Sabato 26 gennaio si è tenuta a Roma una manifestazione di solidarietà col popolo venezuelano ed il governo della Repubblica Bolivariana sotto attacco da parte dell'imperialismo statunitense e i suoi lacchè. Dopo aver boicottato i colloqui tra governo e opposizione, Washington ha innalzato il livello dello scontro ed ha spinto il presidente del parlamento Juan Guaidó ad autoproclamarsi presidente. Mentre gli Stati Uniti rapinano le risorse estere detenute dal legittimo governo venezuelano l'Inghilterra si rifiuta di consegnare le riserve auree detenute presso la banca d'Inghilterra dal legittimo governo venezuelano. Intanto l'Unione europea si accoda all'imperialismo yankee e manda un ultimatum: o ci saranno nuove elezioni oppure i governi del vecchio continente riconosceranno Guaidó. Con queste prese di posizione, l'imperialismo transnazionale ha gettato la maschera: non tollera più l'anomalia venezuelana che sta riuscendo nella difficilissima impresa di coniugare il processo di transizione verso il socialismo con il mantenimento dei diritti civili e del multipartitismo. Per questo, malgrado le elezioni siano sempre state regolari anche a detta degli osservatori internazionali occidentali, l'esperienza bolivariana deve finire. Per dire NO all'ennesimo golpe imperialista, la sinistra di classe è scesa in piazza e continuerà a farlo.
Mi autoproclamo presidente
- di Angelo Caputo
- 02/02/2019
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