Reggio Emilia è ancora rossa. In un territorio in cui sono ancora presenti, nonostante i tempi, movimenti interessanti e centri di aggregazione ed elaborazione culturale, si inserisce un seminario nazionale sulla valutazione che si terrà il prossimo 2 Aprile presso l’Università degli Studi di questa attiva cittadina emiliana.
di Renata Puleo*
Il Gruppo NoINVALSI da circa due anni svolge un lavoro di controinformazione relativo alle pratiche avviate dall'Istituto che in Italia si occupa di valutazione delle competenze degli alunni nella scuola primaria e secondaria. E non solo, visto che elabora gran parte dei documenti programmatici che diffondono iniziative di più ampio spettro, come ad esempio il report sulle procedure di autovalutazione delle scuole di ogni ordine e grado e quello sul recente avvio della cosiddetta valutazione esterna.
Negli anni, ormai un lungo decennio, l’INVALSI si è mantenuto al margine di ogni discussione a livello parlamentare sulla sua funzione, in obbedienza assoluta alle indicazioni provenienti dal consesso europeo sulle politiche scolastiche, di fatto costituendo la sede di elaborazione degli indirizzi ministeriali, agendo da motore di trasformazione profonda delle finalità, degli obiettivi, delle metodologie che caratterizzano la scuola pubblica nel nostro paese.
La torsione rispetto alla funzione della scuola dettata dalla Carta Costituzionale si è resa evidente nella recente riforma La Buona Scuola (legge 13 luglio 2015 n.107). La verticalizzazione dei processi di governo con l’eliminazione degli aspetti consiliari e cooperativi nella formazione delle decisioni, l’asse costituito da “valutazione-in-uscita/valutazione-dei-docenti/valutazione-delle- singole-istituzioni/premialità”, realizza il disegno dell’autonomia scolastica voluto dal Ministro Berlinguer, secondo le peggiori aspettative. Il paradosso di questa autonomia, disegnata all'interno del più vasto panorama culturale, sociale e politico neoliberista, in cui la scuola occupa un posto importante, è di aver prodotto un di più di controllo centralizzato e di burocratizzazione dei processi. L’INVALSI, di questa progressiva sottrazione di democrazia partecipata, costituisce un elemento portante.
I dispositivi dell’INVALSI si possono disporre su due piani, in collegamento organico fra loro:
- l’aspetto tecnico, relativo all'uso del test come forma di valutazione sedicente oggettiva delle abilità e delle competenze;
- l’aspetto politico che caratterizza questa metodica, relativamente alla pratica di controllo e di messa a valore del capitale umano, tipica del progetto sociale neoliberista a cui si accennava più su.
Se per il primo aspetto non mancano più le evidenze sperimentali del fallimento, per il secondo, oltre la potente produzione di pensiero a livello internazionale, esiste un “thinks tank” nostrano, un gruppo molto forte di suggeritori particolarmente interessati ad un processo di marginalizzazione, di privatizzazione, di trasformazione in luogo di produzione di consenso della scuola pubblica. La Fondazione Agnelli, l’Associazione TreeLLLe, legate ai gruppi confindustriali, La Compagnia di San Paolo dai notevoli, per entità e qualità, interessi in ambito finanziario, Comunione e Liberazione forte di anni di governo-ombra in Lombardia, costituiscono il club, il centro-studi che ha alimentato la scrittura de La Buona Scuola. Il tecnicismo tipico del mondo finanziario si sposa con l’inossidabile interesse a formare le giovani generazioni proprio del totalitarismo cattolico.
Chiaramente il rischio di lavorare su un terreno già conquistato, è da noi particolarmente avvertito. Per questo cerchiamo di moltiplicare gli sforzi per marcare il territorio mediante diffusione di materiali attraverso la rete, l’organizzazione di seminari, la partecipazione ad assemblee e la ricerca di spazi di condivisione con altre realtà impegnate a contrastare il modello di educazione e formazione elaborato dal governo.
Nel caso dell’iniziativa progettata a Reggio Emilia il 2 aprile prossimo, abbiamo intrecciato l’impegno politico del nostro gruppo con affinità amicali e ideali. Reggio Emilia, malgrado patisca la corrente asfittica che caratterizza la vita sociale italiana anche nelle regioni da sempre più combattive, presenta una realtà di movimenti estremamente interessante. Casa Bettola, casa cantoniera occupata, e la comunità Arsave, costituiscono due attivissimi laboratori di contro-cultura e di impegno a tutto tondo. Fare della città un luogo da declinare al contrario (nell’antico dialetto emiliano, l’arsave è un parlare al rovescio) rispetto alle scelte politiche ufficiali, legare al territorio chi ci è nato e chi ci è arrivato, ragionare sulla scuola e su tutto ciò che può essere ripreso dal basso come patrimonio comune, rientra fra gli scopi di questi due importanti centri di aggregazione e di elaborazione culturale, in legame con altre esperienze analoghe a Napoli, a Milano (movimenti per l’acqua pubblica, per la casa, per gli spazi sociali, per proseguire il lavoro NoEXPO). Non è un caso che vi operino tanti insegnanti legati al sindacalismo di base e persone che sanno che gli spazi urbani, la scuola, il lavoro, sono luoghi da contendere al capitale, anche sul piano dell’elaborazione dl consenso e dunque della comunicazione, oggi sempre più difficile da sottrarre ai media, prezzolati, imbavagliati. Si tratta di un impegno politico complesso non solo per ritorno in campo, soprattutto in ambito etico, di nuovi crociati, ma anche per l’involuto percorso dell’ex sinistra storica.
Al percorso che ha portato al seminario hanno prestato il loro appoggio anche l’Associazione Scuola della Repubblica e il CESP, centro studi del sindacato Cobas-Scuola. Entrambi hanno partecipato al percorso di presentazione della Legge di Iniziativa Popolare sulla scuola (LIP) e fanno parte del Comitato promotore per il referendum abrogativo della legge 107/2015.
Come si evince dal programma del seminario, viene mantenuto l’impianto del doppio sguardo, quello sui dispositivi come aggregati di pratiche e discorsi sulla valutazione, anche a livello universitario (qui il corrispettivo dell’INVALSI è l’ANVUR), e quello sul retroterra economico-politico che quei discorsi e quelle pratiche giustifica.
*Gruppo NoINVALSI Roma