GINEVRA. In una città centro vitale per un intero cantone in materia di economia, di salute, di istruzione, di cultura e di trasporti, raggiunta ogni giorno da migliaia di transfrontalieri francesi, questa Gran Ginevra, seconda piazza finanziaria della Svizzera che offre alta qualità di vita con Zurigo e più di Vancouver e Vienna, hai occasione di incrociare persone di valore con le quali discutere di un tema che per molto tempo ha occupato pagine e pagine di giornali e trasmissioni radio-televisive, poi è sparito per essere ripreso ogni anno in occasione della giornata in cui si evidenzia che l’AIDS c’è ancora, è sempre più diffuso nel mondo. Tanto che ha fatto molto scalpore l’annuncio dello scienziato cinese He Jiankui della Southern University of Science and Technology di Shenzhen che avrebbe modificato il genoma di due bambine proprio per resistere al virus dell’HIV, quello responsabile dell’AIDS.
Katy Romy, giovane e capace giornalista della televisione svizzera di lingua francese, ammette che “se la Svizzera si è dimostrato Paese pioniere nella prevenzione dell'AIDS, oggi non sta al passo”. Infatti la PrEP, da una decina d’anni efficace trattamento preventivo, continua a essere di difficile accesso: “I medici sono costretti a consigliare ai loro pazienti di procurarselo all'estero”.
Se oggi una persona con HIV non è condannata a rapida morte, si può affermare che “con un trattamento efficace non corre nemmeno il rischio di trasmettere il virus durante il rapporto sessuale”. Non è una novità: l’informazione risale a dieci anni fa: “nel 2008 il messaggio pubblicato dalla Commissione federale per la salute sessuale nel Bollettino dei medici svizzeri era all'avanguardia e ha avuto l'effetto di una bomba. Dieci anni dopo lo spettro dell'AIDS spaventa ancora la gente e i preconcetti continuano a circolare” denuncia Katy Romy evidenziando che “così le persone sieropositive sono continuamente discriminate: ‘Aiuto Aids Svizzero’ ha registrato 122 casi di discriminazione a metà novembre 2018 , un livello record”.
Per fare circolare più diffusamente e in modo incisivo il messaggio ‘Aiuto Aids Svizzero’ ha elaborato una nuova campagna intitolata “HIV: insieme contro la paura per amore”. È sotteso che “le persone sieropositive che seguono una terapia efficace non contagiano nessuno. Nemmeno durante i rapporti sessuali”. Fuor di dubbio che la campagna abbia suscitato qualche polemica. C’è chi teme che il problema venga banalizzato: “sembra suggerire che la terapia contro l'AIDS possa essere intesa come una pillola del giorno dopo” ha lamentato l'immunologo Beda Stadler sul quotidiano di Zurigo ‘Tages-Anzeiger’.
Incontriamo Alexandra Calmy, è la responsabile dell'Unità HIV-AIDS all'Ospedale universitario di Ginevra. Per lei il messaggio di ‘Aiuto Aids Svizzero’ “non incoraggia le persone a rinunciare ai preservativi, ma diffonde un'informazione corretta che è essenziale trasmettere”; è preoccupata “nel vedere i timori che ancora regnano attorno alle persone sieropositive. Con la terapia ora i pazienti vivono bene, ma soffrono per questo clima”.
Il traumatico dramma dell'epidemia di AIDS negli anni Ottanta del Novecento ha lasciato un segno indelebile nell'immaginario collettivo. Anche oggi le tragiche storie di persone devastate dalla malattia sono narrate al cinema. "La scienza si è evoluta più velocemente dell'opinione pubblica" dice Alexandra Calmy. Per lei ci vorrebbe più informazione, a esempio sul fatto che la prevenzione si è evoluta parallelamente ai trattamenti: “la comparsa della PrEP (profilassi pre-esposizione), un trattamento preventivo, è uno dei principali progressi in questo ambito. La sua efficacia è stata dimostrata in diversi studi”. La pillola anti-HIV non è ufficialmente autorizzata in Svizzera come trattamento preventivo, con la conseguenza che i medici che la prescrivono lo fanno “off-label” assumendosene la responsabilità. Così il trattamento non viene rimborsato dall'assicurazione sanitaria. Si è scoperto che sul mercato svizzero è venduto al prezzo di 900 franchi per una scatola di 30 compresse da prendere quotidianamente. Non esistono alternative di farmaci generici perché la distribuzione è stata bloccata dal Tribunale federale dei brevetti.
Attraversando il confine con la Francia si scopre che il trattamento è rimborsato dall'assicurazione sanitaria e i farmaci generici costano meno di 180 euro per 30 compresse. Se andassimo in Germania costano meno di 80 euro e possono essere ordinati anche online al prezzo di 40 euro. Ciò costringe le persone ad acquistare via Internet con tutti i connessi rischi per la loro salute. Alexandra Calmy consiglia ai suoi pazienti di andare a rifornirsi all'estero, ad esempio in Francia o in Germania. Infatti “nessuno può permettersi di spendere quasi 900 franchi per questo trattamento e per questo siamo obbligati a essere creativi e a trovare soluzioni alternative”.
Sui siti di incontri gay gli utenti sono invitati a rivelare il loro stato di sieropositività: negativo, negativo sotto PrEP, positivo o positivo non rilevabile. Con Paola Beltrame e il suo perfetto francese apprendiamo da Gilles, 32 anni, che “la PrEP è diventata molto importante nelle relazioni tra uomini, ho l'impressione che abbia cambiato il rapporto con la sessualità”. Lui non si sottopone a trattamenti preventivi perché “non ho voglia di prendere un farmaco se non è assolutamente necessario”. È evidente come si sia creata una pressione sociale che incoraggia le persone a ricorrere alla terapia. Così “alcuni uomini rifiutano persino di fare sesso con qualcuno che non assume il farmaco e coloro che propongono rapporti non protetti sono più numerosi che in passato”, afferma Gilles.
Per Alexandra Calmy “le persone interessate alla PrEP dovrebbero in primo luogo consultare il medico che le ha in cura: è un farmaco efficace, con pochissimi effetti collaterali. Lo conosciamo molto bene e sappiamo benissimo come usarlo”. Chiaramente il controllo medico è essenziale, anche se non ci sono condizioni specifiche da soddisfare per poter prescrivere il trattamento.