VERONA. Ultima tappa della 102ª edizione del Giro d’Italia, con la cronometro decisiva del 2 giugno qui a Verona. “La Città Futura” ha seguito dalla partenza di Bologna, cronometro iniziale l’11 maggio, tutte le tappe (articoli quotidiani sulla pagina Facebook della testata e articoli sui numeri 230, 231, 232, oggi 233 e sabato prossimo 234 del settimanale). Non soltanto avvenimento sportivo, attraversando territori italiani vari e incontrando ambienti diversificati, scrivendone si argomenta di cultura. Abbiamo visto alcune tappe complicate sul finire della seconda settimana di corsa: dalla Cuneo-Pinerolo alla Ivrea-Como comprendendo la Pinerolo-Ceresole Reale e la Saint Vincent-Courmayeur e in questa ultima settimana: dalla Lovere-Ponte di Legno con il passaggio sul Mortirolo a questa cronometro di Verona.
Sportivamente un bel Giro, seguito sulle strade da migliaia di persone ogni giorno. Il ciclismo ha affascinato generazioni, in Italia, in Francia, in Belgio e anche altrove. Mi raccontava un caro amico svizzero, che ha diretto una delle reti radio della Radio-Televisione Svizzera Italiana, della sua passione per le due ruote da ragazzino quando a Lugano, dove abitava, si svolgeva una corsa con i migliori ciclisti di quegli anni e lui, già appassionato per il giornalismo, voleva intervistare Anquetil. Jacky Marti ci riuscì con grande intraprendenza ed è ancora felice quando me ne parla.
Vorrei scrivere, in questa puntata, di una figura che nel ciclismo è fondamentale, quella del gregario. Vorrei scrivere di Damiano Caruso, nato a Ragusa nell’ottobre 1987, con un buon palmares sia tra i dilettanti sia successivamente tra i professionisti. Gregario di Vincenzo Nibali, uno dei “capitani” tra i favoriti per la vittoria finale. Chi ha seguito il Giro d’Italia ha potuto farsi l’idea del buon gregario proprio seguendo Damiano Caruso. Bruno Roghi, direttore della “Gazzetta dello Sport” nel 1936 valorizzò per primo il ruolo del gregario. Scrisse Alfredo Oriani “il ciclismo è il massimo di possibilità politica consentita al corpo umano” e fece un trattato allegorico del gregario. Gianni Brera scrisse che “una più nobile ambizione è narrare le azioni degli umili” e fece una lezione sui gregari. Se ne ricordano alcuni: Alessandro Donati, Michele Bartoli. Da questo 102simo giro d’Italia conserveremo il nome di Damiano Caruso, ha fatto da “lepre” e accompagnatore per il suo capitano e amico, Vincenzo Nibali, con il quale si allena sulle strade del Canton Ticino in Svizzera e del lago di Como.
“Questo è il gregario, è il sorriso del ciclismo che riempie le strade, contagia la gente. E’ un sorriso sincero, spontaneo, un sorriso così vero che fa innamorare” ha scritto Giulia.
Infine un paio di aneddoti statistici: prima vittoria di tappa al Giro per Dario Cataldo che era arrivato secondo in due occasioni: l'11esima tappa a L'Aquila nel 2010 e la 14esima a Oropa nel 2014. In carriera ha vinto la 16esima tappa a Cuitu Negru alla Vuelta España del 2012. La sua ultima vittoria era stata la quarta tappa della Settimana Coppi & Bartali 2015. Cataldo, 34 anni, non è stato il più vecchio corridore a vincere la sua prima tappa al Giro. Alejandro Valverde aveva 36 anni quando si impose nella tappa 16 ad Andalo nel 2016. Prima di Carapaz, l'ultimo corridore della Movistar che ha indossato la Maglia Rosa è stato Nairo Quintana nella cronometro di chiusura del Giro del 2017. Il colombiano ha poi perso il Giro da Tom Dumoulin.