UNIONE DEI PARTITI COMUNISTI – PCUS
L’Unione dei Partiti Comunisti – Partito Comunista dell’Unione Sovietica (UPC-PCUS) fu fondata nel 1993 per iniziativa del Secondo Congresso Straordinario dei Comunisti Russi. Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica ad opera di Mikhail Gorbaciov e l’avvento al potere di Boris Eltsin vengono messe fuori legge le organizzazioni politiche storiche dei comunisti in Russia e in tutti i Paesi sovietici, ma si compatta una rete d’opposizione che conta, fin dall’inizio, su un consenso ampio e trasversale. Questa opposizione, capeggiata dai firmatari della lettera pubblica “Una parola al popolo”, alcuni dei quali tenteranno anche il colpo di Stato per ristabilire l’URSS dopo il referendum del marzo 1991, riesce a fondare nel 1993 il Partito Comunista della Federazione Russa attorno al quale si uniscono i reduci della disgregazione sovietica.
Fuori legge furono subito messi i Partiti Comunisti dei Paesi baltici (solo in Lettonia sopravvive il Partito Socialista di Lettonia) e del Turkmenistan, dei quali l’UPC conserva tuttavia delle rappresentanze informali. Nel 2001 una scissione provocò la fuoriuscita in blocco delle delegazioni delle repubbliche baltiche e delle repubbliche asiatiche, oltre a scissioni negli altri partiti. Ugualmente nei partiti che sono fuoriusciti dall’UPC-PCUS nel 2001 si sono verificate scissioni di gruppi che hanno poi aderito all’Unione dei Partiti Comunisti.
Tra i principali membri dell’UPC, oltre al Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), vi sono il Partito Comunista di Bielorussia, il Partito Comunista d’Ucraina e il Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldavia.
I partiti membri dell’UPC dei Paesi aderenti al Consiglio d’Europa, all’interno dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa siedono nel gruppo confederale del GUE.