Ennio di Giuseppe Tornatore, documentario, Italia, Belgio, Cina e Giappone 2021, 6 candidature ai David di Donatello, tra cui miglior film e miglior regia, voto: 7+; il meno quotato ma presumibilmente il più meritevole alla vittoria del premio non solo per la miglior regia, ma per il miglior film italiano. Del resto si tratta del film migliore, o quantomeno meno peggio, tra i film italiani che abbiamo avuto modo di vedere quest’anno. Il film riesce a essere interessante, emozionante, ottimamente orchestrato e a lasciare anche qualcosa di significativo su cui riflettere lo spettatore. Anche perché intelligentemente ci si concentra e si documenta più l’opera che il suo artefice. In tal modo anche i non addetti ai lavori ampliano la loro conoscenza musicale e la capacità di godimento estetico. Il film porta inoltre a ragionare sulla necessità di trovare il giusto equilibrio fra l’esigenza per l’intellettuale di mantenere una connessione sentimentale con il proprio popolo, la necessità per chi non è ricco di famiglia di mantenersi con il proprio lavoro e l’esigenza di non svendere e ridurre a merce l’arte, introducendo a tutti i livelli elementi di complessità nelle composizioni anche le più mercificate. D’altra parte, purtroppo non si analizza adeguatamente in Ennio come questo valido compromesso, che ha reso grande l’opera di Morricone, derivi anche da un certo opportunismo e da una capacità camaleontica di tenere insieme il diavolo e l’acqua santa, tipica del democristiano del tempo, che naturalmente, non era né particolarmente democratico, né particolarmente cristiano.
Marilyn ha gli occhi neri di Simone Godano, con Stefano Accorsi e Miriam Leone, commedia, Italia 2021, voto: 7-: commedia umoristica godibilissima incentrata su una problematica sostanziale, ovvero sulla volontà di riscatto di persone che, in quanto afflitte da gravi problemi psicologici, sono ritenute un pericolo per la società. Per quanto gli attori e, in particolare, i protagonisti sono bravi e il film è al contempo divertente, commovente e lascia qualcosa su cui riflettere allo spettatore, ha il difetto di essere troppo idealista, dando l’impressione che sia possibile in modo piuttosto semplice superare le barriere e i pregiudizi inevitabilmente presenti in una società imperialista.
I fratelli De Filippo di Sergio Rubini, drammatico, Italia 2021, ha ottenuto 6 candidature ai David di Donatello, voto: 6,5; discreto film che fa da controcampo, per quanto in modo un po’ unilaterale, all’altrettanto unilaterale film di Mario Martone che racconta una parte della stessa storia dal punto di vista di Scarpetta: Qui rido io. Il film narra tutte le traversie dei figli naturali di Scarpetta per affermarsi, nonostante tutte le difficoltà dovute alla loro condizione e al loro tentativo di innovare profondamente la commedia. Il limite principale del film è accentuare in modo troppo unilaterale la volontà di rivalsa dei De Filippo per le umiliazioni subite dal padre padrone Scarpetta.
A Chiara di Jonas Carpignano, drammatico, Italia 2021, 6 candidature ai David di Donatello, 3 candidature a Spirit Awards, voto: 6,5. Film italiano che si occupa, finalmente, di una questione sostanziale come il radicamento della malavita organizzato nel tragico contesto economico e sociale dell’Italia meridionale. La tragedia ha anche un'adeguata catarsi, superando l’ottica sociologica e positivista. Peccato che l’impostazione del film resta improntata a un naturalismo documentaristico e non si sviluppa in senso realistico e tantomeno socialista.
La terra dei figli di Claudio Cupellini, drammatico, fantascienza, Italia 2021, distribuito da 01 Distribution, voto: 6,5; in controtendenza rispetto alla media dei film italiani, La terra dei figli non teme di confrontarsi con una tematica sostanziale, evitando le facili cadute nella vulgata postmoderna. Anche i consueti toni grotteschi sono in questo caso giustificati dall’ambientazione post apocalittica, che consente di sviluppare un plot interessante anche con pochi mezzi economici. Certo, al solito, il film pur non nutrendo dubbi sul fatto che il modo di produzione capitalista non potrà che produrre una spaventosa crisi di civiltà, non si riesce nemmeno a immaginare l’unica reale soluzione, ossia la transizione al socialismo. Significativo il fatto che, per quanto modesta, la tragedia contempli come sua necessaria coronazione una catarsi che indica nella direzione di una prospettiva di superamento dell’esistente – ovvero dello spietato mondo post apocalittico – per quanto su di un piano ancora minimalista.
La scuola cattolica di Stefano Mordini, drammatico, Italia 2021, voto: 6; film che denuncia a ragione la violenza, il filisteismo, la depravazione, il nichilismo della classe dominante, ma che perde di vista la denuncia dei suoi settori più reazionari, ovvero dei nazi-fascisti autori della strage in questione. Dunque se da una parte fa certamente bene il film ad allargare lo sguardo e a mettere in questione l’intera classe dominante e le sue scuole private e confessionali, poi omette in modo assurdo la denuncia della matrice nazi-fascista degli esecutori della violenza cieca e terroristica degli oppressori e le complicità che hanno loro generalmente permesso di farla franca.
Freaks out di Gabriele Manetti, drammatico, Italia e Belgio 2021, voto: 5; fra i film italiano più ingiustamente sopravvalutati dell’anno, si aggiudica ben sedici candidature ai David di Donatello ed è osannato anche dalla critica della (a)sinistra e sedicente comunista. Il film non si discosta dal pensiero unico dominante nel cinema italiano contemporaneo ovvero il grottesco. Per cui non si fa altro che rimestare nel torbido e ciurlare nel manico con una serie di luoghi comuni ormai davvero insostenibili come quello del circo. Naturalmente se questi sono i giovani registi emergenti, è evidente cosa possiamo attenderci dal futuro, se non ripartirà il conflitto sociale dal basso.
Diabolik di Marco e Antonio Manetti, drammatico, Italia 2021, il film ha ottenuto 11 candidature a David di Donatello, voto: 4,5. Per quanto Diabolik sia una merce dell’industria culturale decisamente ben confezionata rispetto ai mediocrissimi livelli della produzione italiana, si tratta di un film davvero riprovevole. Come il vergognoso fumetto cui si ispira vi è una apologia dell’anarchia individualista e ultra liberista per cui ogni mezzo diviene legittimo, anche i più criminali, per poter accrescere il proprio profitto privato. Per cui allo stato di diritto si contrappone, con una posizione di ultra estrema destra, la mera legge del più forte, la legge della giungla. Siamo all’esaltazione acritica della popolarizzazione più rozza e alla matriciana del superomismo nietzschiano.
L’arminuta di Giuseppe Bonito, drammatico, Italia 2021, voto: 4,5; il film ha avuto ben tre candidature ai David di Donatello del tutto ingiustificate, in particolare quella per la migliore sceneggiatura non originale e per la migliore interprete di un personaggio secondario. Il film, senza approfondire il contesto storico e sociale, presenta la realtà in modo del tutto schematico, manicheo e privo di dialettica, finendo per annoiare.
7 donne e un mistero di Alessandro Genovesi, commedia, Italia 2021, voto: 4+; ennesimo remake di un film straniero, si tratta di un prodotto dell’industria culturale totalmente insipido e decisamente noioso. Il film è del tutto privo di elementi sostanziali, come commedia è priva di mordente, né il “mistero” genera sufficiente suspense.
Re Granchio di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, drammatico, Italia, Francia e Argentina 2021, voto: 1,5; film vergognosamente candidato a miglior film italiano di un regista esordiente e altrettanto incomprensibilmente esaltato dall’unico quotidiano sedicente comunista italiano, Re Granchio – come ormai di consueto nel panorama davvero imbarazzante del cinema italiano – è tutto improntato e schiacciato sull’autocompiacimento per il grottesco. Se questi sono i migliori registi esordienti italiani c’è veramente da temere per il futuro.