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Flessibilizzare stanca
La perdita della sicurezza del posto di lavoro toglie la possibilità di progettare a lungo termine, implementando il senso di smarrimento e la paura per il futuro
Il lato oscuro della flessibilità
Diversi studi hanno mostrato le problematiche, a partire dai rischi per la salute dei lavoratori, legati alle nuove forme di organizzazione del lavoro: un'occupazione precaria aumenta la sensazione di insicurezza e marginalità, provocando l'incremento di stress e preoccupazione, con rischi per la salute molto gravi.
La normalizzazione della precarietà
Quanto più le nuove generazioni incontrano difficoltà nel trovare un reddito per la loro autonomia, tanto più la “famiglia” svolge, per incanto automatizzato dall’abitudine, il suo ruolo di tana-rifugio o ammortizzatore, contribuendo a scongiurare possibili disordini sociali.
I danni della flessibilità
Tutto il lavoro vivo è disarticolato proprio in funzione di una sua ricomposizione capace di massimizzarne la tensione, per consentire al capitale di fruire di tutto il tempo dei lavoratori come tempo di lavoro e di pluslavoro effettivo.
Ritorno al cottimo
Nella forma del cottimo, oggi, non rientrano più solo quelle voci della busta-paga commisurate ai pezzi prodotti dal singolo o dal gruppo omogeneo di lavoratori, e neppure solo i premi di produzione. La grande messinscena della cosiddetta partecipazione del salario al profitto o al risultato d’impresa va riguardata con la massima diffidenza, essendo codesta la più insidiosa forma contemporanea di cottimo.
L’estetizzazione della flessibilità
Come previsto da Marx assistiamo a un’accumulazione di miseria proporzionata all’accumulazione di capitale. L’accumulazione di ricchezza in uno dei poli è, dunque, al tempo stesso accumulazione di miseria, tormento di lavoro, schiavitù, ignoranza, brutalizzazione e degradazione morale al polo opposto, ossia dalla parte della classe subalterna che produce il proprio prodotto come capitale.
Ritorno al precariato
I mutamenti nell’organizzazione del lavoro volti a implementare la precarizzazione, in quanto appare la forma più adeguata a garantire un margine di profitto in una fase di crisi, provocano il venir meno di una visione prospettica del reale, in quanto tutto è appiattito in un’immediatezza priva di prospettive.
Alle origini di flessibilità e precariato
Nella configurazione attuale le modalità di organizzazione del lavoro flessibili e precarie hanno la loro genesi nel toyotismo, dal nome dell’impresa in cui sono stati sistematicamente sottoposti i fattori produttivi alla flessibilizzazione della produzione e della forza-lavoro secondo la logica del just in time.
Per una storia della flessibilità e del precariato
La flessibilità, all’interno del modo di produzione capitalistico, è stata funzionale alla diffusione del lavoro precario, favorendo la disarticolazione progressiva dei vincoli legali che regolano le condizioni di lavoro e i licenziamenti.
Dalla flessibilità al precariato
La forza-lavoro precaria ha un’occupazione irregolare e, dunque, da una parte è una componente dell’esercito industriale attivo, dall’altra è una componente dell’esercito industriale di riserva, definita stagnante in quanto tendenzialmente destinata a rimanere identica a se stessa.