibili aperture di conteziosi nei paesi che li accetteranno, (37 miliardi all’Italia), gli aiuti che arriveranno da parte della Ue non saranno elargiti tramite Eurobond, ma verranno dati solo producendo altri debiti che successivamente dovranno rientrare continuando nelle politiche dei tagli al sociale, privatizzazioni con svendite statali, rispettando i vincoli tra cui il Fiscal Compact. Agli Stati come l’Italia e Spagna che hanno chiesto solidarietà, che hanno già elevati debiti pubblici e che per questo motivo temono di esporsi con nuovi colossali deficit alle ire dei Mercati, arrivano solo pacche sulle spalle con relativa solidarietà parolaia.

Credo che anche la dichiarazione del Presidente del Consiglio Conte, di sconfessione il suo Ministro dell’Economia e di non avvalersi del MES, non sia sufficiente se, contemporaneamente, vediamo che il medesimo delega la ricostruzione e la qualità dello sviluppo futuro ai “padroni” mediante la nomina di una Task-Force governativa guidata da un Comitato di esperti che fanno capo al manager Vittorio Colao. Ai governanti non manca il coraggio di leggere gli eventi in modo politico e scientifico, bensì gli manca il coraggio di intervenire cambiando radicalmente il meccanismo di sviluppo ed il sistema economico e sociale.

Tutti i vari governi succedutisi in questi ultimi 30 anni si sono piegati ai voleri del liberismo sfrenato e del Dio mercato, riducendo i salari reali, oggi tra i più bassi d’Europa, allungando gli orari di lavoro e l’età pensionabile, precarizzando il lavoro, smantellando storici diritti sociali, eliminando la scala mobile, azzerando il sistema retributivo delle pensioni e ridotto il valore reale delle stesse, privatizzato gran parte dell’apparato industriale, accettato l’avvento dell’euro come moneta unica perdendo completamente ogni forma di sovranità monetaria, realizzando tutte le politiche di austerità imposte dall'Unione Europea.

Le conseguenze sono state: licenziamenti, aumento della povertà e delle differenze sociali (ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri), calo dell’occupazione, peggioramento delle condizioni di lavoro con aumento anche degli infortuni mortali, deterioramento dell’ambiente e del territorio... fino al disastro odierno con il coronavirus che ha contagiato oltre 150.000 persone e fatto 20.000 morti.

Non c’è mai stata da parte della classe economica e politica dominante, la volontà di cambiare nel profondo, solo perché ciò avrebbe intaccato interessi economici e finanziari delle classi ricche capitaliste. Non credo che dopo la pandemia, la situazione possa cambiare solo perché è evidente che il modello liberista ha fallito. Esso verrà riproposto. L’unica possibilità di uscita, è quella di ricreare un vasto movimento di lotta nel nostro Paese e a livello Mondiale. In Italia bisogna fare capire che non siamo più disponibili ad accettare una situazione di oppressione e di sfruttamento, di distruzione dell’ambiente , distruzione del sociale... Bisogna fare capire che non basta andare a votare per cambiare. Dobbiamo riprendere in mano il nostro destino, sociale, biologico, climatico.

Per questo occorre di nuovo tornare alla mobilitazione vera, reale, profonda, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle Università, nelle città e nelle campagne, nei quartieri, nelle strade, nelle piazze, inventando nuove forme di azione, di lotta, di mobilitazione. Solo se riusciremo a ricreare un movimento di lotta come quello che fu chiamato “il 68” durato circa 15 anni, che allora anche la crisi sanitaria mondiale, potrebbe essere considerata grande benedizione che può capitare ai popoli e alle nazioni, per sviluppare il vero progresso.

Come diceva Einstein: “la creatività nasce dalle difficoltà come il giorno nasce dalla notte oscura. È dalla crisi che sorge l'inventiva, così come le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato”.

19/04/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Umberto Franchi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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