LOCARNO. Da quattro giorni la città del Canton Ticino, sponda nord della parte svizzera del lago Maggiore, è capitale della cinematografia internazionale. In migliaia riempiono la piazza Grande, sala all’aperto da cui si può guardare il film proiettato sullo schermo più grande d’Europa, alto come il vicino palazzo multipiano e largo come tutto il punto più ampio della piazza. Questo evento, che ha compiuto 70 anni e ha voglia di crescere ancora, rappresenta un motivo di orgoglio non soltanto per i cittadini e gli addetti ai lavori, ma per tutti gli appassionati di cinema sparsi in Europa e nel mondo. Il Sindaco di Locarno, Alain Scherrer, che fa l’ingegnere, sottolinea come “senza la storia del Festival, Locarno sarebbe più povera” e gli fanno eco Manuele Bertoli, il Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica del Canton Ticino, quando dice dell’”instancabile impegno in difesa della libertà artistica e della libertà di espressione” e Alain Berset, il capo del Dipartimento dell’interno della Confederazione Svizzera, quando evidenzia il “ruolo di Locarno come spazio in cui l’Europa scopre se stessa”.
In un anno, qui, hanno ristrutturato e fatto nascere la Casa del Cinema, un palazzo multifunzionale con sale cinematografiche, auditorium, studi televisivi e radiofonici. È stato anche emesso un francobollo e stampata una banconota da 20 franchi con dedica a Locarno e al suo Festival del cinema che è oggi un appuntamento affiancato a Berlino, Cannes e Venezia. Dal 2 al 12 agosto si viene inondati da film: piazza Grande tutte le sere, e durante il giorno proiezioni del Concorso internazionale, di quello dedicato ai cineasti del presente, dei film fuori concorso, delle retrospettive, della Semaine de la critique.
Che dire? Chi ha passione per la cinematografia non può esimersi dalla costante presenza, tentando di condividere con altri questa passione, ben consapevole che un film può essere letto con approcci e modalità differenti. Ogni giorno sulla pagina Facebook La Città Futura viene inviata una cronaca-critica quotidiana.
Sul numero del settimanale in uscita il sabato si scrive sempre di film, di quelli che contornano il Concorso internazionale, a esempio di quelli che migliaia di persone seguono ogni sera nella piazza Grande. Circa ottomila persone ogni sera affollano questo cinema all’aperto di grande impatto.
Nella serata inaugurale Demain et tous les autres jours, un film francese di Noémie Lvovsky (ndr,vedere il post quotidiano del 2 agosto sulla pagina Facebook “La Città Futura”) , il 3 per il Tribute to Natassja Kinski, il film Lola Pater, girato quest’anno e qui in prima mondiale da Nadir Moknéche. Più che discreta opera che definisce con tatto la storia di un orfano di madre che decide di ritrovare suo padre, diventato da 25 anni donna. Il 2 agosto premiazione di Adrien Brody con il Leopard Club Award, attore versatile e protagonista di ruoli delicati come l’indimenticabile pianista Wladyslaw Szpilma. A seguire la rappresentazione in prima mondiale di Drei Zinnen regia del tedesco Jan Zabeil, un difficile triangolo tra Aaron, la fidanzata Lea e il figlio di lei, Tristan, in una vacanza sulle Tre Cime di Lavaredo, la nebbia che accerchia l’escursione e l’animosità dei protagonisti. Infine, sempre in prima mondiale Lassez bronzer les cadavres, regia di Hélène Cattet e Bruno Forzani, che lavorano insieme da diciassette anni e con questo terzo lungometraggio narrano di un paese abbandonato sul Mar Mediterraneo, dove vive un’artista senza ispirazione. Vi arriva una banda di ladri d’oro e la polizia che li cerca: un luogo d’incanto paradisiaco per orge e happening selvaggi si trasforma in un cruento campo di battaglia.
Il 3 agosto l’Excellence Award Moèt & Chandom a Mathieu Kassovitz, prima regista e poi attore di indimenticabili film: Munich di Steven Spielberg e Un héros très discret di Jacques Audiard, tra molti altri. La serata di piazza Grande con due film, già visti in anteprima: Sparring di Samuel Jouy, opera prima che narra con dovizia di scene e particolari la vicenda umana di un vecchio pugile che accetta l’ultimo incontro sul ring con un campione. A lui interessa soltanto distinguersi agli occhi della moglie e dei figli, anche le tante sconfitte in una carriera con poche vittorie sono state l’effetto di voler lottare.
L’altro film è Good Time diretto da Josh e Benny Safdie, due fratelli che raccontano la vicenda di due fratelli di New York, rapinatori maldestri che in un’azione finiscono uno in galera e l’altro intento a liberarlo in un disperato e pericoloso tentativo di riscatto. Con produttori indipendenti e qualche volta la collaborazione di major, soprattutto statunitensi, gli appassionati di cinema riescono a seguire film interessanti.