“Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti” – Canzone del Maggio, De Andrè.
Oltre ventiseimila le persone assistite dal Servizio nazionale della Protezione Civile in seguito alle forti scosse di terremoto che hanno colpito il territorio dell'Italia centrale il 24 agosto, il 26 ottobre e il 30 ottobre.
Nessuna previsione. “Non siamo in grado di prevedere quando e come tale sequenza sismica andrà a scemare, né possiamo in linea teorica escludere altri terremoti forti come e più di quelli avvenuti fino ad oggi in aree adiacenti a quelle colpite in questi mesi” afferma il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria.
Secondo il Cnr “se da una parte questa sequenza è fortemente preoccupante, dall’altro lato la propagazione laterale fa sì che si verifichino una serie di terremoti forti ma non fortissimi. Molto peggio sarebbe se tutti questi segmenti della facomunicaglia (Amatrice, Visso, Norcia) si fossero mossi tutti insieme generando un terremoto di magnitudo almeno 7.0”. Quello che ha generato i terremoti nel reatino e tra le province di Perugia e Macerata è un sistema di faglie molto complesso. “Se studiamo la faglia di Sant’Andrea, che attraversa la California per 1.300 chilometri, sappiamo di trovarci di fronte a un oggetto continuo - secondo Gianluca Valensise, coordinatore del comitato di gestione dei progetti sismologici dell’Ingv -. Quando lungo quella faglia avviene un terremoto, ad attivarsi sono porzioni diverse dello stesso sistema. Studiare faglie frammentare come quelle dell’Appenino è invece completamente diverso”.
Scissure piccole, ma “collegate fra loro in un rapporto dinamico”, che è poi ciò che ha dato il via alle ultime sequenze telluriche. L’“effetto domino” di cui si parla sta tutto qui. “Va però detto che se da una parte questa sequenza è preoccupante, dall’altro lato la propagazione laterale fa sì che si verifichino una serie di terremoti forti ma non fortissimi - prosegue Messina -. Molto peggio sarebbe se tutti questi segmenti della faglia si fossero mossi tutti insieme, generando un terremoto di magnitudo pari almeno a 7.0”.
Assodato che un sisma non possa essere previsto occorre quindi, una riflessione strategica del ‘Governo’ e di tutta la comunità italiana. In primis, la programmazione di interventi su tutte le zone esposte a maggiori rischi che permettano quanto meno di limitare l'entità delle possibili distruzioni. Per non parlare della cartografia Geologica del Paese che incredibilmente è ferma da anni. Ed è ovvio che per un piano straordinario ad hoc occorrono grandi investimenti e un cambio di marcia nella loro utilizzazione. Ed è presto fatto: ci pensa il buon Renzi e la sua politica salottiera reggicoda dai tempi del re.
Parola d’ordine, ricostruire. Parole che riecheggiano come un mantra. Ai microfoni dell’Ansa, in un’intervista apparsa lo scorso mercoledì 2 novembre, il rottamato Renzi ha steso parole rassicuranti. "Non sarà una sfida facile, non sarà una sfida breve - ha scritto il premier Renzi -. Ci vorrà del tempo, ci vorrà tanta fatica. Ma l'Italia è più forte della fatica. Noi ricostruiremo tutto". "Se dopo un terremoto 6.5 a distanza di qualche ora siamo a riflettere sui moduli abitativi, sul come riaprire le stalle, su come garantire la permanenza in loco di chi vuole restare anche nelle prossime settimane in attesa delle casette di legno significa che nel disastro è accaduto un mezzo miracolo. E che la macchina dell'emergenza ha funzionato una volta di più. Grazie a tutti quelli che si stanno prodigando: siete motivo di orgoglio per il nostro Paese". Belle parole, rincuoranti di certo, ma si rischia ancora una volta di fare pura demagogia. Si sa che l’Italia sul fronte dei disastri non brilla di operosità e prevenzione. Vedesi l’Aquila: a sette anni dal sisma, la città è ancora un cantiere a cielo aperto del governo: i finanziamenti sono arrivati a singhiozzo e i contributi sono stati destinati soprattutto a rimettere in sesto gli immobili destinati ad abitazione principale, lasciando così fuori gran parte delle seconde case, degli uffici e delle attività commerciali.
Le misure a sostegno. Dopo il violento sisma di Amatrice del 24 agosto 2016, l’11 ottobre è stato approvato il decreto che prevedeva la sospensione dei termini di pagamento e di adempimenti tributari e l’estensione dei Fondi Sisma bonus per la ricostruzione anche delle seconde case per i non residenti. Decreto esteso anche per il recente sisma che ha messo di nuovo in ginocchio le aree martoriate: tale decreto conterrà i fondi necessari alla ricostruzioni dei Comuni danneggiati.
Si parla di un fondo di circa 40 milioni di euro in favore del Dipartimento della Protezione Civile per finanziare lo stato d’emergenza.
Indagine su crolli. Al di là dei fondi, la situazione rimane e permane pressoché ristagnante e nel quale fa capolino il problema numero uno che come da copione fa da sfondo ad ogni tragedia: la speculazione edilizia ‘selvaggia’ e lo sciacallaggio politico ai danni. Della serie paga Pantalone. Appurato che siamo il Paese più corrotto d’Europa, nella pseudo - ricostruzione delle aree terremotate l’ombra dell’illegalità è sempre in agguato. Ad Amatrice - la città più colpita dal sisma del 24 agosto scorso- un edificio su due è inagibile. È quanto messo in luce da una prima mappatura fatta dai Vigili del Fuoco che all’indomani del sisma ha lavorato senza sosta tra le macerie. Le Procure di Rieti e Ascoli Piceno hanno aperto non a caso due inchieste proprio per decidere se ci siano responsabilità umane in crolli 'anomali' di alcuni edifici. Materiali usati per le costruzioni - cemento, sabbia, mattoni - ma anche i criteri seguiti nella realizzazione degli edifici più recenti, crollati o lesionati per il terremoto: si occuperà di tutto questo l'inchiesta aperta dalla procura di Rieti. C'è anche un'ipotesi di reato, disastro colposo, alla quale, se emergeranno responsabilità specifiche, potrà aggiungersi anche quella di omicidio colposo. E non è tutto. Accanto a quella di Rieti, quella aperta dalla Procura di Ascoli Piceno per il fronte marchigiano del terremoto e quella di Spoleto volta ad accertare presunti finanziamenti illeciti per la ricostruzione dopo i crolli in Valnerina causati dagli ultimi terremoti, sia quello del 26 ottobre, quello del 30 e quello di agosto.
La bufala sulla magnitudo. Ed è solo l’ennesimo esempio - o meglio scempio - di un fenomeno tutto italiano dove la responsabilità politica e morale viene meno e le conseguenze, come una spada di Damocle, ricadono sui poveri cittadini. E dulcis in fundo, la bufala rimbalzata nel web a poche ore dal recente sisma in cui si parlava di una scossa di magnitudo pari a 7.1. Non la fandonia dei ‘maghi’ e della ‘previsione postuma’ delle scosse, ma una svista che ravvisa tanto di teoria del complotto secondo la quale una legge dello stato garantirebbe i risarcimenti solo per i danni generati da terremoti con magnitudo superiore a 6 sulla scala Richter, motivo per il quale la suddetta magnitudo sarebbe stata affettatamente abbassata a 5,9 per le scosse che hanno colpito Amatrice e dintorni. Una panzana di notevole entità che implica una totale ignoranza delle più basilari conoscenze di sismologia.