Dopo lo scoppio dello scandalo “Vatileaks 2”, due giornalisti finiscono imputati di concorso nella rivelazione di notizie riservate in un processo dalle tinte medievali: dalle indulgenze di Leone X, passando per Richelieu e fino ai giorni nostri, nel libro di Claudio Rendina una denuncia di seicento anni di immoralità, corruzione e misfatti della Chiesa.
di Alba Vastano
“Ma ci vergogniamo? Tanti scandali che io non voglio menzionare singolarmente, ma tutti ne sappiamo…”, così Papa Francesco , “sacerdoti corrotti, invece di dare il pane della vita, danno un pasto avvelenato al popolo di Dio”. Il Papa intende vederci chiaro nella storia corrotta della Chiesa e ha istituito una commissione di indagine per dare trasparenza ai fatti iniqui che da secoli deturpano il volto della Chiesa romana. In quei sotterranei del Vaticano, i segreti di secoli di corruzione, fra intrighi politici e avventure galanti ed erotiche. Commerci illegali, assassinii e cospirazioni. Eccessi, trasgressioni e intrighi citati dall’opera massima dantesca.
E proprio mentre il Pontefice avvia un’indagine senza precedenti per denunciare tutti i mali della Chiesa, verranno processati due giornalisti italiani: Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi che, nei loro libri Avarizia e Via Crucis, denunciano gli stessi misfatti. Nuova ed ennesima bufera sul Vaticano. Scoppia lo scandalo “Vatileaks 2”, sulla fuga di notizie. Bergoglio tenta di far luce sulle nefandezze e le corruzioni di un passato inglorioso, documentato fra le cave, istituendo lui stesso una commissione, da cui sfuggono rivelazioni ai cronisti.
"So che molti di voi sono stati turbati dalle notizie circolate nei giorni scorsi a proposito di documenti riservati della Santa Sede che sono stati sottratti e pubblicati", così il Papa ai cattolici, riferendosi ai due libri già nominati.
Bergoglio, quindi, non sembra disponibile a schierarsi dalla parte dei i due giornalisti; “È un atto deplorevole che non aiuta”, afferma il Pontefice, riferendosi alla fuga di notizie. Che poi il Papa, Capo di Stato, non garantisca ai due autori il diritto di essere difesi nel processo che si avvierà in questi giorni, come ogni codice occidentale prevede, appare incomprensibile e sembra legittimare un diritto di stampo medievale.
A breve inizierà un processo da Tribunale dell’Inquisizione per i giornalisti imputati di aver concorso alla rivelazione di riservatissimi documenti della commissione di indagine sulle finanze vaticane. Non potranno avere in loro difesa l’avvocato di fiducia ma avvocati rotali, reclutati da chi li accusa. Non potranno avere copie degli atti che riguardano il loro iter giudiziario, né potranno sedersi durante il processo, accanto ai loro avvocati, anche se, in tal caso, sarebbe addirittura inutile. Un esempio chiarissimo di stato di monarchia assoluta, di applicazione di leggi medievali che avvengono da sempre all’ombra del Cupolone.
Claudio Rendina, storiografo romanista ,giornalista, scrittore vaticanista, denuncia nelle sue numerose opere le corruzioni e le infamie avvenute nei palazzi del clero. Esemplare ed esplicativo il suo libro Cardinali e cortigiane. Una raccolta di storie libertine di alti prelati, principi della chiesa e di nobildonne e prostitute che offrono personali servizi a chi, pubblicamente, predica la castità. Storie di cardinali gaudenti, di prostitute e cortigiane al loro sevizio.
Il libro e i personaggi
Il libro è edito nell’aprile 2012 dalla “Newton Compton” e articolato su ben 30 capitoli. L’autore evidenzia, in ogni relazione descritta fra religiosi e laici, la connessione fra il loro potere clericale e la depravazione. Una lunghissima sequela di immoralità e dissolutezze avvenute in luoghi considerati sacri per antonomasia. I racconti denunciano i misfatti e le lascivie di personaggi appartenenti al clero, dal Quattrocento in poi. Una denuncia di seicento anni di immoralità dei custodi della fede.
I cardinali
Figure del clero nate nel Medioevo. Veri principi della Chiesa preposti all’elezione del Pontefice. Vescovi, preti e diaconi, i tre ordini in cui si suddividono. Acquisiscono un’autorità indiscussa legittimata, più che dal Papa, dal sovrano e nel loro episcopato, luogo in cui disponevano per la difesa di soldati personali, potevano battere monete ed esigere tasse. Prosperità moltissima, fondata soprattutto sui balzelli.
Famoso anche lo scandalo delle indulgenze da cui ricavavano lauti proventi. Nel Cinquecento il loro potere diventa internazionale, assumendo facoltà e potere decisionale in tutta Europa. Noti i versi di Pietro Aretino, poeta e scrittore italiano in rotta permanente con il Vaticano, rivolti ai cardinali dell’epoca: “ Sempre la moglie accanto questo, e quel volentier tocca il garzone… uno è falsario, l’altro adulatore, e questo è ladro e pieno d’eresia. E chi di Giuda è assai più traditore”.
Cardinali fra le peggiori fecce della comunità, quindi, per Pietro Aretino che conosceva bene il clero dell’epoca. Lui li definisce “omosessuali e frequentatori di cortigiane”, dediti a furti attraverso attività commerciali, aspirazioni politiche per interessi patrimoniali. Solo dopo il Concilio di Trento, aumentando l’autorità papalina, il porporato viene oscurato. Restano in auge i cardinali meritevoli di fiducia di almeno uno dei sovrani degli stati cattolici che hanno i migliori rapporti con la Chiesa, ovvero Austria, Francia e Spagna.
Il più importante fra le porpore è “il Vicerè del Vaticano”, che equivale ad un primo ministro con funzioni laiche. Richelieu fra i più famosi, principe di uno Stato, più che della Chiesa. Nell’Ottocento Gioacchino Belli definì i cardinali “scimmie dei sovrani” o, anagrammando il nome “Ladri cani”. Esecutori di cui è meglio non fidarsi, come un vecchio detto della Curia cita “Amici inutiles, nemici terribiles”.
Le cortigiane
Spesso si tratta di nobildonne, regolarmente sposate, che frequentano nel Quattrocento i palazzi vaticani in qualità di amanti dei cardinali e dei papi. Si distinguono dalle cortigiane proletarie, essendo colte e fascinose. Nei Ragionamenti di Pietro Aretino, queste cortigiane vengono definite “tanto puttane in letto quanto donne dabbene altrove”. Mentre il Burcardo, maestro di cerimonie di Alessandro VI (alias Rodrigo Borgia), arriva a definirle “ cortigiane, ovvero prostitute oneste”.
“Frequentavano assiduamente le chiese” - scrive Georgina Masson - “dato che era anche questa una forma di pubblicità, forse la migliore”. Il clero, invece di allontanarle dalle chiese, le accettava di buon grado, perché la loro presenza garantiva l’afflusso di gente. Avevano i posti riservati nelle prime file, fra l’altare e i posti in cui sedevano i cardinali.
A Venezia, in particolare, le cortigiane erano graditissime in chiesa, mentre era proibito l’accesso alle meretrici. Nel Seicento le cortigiane si rinnovano nel nome e vengono chiamate “dame”. Sposate con mariti orgogliosi e onorati di avere in moglie la favorita del sovrano o di un cardinale. I vantaggi economici che il marito “cornuto” ne riportava coprivano l’onta del tradimento, fino a farlo apparire un privilegio.
E mentre in Francia le “madames”, famose per la loro laicità, non hanno, nel pieno della loro funzione, alcun rimorso di coscienza religiosa, se non in fin di vita, in Italia il senso del peccato viene più vissuto dalle dame del porporato, come il gioco erotico di unire il sacro al profano. Fu per questo scenario culturale che il Belli qualificò Clementina Verdesi, moglie di Gaetano Moroni, segretario di GregorioXVI, “puttana santissima”.
Intrigante la lettura di ogni capitolo, in cui viene snocciolata dall’autore la vita di cortigiane famose come Fiammetta, la cortigiana più famosa di Roma, per essere stata l’amante del cardinale Jacopo Ammaniti, da cui ebbe in eredità un intero palazzo in via dei Coronari e molti altri beni patrimoniali.
Storie dissacranti, incestuose e di pedofilia, oltre che di relazioni fra cortigiane e cardinali, si alternano in tutto il libro di Rendina. Storie vere, documentate da fonti inconfutabili. Storie che riguardano il disfacimento morale del clero. Storie che si ripetono oggi e che nessuno può negare.
E mentre Bergoglio proclama di essere dalla parte dei perseguitati, dei poveri, dei diversi che nessuno vuole, mentre vola nei Paesi del Terzo mondo a portare la parola di Dio, condanna violenze, guerre e infamie, denunciando gli scandali della Chiesa, e vive in un modesto appartamento, “il cardinale Tarcisio Bertone fa ristrutturare il suo attico da 700 mq con i soldi destinati ai bambini dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù” (cit. da Avarizia di Fittipaldi).
Nonostante le iniziative del Papa per ripristinare i principi morali che dovrebbero connotare la Chiesa, il forte e nauseabondo fetore di zolfo che si avverte da secoli in Vaticano persiste e sarà difficile da eliminare.