Anche alla Piaggio il lavoro è sempre più precario

Lavoratori sul tetto, ipotesi contrattuali che non combattono il precariato, pericolo di divisione fra i lavoratori. Alla Piaggio come ovunque. Intervista a Massimo Cappellini, delegato sindacale.


Anche alla Piaggio il lavoro è sempre più precario Credits: rifondazionesavona.it

La Piaggio è stata per decenni la locomotiva dell’economia pisana e oltre. Come molte altre industrie, ha subito processi di ristrutturazione, di esternalizzazione di linee produttive e di delocalizzazione della produzione che hanno avuto un forte impatto sui livelli occupazionali e sulle tutele dei lavoratori. E come in molte altre industrie italiane, la cronaca recente ci parla di situazioni drammatiche dei lavoratori. Abbiamo intervistato Massimo Cappellini, delegato sindacale appartenente all’ala di minoranza della Fiom, che tuttavia alla Piaggio è maggioranza, per capire meglio la situazione e il ruolo dei soggetti in campo.

D. Massimo, potresti fornirci il quadro della situazione occupazionale attuale in confronto a quella esistente alcuni decenni fa?

R. Il numero dei dipendenti Piaggio è arrivato a circa 12.000 negli anni 80, poi il declino è stato continuo fino agli attuali 2500 circa di oggi. La storia non è molto diversa da tante altre fabbriche di certe dimensioni, ma tutt’oggi la Piaggio continua ad essere la fabbrica con maggiori dipendenti del centro Italia. Dagli anni 90 in poi, periodo che conosco meglio direttamente, il calo occupazionale è stato accompagnato e favorito da accordi sindacali, che prevedevano esternalizzazioni e aumento dei ritmi di lavoro, l’accordo del ‘95, passato grazie al voto degli impiegati, contro il volere operaio, è stato significativo in questo senso. Nell’ultimo decennio con l’uso sistematico della procedura di mobilità e l'aumento dei ritmi di lavoro sono stati persi alcune centinaia di posti di lavoro.

D. Il precariato è il frutto avvelenato di una serie di provvedimenti di legge (dal decreto Treu al Jobs Act, passando per la cosiddetta Legge Biagi) ossequiosi delle nuove esigenze del capitalismo globalizzato e dei dettami liberisti che nel frattempo si sono affermati. Da diversi giorni decine di lavoratori precari, prevalentemente donne, stanno occupando il tetto del Palazzo Blu per difendere il loro lavoro contro le politiche di Colaninno tendenti a non riconoscere un minimo di stabilità occupazionale e foriere di un sempre più diffuso precariato e lavoro interinale. Sono annunciati incontri e riunioni per affrontare questo problema. A che punto siamo?

R. Non c'è dubbio che questi operai salendo su quel tetto sono riusciti ad avere una bella visibilità che potrebbe aprire a qualche soluzione positiva. Deve però essere chiaro che la soluzione deve essere positiva per tutti i lavoratori senza scambi impropri, senza permettere all’azienda di usare la rabbia di alcuni contro altri. La prima cosa di cui ci dobbiamo preoccupare da rappresentanti dei lavoratori è che qualsiasi iniziativa deve puntare a tenere uniti l’insieme degli operai, per costruire proposte avanzate su cui poter costruire lotte vere che sappiano contare innanzitutto sulla partecipazione dei lavoratori.

D. Giungono dal tessuto sociale e dalla politica segnali di solidarietà con le protagoniste di questa lotta?

R. Mi sembra di si, ma è necessario che gli operai fissino da sé gli obiettivi su cui lottare, altrimenti la solidarietà degli altri da sola non ha efficacia, basta vedere come è andata a finire per i lavoratori della TMM, nonostante la partecipazione delle segreterie dei sindacati e la solidarietà di facciata delle istituzioni: tutti hanno agito per tenere lontana da questa vicenda la Piaggio, che ne è invece la principale responsabile.

D.Qual è la posizione in merito delle diverse componenti sindacali?

R. Mi sembra che chi ha firmato l’accordo non si sia posto il problema di mettere paletti all’uso indiscriminato del precariato.

D. Connesso al problema del precariato e delle condizioni lavorative c’è quello del rinnovo contrattuale. Quali sono i nodi più significativi e che impatto potrà avere il nuovo contratto sulle questioni che hai prima riferito?

R. Il nuovo contratto spinge verso una sempre maggiore stagionalizzazione della produzione, con la conseguenza di un ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali in alcuni periodi dell’anno e al ricorso di manodopera precaria in altri mesi. Infatti non viene posto nessun limite alla Piaggio sull’uso delle tipologie contrattuali e nessun vincolo sulle stabilizzazioni. Avrà invece un impatto pesante sulle condizioni lavorative, in quanto prevede il lavoro di 6 giorni su 7 in produzione, in particolare in catena di montaggio dove l’età media è molto alta e molte lavoratrici hanno contratto negli anni problemi di salute dovuti ai ritmi elevati di produzione. Il salario del premio di produzione è totalmente variabile e legato a parametri che fisserà l’azienda anno per anno. In 607 hanno detto no a questo accordo, soprattutto operai di produzione, e partendo da questi lavoratori dobbiamo costruire le nostre battaglie per migliorare le condizioni e i diritti di chi ha già un’occupazione stabile e chi ancora deve averla.

D. Secondo te, cosa dovrebbero chiedere i lavoratori alla politica?

R. Secondo me i lavoratori devono portare avanti il loro percorso nei confronti del padrone e della società, in autonomia e contando principalmente sulle proprie forze, per cercare di migliorare la loro condizione. Dovrà essere la politica a decidere da che parte stare: se stare a favore o contro gli operai.

D. La nostra Costituzione prevede che la Repubblica debba intervenire qualora le imprese non siano in grado di assicurare le finalità sociali stabilite dalla nostra Carta. Nell’ipotesi di un intervento pubblico nei confronti della Piaggio, cosa sarebbe desiderabile che venisse fatto?

R. Io credo che la prima cosa e la più importante è che venga chiesto conto alla Piaggio dell'uso che fa dei soldi dell'INPS: negli ultimi 15 anni, di fatto, ha usato cassa integrazione e Solidarietà per trasferire parte della produzione all'estero e ridurre drasticamente l’occupazione dentro la Piaggio e nel territorio.

29/02/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: rifondazionesavona.it

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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