Ludovico Geymonat, una figura originale del marxismo italiano

La figura di Ludovico Geymonat, uno dei principali marxisti italiani, messa a fuoco dal suo allievo Silvano Tagliagambe


Ludovico Geymonat, una figura originale del marxismo italiano

Ludovico Geymonat è stato senza dubbio una delle più prestigiose figure del marxismo italiano. La sua attività intellettuale è spaziata dalla filosofia, all’epistemologia, alla matematica, alle scienze. Proprio il rapporto fra filosofia e scienza è stato il terreno su cui è stato più fecondo.

Figura assai originale, si distinse dall’impostazione filosofica idealistica di impronta crociana del suo tempo che aveva fatto breccia anche in buona parte del marxismo italiano. Lui invece indagava sui nessi fra filosofia e scienza e si rifiutava di considerare il pensiero scientifico come una cultura di serie B.

Iscritto clandestinamente dal Partito Comunista d’Italia durante il ventennio fascista, per il suo rifiuto a prendere la tessera del fascio, fu discriminato e gli fu preclusa la carriera universitaria, costringendolo a vivere di umili lavori.

Fu partigiano in Piemonte con il nome di battaglia Luca e commissario politico della 150ª brigata “Carlo Pisacane” e dopo la Liberazione divenne assessore comunista al Comune di Torino fino a quando non vinse la cattedra di Filosofia teoretica all’Università di Cagliari.

Successivamente fu professore ordinario di Storia della filosofia all’Università degli Studi di Pavia, e dal ‘56 al ‘78 tenne la prima cattedra italiana di Filosofia della scienza a Milano. Fu anche direttore del comitato di redazione dell’Enciclopedia della scienza e della tecnica e importante divulgatore del pensiero scientifico.

Se inizialmente la sua formazione filosofica fu influenzata dal neopositivismo e dall’antidealismo di Karl Popper, se ne distaccò successivamente per aderire al materialismo dialettico, scrivendo saggi critici nei confronti del positivismo e del suo vate [1], di cui uno sulla rivista sovietica “Voprosy Filosofii”.

Politicamente, dopo il suo distacco dal PCI a seguito della scomunica della Cina da parte dell’URSS da cui non si dissociò quel partito, aderì a Democrazia Proletaria e poi al Partito della Rifondazione Comunista.

Uno dei suoi più autorevoli allievi è stato Silvano Tagliagambe, docente in diversi atenei, collaboratore di diversi centri di ricerca e direttore scientifico di alcuni progetti educativi della Regione Sardegna. È stato fra l’altro co-direttore del rifacimento del manuale di filosofia di Ludovico Geymonat [2].

Tagliagambe è anche direttore della la Collana “Eredità di Pavel A. Florenskij – Opere e studi” dell’editore Mimesis, autore di innumerevoli saggi diffusi in tutto il mondo e fa parte del neocostituito Centro Studi Domenico Losurdo. 

Proprio per questo Centro Studi ha scritto un saggio, rilanciato poi da “Cumpanis”, che ricostruisce il percorso politico e intellettuale di Geymonat. Per l’assoluta importanza del lavoro teorico di Geymonat, per l’autorevolezza di Tagliagambe e per il rilievo di questo suo saggio, ritengo utile che i nostro lettori possano consultarlo al seguente link https://www.cumpanis.net/su-ludovico-geymonat/.

 

Note:

[1] in due diverse stagioni scrisse Il problema della conoscenza nel positivismo. Saggio critico, Torino, Bocca, 1931 e Riflessioni critiche su Kuhn e Popper, Dedalo, Bari 1983.

[2] L. Geymonat, La realtà e il pensiero. La ricerca filosofica e scientifica, Garzanti +++

30/06/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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