ZURIGO. Dopo il programma RAI dedicato ai 90 anni che avrebbe compiuto la giornalista-scrittrice Oriana Fallaci e l’evidenza mediatica internazionale data allo scrittore Michel Houellebecq, entrambi tenaci assertori del rischio di invasione musulmana in Europa con la conseguente decadenza della cultura e tradizione occidentale, accennare alla questione dello strisciante antisemitismo è un obbligo che ci compete.
Un collettivo politico comunista può essere composto da soggetti provenienti da vari e diversi percorsi, tutti da rispettare in un’ottica di accoglienza della dignità delle esperienze. Il fatto è che l’antisemitismo è in costante crescita in occidente a cui l’islam affianca e precede l’antisionismo. Non va dimenticato, infatti, che gli arabi sono stati i grandi fautori e iniziatori del traffico di esseri umani e della vendita degli schiavi in Africa. Un osservatore, l’esploratore inglese del XIX secolo, Richard Francis Burton, ha descritto in un paio di libri-biografie – recentemente tradotti dalla nostra redattrice Ida Paola Sozzani per un autore italiano che vuole scrivere un volume su Burton – il consolidato fenomeno.
Allora, l’antisemitismo che cresce in Occidente è un tema su cui riflettere cercando di non cadere nella trappola dell’antisionismo islamista a cui non possiamo imputare l’incremento dell’ideologia nazi-fascista che vorrebbe l’estinzione degli ebrei. A livello accademico, qui a Zurigo, se n’è parlato dopo che nei giorni scorsi le barzellette sugli ebrei scambiate in una chat di gruppo dagli alunni – un po’ in ritardo nella comprensione della Storia – di una scuola secondaria di Elgg sono rimbalzate alla ribalta della cronaca.
L’ombra dell’antisemitismo si sta allungando addirittura sul movimento giovanile per la difesa del clima. Un rapporto sull’antisemitismo pubblicato dalla Federazione svizzera delle comunità israelitiche ha certificato l’esistenza della tendenza nella Svizzera tedesca. Insomma, le esternazioni antisemite non rappresentano un fenomeno sporadico. Nei commenti dei media online e sui social gli antisemiti imperversano indisturbati. Nel 2018, 535 casi con in più altri 114 commenti al limite, il sommerso può essere più ampio.
Jonathan Kreutner ci mette in guardia: “abbiamo a che fare con un problema sociale”. Il tema comincia a preoccupare anche la politica: “l’antisemitismo sta tornando, è inquietante e scioccante” ha detto il consigliere nazionale elvetico Cédric Wermuth. Le scuole dovrebbero sensibilizzare di più sul tema, i docenti dovrebbero intavolare una discussione con gli alunni che mostrano comportamenti antisemiti, le tendenze antisemite dipendono anche da un’educazione e una coscienza storica carenti nelle famiglie.
Il gruppo di analisti geo-economisti-politici riuniti a Zurigo hanno esaminato a lungo la questione, allargando la visione ad altri Paesi occidentali, accumunati dall’essere capitalisti, di tendenza colonialista e imperialista. A New York sono in aumento i crimini d'odio, in particolare proprio l'antisemitismo. Secondo il New York Times ci sono già stati 55 reati di odio religioso dal primo gennaio 2019, tasso che fa registrare un +72% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Due terzi (36, contro i 21 del 2018) sono avvenuti contro gli ebrei a Brooklyn. Il Nyt ha riportato video di casi avvenuti nel quartiere di Crown Heights, che hanno scatenato l'allarme della comunità ebraica ortodossa. In un video un ebreo di 51 anni è picchiato da tre giovani, in un altro filmato un ebreo ortodosso viene inseguito per strada da un uomo che brandisce il ramo di un albero. Un terzo mostra un ebreo ortodosso attaccato a una recinzione mentre un aggressore tenta di soffocarlo. L'ondata di attacchi antisemiti a Brooklyn è proseguita quando due uomini hanno infranto la vetrata di una sinagoga a Bushwick, nessuno è rimasto ferito. Lo stesso governatore di New York, Andrew Cuomo, è intervenuto con un pesante commento: “questo atto di odio è scioccante e ripugnante”.
Si dice un po’ ovunque che “la sinagoga la si riconosce facilmente, è quella con la camionetta dell’esercito davanti”. Un commento leggero, fatto anche senza cattive intenzioni, diciamo “normale”, ma che purtroppo corrisponde a un’immagine diventata “familiare” da essere considerata “normale”, rassicurante. Ma non è così! Ben l’85% degli intervistati in un sondaggio eseguito in Francia, Inghilterra e Germania sull’antisemitismo ha risposto che considera antisemitismo e razzismo come i problemi peggiori dei Paesi Europei. L’89% è convinto che l’antisemitismo nel proprio Paese sia aumentato nel corso degli ultimi cinque anni. Il 72% di chi ha risposto esprime preoccupazione per l’aumento dell’intolleranza anche nei confronti dei musulmani. L’89% percepisce l’odio online come un problema grave. La maggior parte dei partecipanti ha dichiarato di essere esposto regolarmente a commenti negativi sugli ebrei, l’80% ha identificato internet come il luogo dove avviene più spesso.
In un secondo sondaggio sulla percezione dell’antisemitismo, che si è tenuto intervistando 16.395 residenti in Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svezia, Regno Unito e Lettonia, ovvero Paesi in cui abita il 96% degli ebrei europei, le risposte sono comuni: l’antisemitismo pervade lo spazio pubblico e gli stereotipi negativi sugli ebrei si moltiplicano. Essere ebrei è un motivo sufficiente per subire varie forme di abusi ed è forte la percezione che l’antisemitismo continui ad aumentare.
La grande maggioranza, il 70%, crede che gli sforzi fatti dal proprio governo per combattere l’antisemitismo siano inefficaci. In questo quadro non dimentichiamo che la popolazione ebraica dell’Europa è diminuita drasticamente negli ultimi 150 anni: un secolo e mezzo fa, gli ebrei europei costituivano quasi il 90% della popolazione ebraica mondiale, mentre oggi sono meno del 10%. È inconcepibile che una minoranza che ha vissuto in Europa per un tempo così lungo debba sentirsi così vulnerabile e a disagio. È ora di iniziare a chiedersi perché.