Sabato 18 novembre, al Teatro Italia di Roma, alla convocazione del collettivo dell’ex OPG occupato Je So’ Pazzo hanno risposto in tanti: lavoratori garantiti, precari, attivisti, studenti. Quella fetta di paese che paga il conto della crisi e delle ristrutturazioni; giovani e anziani, uomini e donne, cittadini e stranieri privi di qualunque rappresentanza in grado di anche solo di ribadire che le cose, in questo paese, non vanno per niente bene e che nulla si sta facendo per soddisfare i bisogni della maggior parte della popolazione e mettere un freno alla crisi economica ed al degrado sociale e culturale che l’accompagna.
In questo vuoto di rappresentanza diventa indispensabile dare uno sviluppo politico alle lotte sociali che in questo teatro si sono finalmente incontrate per saldarsi: da chi lotta per la difesa del posto di lavoro a chi un lavoro non ce l’ha o ce l’ha precario, dai movimenti per la casa a quelli per l’integrazione di persone private di ogni diritto politico, sociale, umano.