Italicum: una truffa al quadrato

L'Italicum è legge dello Stato. L'iter di questa legge elettorale, talmente antidemocratica da non avere eguali in nessun altro Paese al mondo, ha superato l'ultimo scoglio. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha apposto la sua firma di garante della Costituzione due giorni dopo l'approvazione alla Camera, il 6 maggio.


Italicum: una truffa al quadrato Credits: @zak_says

Dall’iter di “approvazione forzata”, ai contenuti antidemocratici, passando per i precedenti storici: la nuova legge elettorale sferra un nuovo e violento attacco alla Costituzione Repubblicana e alla democrazia del nostro Paese. E va fermata, il prima possibile. Come spiegano anche i promotori del Coordinamento Democrazia Costituzionale. 

di Beatrice Bardelli

L'Italicum è legge dello Stato. L'iter di questa legge elettorale, talmente antidemocratica da non avere eguali in nessun altro Paese al mondo, ha superato l'ultimo scoglio. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha apposto la sua firma di garante della Costituzione due giorni dopo l'approvazione alla Camera, il 6 maggio. Senza battere ciglio, senza porre note o osservazioni, secondo fonti del Quirinale citate dalle agenzie di stampa. Noi non ci eravamo illusi. Conoscendo la tattica del premier Renzi, sapevamo che non avrebbe mai puntato su una figura a lui "nemica" quando lo scelse per rappresentare la più alta carica dello Stato, nonostante Mattarella fosse stato giudice della Corte Costituzionale ai tempi in cui questa bocciò il Porcellum. Ma Mattarella non è Scalfaro, che si oppose con forza alle pretese di Berlusconi, dicono da più parti. 

D'altro canto, anche Ciampi firmò il Porcellum ed ora è senatore a vita...Comunque, meraviglia che un presidente della Repubblica abbia avallato non solo il testo della legge ma i metodi usati da Renzi (in aperta violazione dei regolamenti e della stessa Costituzione, che hanno fatto rivoltare nella tomba i nostri Padri Costituenti) per vincere la "sua" partita camuffata con slogan tipo "il governo è nato per fare le riforme", o ancora "ho mantenuto la mia promessa agli italiani".
Ma di quale promessa parla, dal momento in cui gli italiani non hanno mai votato Renzi, il quale ci è stato imposto da Napolitano per completare la terna dopo Monti e Letta? "Io sono Presidente del Consiglio senza essermi candidato alle elezioni, per scelta del Presidente della Repubblica, e parlamentare, è un controsenso" ha avuto il coraggio di dire Renzi. Ma rinfreschiamoci la memoria storica. L'idea dell'Italicum nasce con il Patto del Nazareno tra Berlusconi e Renzi nel gennaio 2014 prima che questi diventasse premier. Durante l'iter parlamentare la prepotenza egemonica di Renzi ha eliminato tutte le voci dissidenti all'interno del suo partito, in barba all'art. 67 della Costituzione che garantisce la libertà di scelta dei parlamentari "senza vincolo di mandato". Cominciò dal Senato. Dalla Commissione Affari costituzionali, prima, quando cacciò via Mineo e Chiti contrari alle riforme costituzionali, nel giugno 2014, e poi nell'Aula, il giorno delle votazioni dell'Italicum, quando, grazie al senatore Esposito, fu utilizzata una procedura anomala ed illegittima, inventata di sana pianta e passata alla storia come Emendamento Esposito. Ovvero, il trucco di far votare un emendamento riassuntivo dei punti rilevanti della proposta di legge elettorale, anteponendolo all'articolo 1 dell'Italicum. In un colpo solo, furono eliminati 35.000 emendamenti e tutte le voci dissidenti. Con la benedizione del presidente del Senato, Grasso. Poi Renzi si occupò personalmente della Camera come si trattasse di casa sua. 

A fine aprile è successo quello che non era mai successo in 70 anni di vita democratica nel nostro Paese. In Commissione Affari costituzionali Renzi ha sostituito di forza 10 deputati di minoranza PD che si sono rifiutati di votare il mandato al relatore in ottemperanza all'art. 67 della Costituzione. Poi, è passato all'Aula, dove ha chiesto la fiducia sugli articoli 1, 2, 3 e 4 della legge elettorale prima di arrivare alla sua votazione finale. Perché questa mossa? “Per impedire che il Parlamento esercitasse il suo potere di emendamento” – spiega il magistrato Domenico Gallo, promotore del Coordinamento Democrazia Costituzionale che riunisce tutte le associazioni della società civile che difendono la Costituzione e che ha organizzato un presidio davanti a Montecitorio il giorno del voto alla Camera, il 4 maggio. 

"Renzi ha censurato il potere residuo del Parlamento con un atto di arroganza incredibile che non riguarda l'indirizzo politico ma le regole della democrazia, allo scopo di modificare la natura stessa delle istituzioni rappresentative – continua Gallo – . Con l'Italicum non si sceglieranno più i propri rappresentanti ma si sancirà l'investitura di un capo politico e di un gruppo dirigente sul cui altare verrà sacrificato definitivamente l'art. 3 della Costituzione che garantisce l'uguaglianza dei cittadini. La Costituzione è stata scritta per organizzare le decisioni di una pluralità ma con l'Italicum non deciderà più la maggioranza del popolo ma una minoranza il cui voto peserà 3 volte il voto degli altri".
Infatti, se al primo turno otterrà il premio di maggioranza (340 seggi su 630) la lista che otterrà il 40% dei consensi, in caso di non raggiungimento di tale quota-consensi si andrà al ballottaggio tra le due liste che hanno ottenuto più voti. In questo caso non sono previste né una soglia minima di consensi né tantomeno un quorum dei partecipanti al voto. In questo modo si permetterà a chi vince anche di un solo voto di ottenere centinaia di seggi in più. "E potrebbe vincere anche un partito come la Lega, palesemente fuori dalla Costituzione per i principi che predica e la cultura che esprime” – ipotizza Gallo. 

L'Italicum è passato con 334 voti (il Porcellum con 323, n.d.r.), 61 contrari e 4 astenuti in un'aula miseramente vuota ed entrerà in vigore il 1° luglio 2016 quando, secondo i piani di Renzi, sarà completata la riforma costituzionale che prevede un Senato di nominati, non più eletti dai cittadini. Ma mai, nella storia della nostra Repubblica, una riforma elettorale era stata imposta con il voto di fiducia, per di più in un Parlamento delegittimato perché mai eletto dai cittadini e composto unicamente da nominati dei partiti in base al Porcellum, dichiarato incostituzionale nel gennaio 2014. L'unico precedente risale al periodo fascista e fu la legge Acerbo del 1923 che passò con il voto di fiducia imposto da Mussolini con 336 presenti in aula di cui 178 a favore e 157 contrari. L'Italicum nasce dalla stessa esigenza che aveva ispirato la legge Acerbo che fu voluta da Mussolini per liberarsi del ricatto di partiti e partitini in coalizione ed assicurare al partito fascista una solida maggioranza parlamentare. Così, nel 1924, non ci fu più nessuna coalizione ma un solo partito padrone. "L'Italicum è la legge del partito unico ma è anche una Legge truffa al quadrato – spiega ancora Gallo – perché quella dava il premio di maggioranza a chi aveva già ottenuto il 50+1 dei voti in coalizione. Ci furono grandi proteste e per fortuna il premio di maggioranza non scattò, la legge fu abrogata ed il Parlamento reintrodusse il sistema elettorale proporzionale. Oggi dobbiamo impegnarci di nuovo a fermare questa legge. Subito". 

Come spiega anche l'avvocato Felice Besostri - che ha fermato il Porcellum insieme ai colleghi Claudio Tani e Aldo Bozzi e che fa parte del Coordinamento Democrazia Costituzionale che si è riunito giovedì 7 maggio per prendere una decisione comune per evitare che la nuova legge trovi concreta applicazione - due sono le possibilità: ricorrere al referendum abrogativo e/o procedere immediatamente ad una contestazione giudiziaria per rimandare la questione alla Corte Costituzionale. 

"Ma non dobbiamo ripetere gli errori che abbiamo fatto con il Porcellum rivolgendoci ad un solo Tribunale – aggiunge l'avv. Besostri – dovremo presentare, invece, ricorsi presso tutte le sedi di Corte d'Appello per tentare di ottenere una pronuncia di incostituzionalità dalla Corte Costituzionale. E questa volta il ricorso alla Consulta non dovrà essere solo una iniziativa tecnica ma una iniziativa politica unitaria e nazionale che dovrà essere sostenuta da un forte movimento di opinione". I due strumenti non sono alternativi, hanno detto a Roma i membri del Coordinamento Democrazia Costituzionale. 

Tuttavia, per quanto riguarda lo strumento referendario, i referendum potrebbero essere due, per problemi di date. "Un quesito tendente ad abrogare completamente la legge sarebbe ammissibile solo se il voto referendario avvenisse entro il 1° luglio 2016, cioè prima della sua entrata in vigore, perché la cancellazione dell'Italicum lascerebbe in vigore la legge risultante dalla sentenza 1/2014. Ma per arrivare al voto entro il 1° luglio sarà necessario raccogliere le 500.000 firme entro settembre 2015. Dopo tale data sono possibili solo abrogazioni parziali” – riporta Francesco Baicchi, coordinatore della Rete per la Costituzione. Ma bisogna studiare bene i quesiti giusti per la richiesta di referendum che potrebbero essere quelli già evidenziati da altri costituzionalisti e che troverebbero un terreno unificante di adesioni, come la richiesta di eliminare il ballottaggio e i capilista bloccati per reintrodurre le preferenze valide per tutti, ma anche la questione del premio di maggioranza e le soglie di accesso. 

Comunque, l'assemblea del Coordinamento ha deciso che, per le cancellazioni parziali, verranno presentati più quesiti, separatamente, in modo che la dichiarazione di inammissibilità di uno o più di essi non blocchi completamente l'iniziativa. Bisogna in tutti i modi evitare una caduta di tensione sull'argomento - è stato detto- mobilitandosi a livello locale per informare e sollecitare l'attenzione dell'opinione pubblica; per questo verrà organizzata a breve una iniziativa pubblica aperta alle forze politiche per verificare le convergenze sui vari strumenti proposti. Intanto Domenico Gallo invita tutti, a cominciare dai nostri lettori e lettrici, ad aderire al Coordinamento per la difesa della nostra Costituzione al link: http://coordinamentodemocraziacostituzionale.net/aderisci-al-coordinamento-per-la-democrazia- costituzionale/ 

09/05/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: @zak_says

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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