“Quali interlocuzioni con altre forze della sinistra, in particolare della sinistra di classe?”. “Quale rilievo accordare alla questione delle questioni, la lotta per la pace e contro la guerra, e, in definitiva, la lotta contro l’imperialismo, e quale contributo per una manifestazione di massa contro la guerra, di cui sempre più drammaticamente si avverte l’urgenza?”. “Perché, in Italia, la rivoluzione non è stata compiuta, e quale bilancio dell’esperienza storica dei comunisti e delle comuniste nel nostro Paese, sullo sfondo dello scenario internazionale e in dialogo con le altre esperienze, marxiste, leniniste, rivoluzionarie nel mondo?”. Sono solo alcune, ma danno l’idea dell’ampiezza, politica e strategica, delle questioni emerse, anche nella vivace articolazione delle osservazioni e delle domande poste dai giornalisti e dai mediattivisti presenti, in occasione della conferenza stampa di presentazione di “Prospettiva Unitaria”, il percorso unitario avviato dalle quattro organizzazioni politiche di ispirazione marxista e leninista di Costituente Comunista, Movimento per la Rinascita Comunista, Patria Socialista e Resistenza Popolare, vale a dire le quattro organizzazioni che avevano già avviato un percorso comune, costituendo il Tavolo per l’unità di azione e di lotta dei comunisti, e che, proprio alla luce dello sviluppo e della vitalità acquisita da questo percorso, hanno deciso congiuntamente di fare un ulteriore passo in avanti in direzione di un comune lavoro unitario.
Tenuta sabato 26 ottobre 2024, per l’intera mattinata a partire dalle 11.00, presso la sede di via dei Volsci 84 A, Roma, la conferenza stampa di presentazione del progetto è stata moderata dal giornalista Luigi Basile, e ha visto gli interventi, in un promettente e assai convergente dialogo, di Igor Camilli, segretario nazionale di Patria Socialista, Salvatore Catello, responsabile nazionale di Resistenza Popolare, Giovanni Moriello, della segreteria nazionale di Costituente Comunista, e Gianmarco Pisa, della segreteria nazionale del Movimento, in sostituzione di Fosco Giannini, coordinatore nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista, impossibilitato a partecipare per motivi di salute. Tantissimi gli spunti emersi e i contenuti toccati: contenuti che, se da un lato non si è potuto approfondire in maniera analitica in virtù del “formato” della presentazione (una conferenza stampa, non certo un seminario di studi!), d’altra parte tuttavia sono stati anticipati non solo dalle riflessioni avviate, come veri e propri “semilavorati politici”, dalle quattro organizzazioni, ma anche dal documento programmatico sintetico intitolato “Per una nuova prospettiva unitaria. Di nuovo uniti: i comunisti marciano verso l’avvenire!” (al collegamento: https://movimentorinascitacomunista.com/2024/10/21/per-una-prospettiva-unitaria-di-nuovo-uniti-i-comunisti-marciano-verso-lavvenire).
La conferenza stampa, partecipatissima, ha avuto il merito di rappresentare e caratterizzare senso e obiettivi della proposta unitaria, appunto, della Prospettiva Unitaria. Intanto, il senso di questo cimento comune: non solo un percorso di “unità di azione e di lotta”, ma anche un “di più” politico, vale a dire una vera e propria convergenza unitaria che si ponga il tema e l’obiettivo della ricostruzione in Italia di una organizzazione politica, di un partito comunista, all’altezza della fase storica, delle questioni del presente e delle sfide del futuro. Un progetto che nasce, sin dalla sua genesi, come aperto e inclusivo, e che, sin dal principio e dalle sue stesse ragioni fondative, individua una cornice precisa di riferimenti teorici e politici, degli assi irrinunciabili sulla base dei quali organizzare la partecipazione e orientare la proposta: la centralità del marxismo e del leninismo; la capacità di ascoltare e di apprendere dalle esperienze del passato perché il movimento non “nasce da zero”, perché occorre fare tesoro dell’esperienza politica e teorico-politica accumulata in una storia secolare dai comunisti e dalle comuniste in Italia e in dialogo con i comunisti e le comuniste del mondo intero, perché è ben noto che i comunisti “vengono da lontano e vanno lontano”; e poi ancora il ripudio, al tempo stesso, del dogmatismo e del settarismo, da una parte, e dell’eclettismo e dello spontaneismo, dall’altra.
Manca, purtroppo, in Italia, un partito comunista dotato della forza, della presenza, dell’incisività, della credibilità e dell’autorevolezza che gli consentano di porsi come punto di riferimento, di aggregare risorse ed energie, di sviluppare lotta e conflitto. È sempre più necessario, viceversa, dotare la classe, il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici, il moderno proletariato, di un tale strumento di partecipazione e di lotta, uno strumento per contrastare spaesamento, frammentazione e “solitudine operaia”, che sia al tempo stesso uno strumento di lettura, interpretazione e trasformazione collettiva, in senso rivoluzionario, dello stato di cose presente. “Nell’attuale periodo storico”, scrive Gramsci su L’Ordine Nuovo, “in conseguenza della guerra imperialista che ha profondamente mutato la struttura dell’apparecchio nazionale e internazionale di produzione e di scambio, è divenuta caratteristica la rapidità con cui si svolge il processo di dissociazione dei partiti politici tradizionali, nati sul terreno della democrazia parlamentare, e del sorgere di nuove organizzazioni politiche: questo processo generale ubbidisce a una intima logica implacabile, sostanziata dalle sfaldature delle vecchie classi e dei vecchi ceti e dai vertiginosi trapassi da una condizione ad un’altra di interi strati della popolazione in tutto il territorio dello Stato, in tutto il territorio del dominio capitalistico”. Per aggiungere, in termini assai significativi, che “il Partito comunista è lo strumento e la forma storica del processo di intima liberazione per cui l’operaio da esecutore diviene iniziatore, da massa diviene capo e guida, da braccio diviene cervello e volontà; nella formazione del Partito comunista è dato cogliere il germe della libertà che avrà il suo sviluppo e la sua piena espansione dopo che lo Stato operaio avrà organizzato le condizioni materiali necessarie” (Antonio Gramsci, “Il Partito comunista”, L’Ordine Nuovo, 9 ottobre 1920).
Dunque, si diceva, una “convergenza unitaria”: bene è stato messo in luce, nel corso della conferenza stampa di presentazione della Prospettiva Unitaria, che questa iniziativa viene finalmente a rompere una inerzia consolidata, per la prima volta da decenni, in Italia, non scissioni e divisioni dentro e tra organizzazioni politiche di area marxista, bensì aggregazione e unità, dotandosi dell’impianto necessario per promuovere, al tempo stesso, convergenza e aderenza al perimetro e agli assi che venivano poc’anzi richiamati. È un cimento che si pone il problema (che purtroppo pochi altri, nel campo delle soggettività marxiste organizzate in Italia, sembrano porsi) della esistenza e della ricomposizione di quella vera e propria “diaspora comunista” che si è verificata e amplificata nel nostro Paese. Ciò che occorre è, in altri termini, uno spazio nuovo e attuale per un’aggregazione unitaria, su basi politicamente coese e ideologicamente affini, dei comunisti e delle comuniste del nostro Paese, non solo per offrire una prima risposta alla dolorosa questione della “diaspora comunista” e ai limiti, vari e diversi, delle aggregazioni politiche oggi esistenti in Italia; ma anche per riprendere, in maniera più convincente, il percorso del consolidamento e dell’innovazione del pensiero e della prassi del marxismo e del leninismo di fronte alle sfide del tempo presente.
Come si è detto: né in maniera settaria né in termini autoreferenziali. Proprio su queste basi, e a partire da tali premesse politiche, può essere impostata la riflessione sull’accumulazione di forze, sulla massa critica necessaria, ai fini della costruzione di uno spazio politico entro il quale moltiplicare tali contenuti di democrazia sostanziale, partecipazione dinamica, pace con progresso e giustizia sociale. Le esperienze e le sperimentazioni dei comunisti e delle comuniste ai quattro angoli del pianeta continuano a parlarci, infatti, di democrazia, progresso, eguaglianza, giustizia sociale, diritti, non nel senso, analizzato da Marx, dell’eguale diritto borghese, per il quale “diritto uguale è un diritto disuguale, per lavoro disuguale”, bensì nel senso del contenuto materiale del diritto, per cui “il diritto non può essere mai più elevato della configurazione economica e dello sviluppo culturale da essa condizionato, della società”. Resta, aperto e attuale, il tema del socialismo, dell’organizzazione della proprietà statale dei mezzi fondamentali della produzione, della pianificazione e della programmazione della dinamica economica nei suoi molteplici comparti in società sempre più dinamiche, articolate e complesse, dell’organizzazione della società e dell’affermazione dei lavoratori e delle lavoratrici alla direzione del Paese, della lotta contro l’imperialismo, per un ordine internazionale pacifico e giusto, e per un mondo sempre più policentrico e multipolare, delle grandi questioni della guerra e della pace, in una parola, appunto, del socialismo, con i suoi affinamenti e le sue attualizzazioni, come prospettiva generale e radicale di trasformazione.
Traguardare le sfide del futuro e cogliere le dinamiche dell’avvenire è il compito di una soggettività comunista all’altezza del tempo e della storia. Ecco perché sarebbe scorretto e improprio porre la questione nei termini di una “nuova (ennesima) organizzazione comunista da costruire”, la questione va posta viceversa nei termini in cui la condizione di fase la segnala, quelli di una organizzazione comunista, al tempo stesso, all’altezza delle contraddizioni e delle sfide del presente e del futuro, dinamica e innovativa, capace di sviluppare e articolare una linea di massa e di promuovere e agire un lavoro con un orientamento di massa. I grandi interrogativi del presente e le grandi sfide del futuro sono già squadernati di fronte a noi: il moderno “cosa, come e per chi produrre”, tutela e avanzamento del patrimonio produttivo e del patrimonio industriale del Paese e forme e contenuti della pianificazione e della programmazione economica; diritti e tutele, ma anche centralità e protagonismo, dei lavoratori e delle lavoratrici nelle vecchie e nuove forme di lavoro, organizzazione del lavoro, tempi e spazi da liberare per il protagonismo sociale e la liberazione/lotta contro la valorizzazione capitalistica e la mercificazione, in tutte le sue forme; le sfide dell’avanzamento tecnologico e delle cosiddette “intelligenze artificiali”; un nuovo multilateralismo e l’emergente mondo multipolare; le esperienze, storiche e attuali, di socialismo (socialismi) del XXI secolo, che articolano e sperimentano, nella pratica, innovative e spesso inedite forme di trasformazione sociale e di protagonismo popolare; la lotta contro la guerra e per la pace che, nel drammatico scenario internazionale, diventa sempre più lotta per il destino stesso dell’umanità.
Non è un approfondimento che si possa sviluppare da soli; non è una prospettiva che si possa traguardare disgiunti; richiede l’unità delle migliori forze e delle migliori energie, “di tutta l’intelligenza, di tutto l’entusiasmo, di tutta la forza”, parafrasando ancora il Gramsci dell’Ordine Nuovo (Antonio Gramsci, L’Ordine Nuovo, 1 maggio 1919). Prospettiva Unitaria intende attrezzare questo cimento comune, traguardare questo fine strategico.
Riferimenti:
Karl Marx, Critica del Programma di Gotha. Note in margine al programma del Partito operaio tedesco, 1875.
- I. U. Lenin, I compiti dei socialdemocratici russi, 1897.
Antonio Gramsci, “Il Partito comunista”, L’Ordine Nuovo, 9 ottobre 1920.