La cannabis incontra la medicina

L'industria farmaceutica è sedotta dalla cannabis mentre la domanda è in crescita.


La cannabis incontra la medicina

Friburgo. Ha scritto un’approfondita inchiesta sul quotidiano “La Liberté” di Friburgo la brava collega Sandrine Hochstrasser che lavora in una delle poche città bilingue della Svizzera. Qui si parla sia francese (oltre 21mila abitanti) sia tedesco (circa 8.500), anche all’università. L’inchiesta ci ha rivelato che la domanda di cannabis è in crescita, così la vendita di medicamenti con THC potrebbe venire facilitata in Svizzera grazie all’interesse dell’industria farmaceutica come la Novartis, di recente alleatasi con un’impresa canadese per commercializzare prodotti a base di canapa.

Potrebbe bastare poco tempo e fiale di cannabis con effetto psicotropo (quelle con più dell’1% di THC) saranno vendute in farmacia con il marchio, molto conosciuto, Sandoz/Novartis, gigante farmaceutico con sede a Basilea. Nelle stanze del potere decisionale è stato percepito il potenziale economico di questa pianta ancora proibita, ma da riabilitare. La Sandoz ha recentemente annunciato l’alleanza con la società canadese Tilray che è specializzata nella produzione di cannabis a uso medico.

“L’accordo con Tilray è un accordo di impatto mondiale. Permette una collaborazione globale, in tutti i Paesi” ha detto Satoshi Sugimoto, portavoce di Novartis. Il padrone di Sandoz prevede investimenti per potenziare l’azienda canadese alla commercializzare dei suoi estratti di canapa a fini medici e per svilupparne di nuovi. In sintesi le due società possono unirsi con lo scopo di formare i farmacisti e i medici all’utilizzo di prodotti di cannabis a scopi medici.

Tilray non è un piccolo canapaio stile hippie. Si tratta di una società quotata in Borsa dal luglio 2018. Le sue azioni sono cresciute di oltre il 1000% tra luglio e settembre, poi sono calate. È ovvio che gli investitori puntano sull’apertura progressiva dei mercati. Dal 2018 Tilray è presente in dodici Paesi, vende i suoi fiori e il suo olio di cannabis sul mercato tedesco.

Sappiamo che la pianta di cannabis contiene un centinaio di sostanze agenti sull’organismo umano. La più conosciuta è il THC (tetraidrocannabinolo), una molecola psicotropa ricercata dai fumatori cosiddetti “ricreativi”, ma vietata dalla legge sugli stupefacenti. Il THC è considerato utile per affrontare i dolori e stimolare l’appetito. C’è poi un’altra molecola prodotta dalla pianta, ovvero il CBD (cannabidiolo), riconosciuta nel trattamento dell’epilessia. In Svizzera, la sua vendita è stata autorizzata.

Esiste anche un mercato nero, quello dove i fumatori acquistano dei fiori contenenti fino al 30% di THC. Una farmacia a Langnau coltiva una varietà che contiene soltanto il 3% di THC (e il 6% di CBD). “È sufficiente per trattare i dolori” dice il farmacista Manfred Fankhauser. “Sotto il profilo medico è interessante avere il mix dei due prodotti perché il CBD attenua l’effetto psicotropo del THC” dice il neurologo Claude Vaney.

In questo periodo la Svizzera è nel mirino. Un rappresentante di Tilray ha visitato a Langnau una delle due farmacie autorizzate a vendere i preparati “caserecci” a base di THC. Obiettivo conoscere le specificità del mercato svizzero, in attesa di una rivoluzione legislativa.

Al momento il divieto nel settore medico non ha più senso per il governo svizzero: “la legislazione non corrisponde più allo stato delle conoscenze né ai bisogni delle persone colpite da patologie particolari”. Certo, i preparati a base di CBD sono ormai autorizzati, ma quelli a base di THC continuano a essere vietati. Così la maggior parte dei pazienti si rifornisce sul mercato nero. Da ormai 5 anni un solo medicamento contenente più dell’1% di THC è autorizzato in Svizzera. Si tratta dello spray orale Sativex, che è fabbricato dall’azienda inglese GW Pharmaceuticals. I medici possono prescriverlo come ultima risorsa unicamente a pazienti affetti dalla sclerosi a placche. Per tutti gli altri pazienti e per tutti i rimedi che contengono oltre l’1% di THC va inoltrata una richiesta “eccezionale” all’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).

Una richiesta che comunque non ha più nulla di “eccezionale”: dalle 500 autorizzazioni accordate nel 2012 si è arrivati alle 3.000 nel 2017. Governo e Parlamento elvetici vogliono sopprimere del tutto questo ostacolo, dunque diverse soluzioni sono state avanzate per liberalizzare il mercato della canapa a uso medico.

Il dottor Manfred Fankhauser pare abbia beneficiato di una sorta di monopolio in Svizzera, infatti da quasi undici anni è uno dei due soli farmacisti autorizzati a produrre preparati a base di cannabis (con THC) in Svizzera. Lui coltiva le sue piante e produce preparazioni sotto forma di tintura madre o di olio per trattare dolori e nausee. Nel 2018 la sua farmacia, posizionata vicino alla stazione ferroviaria di Langnau, ha ottenuto 2.500 autorizzazioni “eccezionali”.

Ha detto alla collega Sandrine Hochstrasser che “trascorro sempre molto tempo a rassicurare i pazienti sugli effetti della pianta, ma constato che dalla messa in vendita del Sativex quattro anni fa c’è stato un reale cambiamento della percezione. La canapa è ormai vista come un normale medicamento. Si è persino imposta negli ospedali. Riceviamo sempre più prescrizioni mediche da parte di cliniche universitarie e ospedali rinomati”.

Resta aperto il problema del prezzo. Un paziente deve sborsare 300 franchi al mese per acquistare i preparati della farmacia di Langnau. Il Sativex è un po’ meno costoso, ma rappresenta sempre un costo importante per persone invalide. Oggi, ancora, le assicurazioni malattie in Svizzera non sono obbligate a rimborsare questi trattamenti. Il Consiglio federale ritiene che adesso sia impossibile obbligarle perché gli studi scientifici sono ancora insufficienti: “l’assenza di prove scientifiche sull’efficacia dei medicamenti a base di cannabis impedisce l’assunzione dei costi delle cure da parte dell’assicurazione obbligatoria”.

Con l’interesse delle grandi industrie farmaceutiche come Novartis potrebbe essere vicina la soluzione. Tilray si è già impegnata a sviluppare la ricerca clinica, in particolare in collaborazione con università australiane e canadesi. Siamo di fronte a un paradosso: la gente che prende la canapa ne vanta le virtù, invece la letteratura scientifica è molto lacunosa. Pochissimi gli studi clinici, test sui pazienti, perché il costo è elevato, decine di milioni di franchi.

La canapa è conosciuta da molto tempo, molto diffusa in Messico e in India. Gli inglesi ne hanno importata alla fine del XIX secolo. Tra gli aneddoti si racconta che la regina Vittoria assumesse della tintura madre di canapa contro le sue dolorose mestruazioni. Ci si chiede perché questo preparato è scomparso dalle farmacie a partire dagli anni Quaranta. Ci viene detto che gli statunitensi, grandi produttori di cotone, considerarono la canapa messicana come un rivale di mercato e l’hanno demonizzata. Nel 1961 la cannabis era sulla lista della Convenzione ONU degli stupefacenti.

Gli studiosi dicono che la cannabis non sarà una panacea: non è un analgesico particolarmente forte. La morfina o l’ibuprofene sono più efficaci. Si tratta, però, di un complemento interessante per i pazienti affetti da dolori cronici, per i quali gli altri trattamenti non danno risultati. C’è la speranza che questa sostanza non venga più demonizzata. Per qualcuno una fine di vita senza oppiacei è inimmaginabile e l’uso medico della cannabis dovrebbe essere sdrammatizzato.

19/01/2019 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Guido Capizzi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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