Sono strette
le scale del paradiso.
Le percorrono viandanti
aggrappati con le unghie
alle balaustre,
come fossero inchiodati
alle balze d’Olimpo.
Il riflesso del Cielo
si riverbera in terra:
chiede lacrime e sangue
per un dono lontano.
Così ognuno conduce
la sua vita stentata
e anche quando essa
è già cieca
e storpia percorre le strade
non se ne può liberare.
Fosse un dio a costringerci
ma è un altro uomo
che parla per lui
e decide per te, per lei e per loro.
Un pirata selvaggio
ha issato la nera bandiera
sul tuo cranio
e nessuno può levarla,
neppure te stesso.
Quello è il campo
ove miete i consensi divini.
Eppure un giorno
qualcuno decise di morire
attaccato a una croce
per rendere rapida l’agonia
e vivo il pensiero sino all’ultimo.
Il risveglio, se mai fu,
non implorò pietà.
Salire al cielo è facile ai morti
è il vivere in terra da morti
il martirio insopportabile all’uomo.
Eutanasia
Ancora una riflessione, in forma poetica, su un tema delicato e complesso, di cui si è parlato anche in uno scorso articolo a seguito delle recenti vicende di Dj Fabo.
- di Giuseppe Vecchi
- 11/03/2017
- Cultura
11/03/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: Ophelia, John Everett Millais, 1851, Tate Gallery, Londra