Nonostante il clima di ricatti del modello Marchionne i primi risultati delle elezioni per il rinnovo di Rsu e Rls nelle fabbriche italiane dimostrano che il conflitto non è stato soffocato. I risultati fin qui ottenuti dalla Fiom dimostrano come, nonostante la situazione di crisi, il Jobs act, la riduzione dei diritti, la pressione padronale sui lavoratori e le politiche di austerità di Renzi, gli operai non sono rimasti passivi.
di Carmine Tomeo
Nonostante un silenzio imposto nelle fabbriche ex Fiat e nonostante la precarizzazione dei rapporti di lavoro imposta dalle riforme del lavoro, che tentano di costringere il lavoratore ad un rapporto isolato con la parte datoriale, le elezioni per il rinnovo delle Rsu e degli Rls negli stabilimenti italiani stanno dimostrando che esiste e non è stato soffocato un potenziale conflittuale dei lavoratori.
Le elezioni per il rinnovo di Rsu e Rls in molti stabilimenti italiani, anche ex Fiat, sono ancora in corso, ma è comunque possibile fare un primo bilancio dei risultati.
Secondo quanto fa sapere la Fiom nazionale, “negli ultimi dodici mesi le Rsu sono state rinnovate in 2.521 aziende metalmeccaniche, i lavoratori interessati sono stati oltre 327.000 – quasi un quarto dell'intera categoria - ehanno votato 221.211.” Nelle fabbriche dove è applicato il contratto Federmeccanica, la Fiom ha ottenuto quasi il 61% dei voti. Un risultato eclatante, che appare straordinario specie se paragonato ai risultati dei sindacati – come definirli? – compiacenti con l’impresa: la Fim ottiene il 27,3%, la Uilm soltanto l’8%. Molto bene per la Fiom stanno andando anche le elezioni per il rinnovo degli Rls (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza) negli stabilimenti FCA-Cnh.
Si tratta, pure questo, di un test molto importante, perché quelle in corso sono le prime vere elezioni negli stabilimenti ex Fiat da quando Marchionne portò l’azienda fuori da Confindustria e firmò, con i soli sindacati “firmatutto” (Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione quadri e capi Fiat), il Contratto collettivo specifico per il gruppo Fiat. Da allora, la Fiom e gli altri sindacati conflittuali non hanno avuto possibilità di eleggere propri rappresentanti sindacali. Di più, a questi sindacati è stato di fatto sottratta la possibilità di fare attività sindacale all’interno delle fabbriche.
Nonostante queste condizioni di assoluta difficoltà, la Fiom sta ottenendo ottimi risultati nelle elezioni per il rinnovo degli Rls. In generale, negli stabilimenti Fca-Cnh, la Fiom sta superando il 35% dei consenti. In particolare, a Pomigliano la Fiom ha ottenuto 804 voti ed ha eletto due Rls. È un risultato apprezzabile, considerando quattro anni di sottrazione del diritto a fare sindacato per i metalmeccanici della Cgil. Ancora meglio va in altri importanti stabilimenti.
A Torino la Fiom è risultato primo sindacato con 4.090 voti (pari al 33%) e 29 delegati per la sicurezza eletti; nello stabilimento Fma di Pratola Serra, la Fiom supera il 32% dei voti ed è, per la prima volta nella storia dello stabilimento, il sindacato di maggioranza. Straordinario il risultato alla Sevel di Atessa, dove si produce il Ducato e dove lavorano oltre 6000 operai. In questo stabilimento la Fiom ottiene oltre 2000 voti, che significano il 40% delle preferenze. Mai la Fiom aveva ottenuto un risultato simile alla Sevel.
Insomma, nelle prime vere elezioni da quando è applicato il contratto Fiat, i lavoratori dimostrano di non voler restare passivi di fronte alla politica industriale e di relazioni sindacali imposte da Marchionne con la complicità si sindacati compiacenti. Negli stabilimenti ex Fiat si sperimentano da anni: riduzione dei diritti, della democrazia e della rappresentanza; saturazione dei cicli produttivi; aumento dei ritmi di lavoro; imposizione di turni di straordinario e una turnistica massacrante. Per questo i risultati ottenuti dalla Fiom nel rinnovo di Rsu e Rls rappresentano un segnale importantissimo, che dimostra come, nonostante la situazione di crisi, il Jobs act, la riduzione dei diritti, la pressione padronale sui lavoratori, nonostante tutto, sono tantissimi a dimostrare di non voler restare a guardare mentre governo Renzi e padronato provano a cancellare i diritti e la dignità dei lavoratori.
Un potenziale di conflitto che non deve rimanere inespresso, ma organizzato perché possa aprire e dare una spinta decisiva per una prossima stagione di lotte. I motivi per unire i lavoratori in un fronte di lotta non mancano. Il brutto accordo per i lavoratori Fca-Cnh, il Jobs act, la “buona scuola” di Renzi, sono accomunati dalla volontà di imporre ai lavoratori peggiori condizioni di lavoro ed un ricatto permanente.
Esistono perciò tutti i presupposti di una piattaforma per una mobilitazione che tenga unite le varie soggettività del mondo del lavoro: i lavoratori a tempo indeterminato ed i precari; le finte partite Iva ed i lavoratori della scuola; migranti e non, uomini e donne, lavoratori attivi e pensionati. Uscire dalle stanze dove si discute di una vaga unità di una sinistra indistinta per incontrare i lavoratori ed organizzare la lotta deve diventare la ragion d’essere di una sinistra che non sia solo un nuovo tentativo per qualche dirigente di sopravvivere a sé stesso.