Una passione balcanica

Recensione di un importante libro di Giordano Merlicco: “Una passione balcanica. Calcio e politica nell’ex Jugoslavia dall’era socialista ai giorni nostri.” Edizione Besa Muci.


Una passione balcanica

Dopo che gli Europei di calcio hanno contrapposto gli Azzurri di Spalletti alla Croazia, riprendiamo tra le mani “Una passione balcanica. Calcio e politica nell’ex Jugoslavia dall’era socialista ai nostri giorni”, di Giordano Merlicco, storico, pubblicista, esperto di Balcani nonché, naturalmente, appassionato di pallone. Il libro ripercorre più di un secolo di storia balcanica attraverso il mondo del calcio; appartiene ad un genere di cerniera tra la sociologia sportiva e la storia politica. Merlicco descrive le vicende calcistiche della penisola balcanica dalla fine del dominio asburgico fino ai giorni nostri, passando per la lotta partigiana, il secondo dopoguerra, le trasformazioni degli anni 80 che preludono all’affermazione di un modello ultrà carico di implicazioni nazionaliste. Il calcio nei Balcani conserva ancora oggi un forte legame tra città, squadre e tifosi, con una ricca tradizione simbolica che trova espressione nei loghi dei club, seguiti dall’autore in tutte le loro vicissitudini storiche. Alcuni grandi momenti della storia del calcio balcanico fanno da sfondo all’intero libro. Tra questi, due episodi centrali a cavallo della dissoluzione jugoslava: la gloriosa vittoria della Coppa dei Campioni a Bari della Stella Rossa (1991), ultimo grande momento epico del calcio jugoslavo, e il famoso calcio di Boban a un poliziotto durante l’invasione di campo nella partita tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa, svoltasi poco dopo l’affermazione del movimento nazionalista croato di Tudman. Non a caso, quell’incontro è entrato nella mitologia del nazionalismo croato, pur fra una serie di manipolazioni e strumentalizzazioni minuziosamente documentate nel libro. Il tifo ultras è presentato città per città, squadra per squadra, fornendo chiavi di lettura storiche e sociologiche: dalla Torcida di Spalato, di chiara ispirazione brasiliana, ai celeberrimi Delije di Belgrado, fino ai Bad Blue Boys di Zagabria. Il movimento ultrà jugoslavo, benché tardivo rispetto al tifo organizzato europeo, cresce rapidamente, divenendo alla svolta dell’89-91 oggetto di “una battaglia per l’anima dei giovani”. Assorbendo sia la matrice inglese dello “scontro di strada” che quella italiana prettamente “coreografica”, il tifo plasma una sottocultura giovanile le cui premesse erano difficilmente rintracciabili nella Jugoslavia socialista degli anni 60 e 70. “Una passione balcanica” introduce il lettore alla comprensione delle esibizioni nazionaliste delle curve balcaniche, spiegando con dovizia di dati, documenti e interviste come le curve (in particolare serbe e croate) siano state massa di manovra al servizio di settori politici, riportando peraltro in auge un armamentario simbolico sepolto da tempo, come quello ustascia, per i croati, e quello cetnico per i serbi. I tre capitoli finali offrono uno spaccato di tre casi specifici: Croazia, Serbia e Bosnia Erzegovina. Impareggiabile la cronaca dei primi momenti dell’assedio di Sarajevo, in bilico tra eventi calcistici e militari. Ma a nostro giudizio è il caso croato quello più interessante. Il volume non a caso si sofferma sulla figura del presidente Tudman, tratteggiata nella sua lunga traiettoria di intersezioni tra calcio e politica, dagli esordi, come giovane generale al vertice del Partizan di Belgrado (1958-1962), fino all’ascesa al potere a Zagabria, dove si premurò subito di creare una nazionale croata, mentre ancora era viva e vegeta quella jugoslava, unica peraltro a godere del riconoscimento di UEFA e FIFA. Del resto il legame tra sport e politica non è un’esclusiva balcanica, dato che, come spiega Merlicco, esso interessa vari contesti, a cominciare dal Sudamerica, dove brillano i casi dell’Argentina al mondiale del 1978 e della guerra tra El Slavador e Honduras. In conclusione, vogliamo unirci a Dejan Savicevic, che nella prefazione spiega che “Passione balcanica” è sì un testo sullo sport, ma anche una dimostrazione della complessità delle dinamiche politiche e sociali.

25/06/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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Vieri Mosco

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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