Paradisi artificiali

Una nuova “poesia di classe” di Giuseppe Vecchi. Perché la lotta di classe si fa anche coi versi.


Paradisi artificiali

Paradisi artificiali

Le tue poesie, Charles,
mi vestivano di emozioni e di sogni
ma i tuoi Paradisi
sono inferni per l’uomo.
E tu Bob,
che cantavo felice
e narravi un mondo diverso
sbagliavi quando ti perdevi
negli anelli di fumo della tua mente.

Lo aveva capito molto bene
una madre
in una Russia lontana.
Perché è il sistema
che vuole spegnere le energie
frementi nei giovani cuori
e dirottarle contro te stesso
anziché contro i rapporti di classe.

L’anticonformismo
non è una differenza ostentata
il rifiuto di una mediocrità borghese
ma portare la bandiera rossa della rivolta.

Conoscevo un bambino una volta:
rifiutava le caramelle
perché le sue caramelle
erano i baci del sole
le ali delle farfalle nei prati.

La rivoluzione
si fa liberando il respiro
vola sulle ali del vento,
non è mai prigioniera
della nebbia e del fumo,
catene invisibili
che nascondono la speranza
e negano il riscatto.

Leggi tutte le #poesiediclasse di Giuseppe Vecchi

06/10/2018 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Giuseppe Vecchi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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