COMO. Due giorni di mostra presso lo Spazio Parini di Como per i lavori di disegni e fotografie che giovani emigrati minorenni arrivati in questa città di frontiera con la Svizzera che li ha respinti e sono ospiti in centri di accoglienza hanno realizzato grazie all’Associazione di Promozione Sociale Lachesi. Formata a Rottofreno in provincia di Piacenza ha sedi operative anche a Seregno in provincia di Monza-Brianza e a Como. Ha preso il nome – Lachesi – nel mito greco, tra le Moire. Lachesi era la responsabile di svolgere sul fuso il filo della vita e deciderne il destino. Usava lo stame bianco misto ai fili d’oro e così indicava i giorni felici. Quando usava lo stame nero misto ai fili d’oro indicava i giorni di sventura.
Archetipo del destino, Lachesi va portata alla coscienza così da poter essere noi stessi artefici del nostro destino e costruttori della nostra vita. Così ci è data un’idea di benessere, ovvero la possibilità che ognuno ha di essere per se stesso “Lachesi”, di diventare consapevole di sé e della propria storia e decidere attivamente la direzione che si vuole dare alla propria vita. È stato costituito un team di lavoro, con professionalità e competenze diverse, con la capacità di interagire creando progetti fondati sul principio di aiuto in svariati ambiti del sociale, psicosociale e sociosanitario. Sono entrati anche nelle scuole per la prevenzione del disagio e della spesso conseguente dispersione scolastica.
Qui a Como, tra tanti minori dei centri di accoglienza, la figura del mediatore linguistico e culturale non è soltanto il traduttore da una lingua a un’altra, è un “ponte” tra culture diverse mentre esercita la sua funzione di sostegno e orientamento nei confronti dei minori migranti.
Accanto al servizio di sostegno psicologico è nato il progetto “Abbraccio della Farfalla”, percorso di gruppi psicoterapeutici in cui viene utilizzata la metodologia EMDR riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della Sanità come tecnica di elezione nell’elaborazione dei traumi migratori.
Il risultato che si è potuto vedere grazie alla mostra ospitata nello Spazio Parini possiamo valutarlo in termini positivi. I quadri dipinti a più mani, densi di colori come soltanto mani africane sanno portare su tele e legno, le fotografie agli angoli e ai monumenti di una vecchia città spesso addormentata, i video con esibizioni musicali dove i ritmi coinvolgenti arrivano dal percuotere strumenti d’uso comune – pentole, secchi, coperchi e sgabelli di metallo – e con allenamenti per una partita di calcio, ci lasciano nel cuore e nella mente quello che disse Thor Heyerdahl: “di confini non ne ho mai visto uno, ma ho sentito che esistono nella mente di alcune persone”.