Sabato 6 aprile si è svolta a Verona un’assemblea sul tema della autonomia differenziata a cui hanno partecipato quasi tutti i movimenti della scuola operanti sul territorio, i rappresentanti di alcuni sindacati di base e confederali. il primo dato che mi ha colpito nelle primissime relazioni degli invitati è stato il percorso di segretezza e disinformazione attraverso cui si sono svolte le trattative tra lo stato e le tre regioni coinvolte nel processo di trasferimento delle competenze dallo Stato, appunto, alle Regioni. Una trasformazione radicale dell'organizzazione di un’istituzione importantissima per la Repubblica Italiana come la scuola, ma anche di altri settori, avviene senza un dibattito profondo ed articolato nel paese, bensì nelle stanze segrete della Conferenza Stato-Regioni, seguendo le logiche meschine degli amministratori che puntano ad avere un pò più di soldi per se stessi e per le proprie clientele, dentro quella logica del potentato locale, della commistione profonda tra interessi locali privati ed amministrazioni territoriali su cui si alimenta in maniera potentissima il sistema di corruzione.
È stato solo il lavoro oculato, meticoloso di pochissimi giornalisti e di qualche attivista che ha portato alla conoscenza dell'opinione pubblica le bozze degli accordi tra lo Stato e le tre Regioni coinvolte - Emilia Romagna, Veneto e Lombardia - intorno al trasferimento di una serie di materie di competenza, tra cui la scuola, dallo Stato alle Regioni. Dal lavoro di divulgazione delle bozze si è passati al percorso di informazione e mobilitazione, di cui l'assemblea di Verona è un momento, che mostra delle grandi potenzialità ma anche delle difficoltà oggettive.
La prima delle difficoltà è rappresentata dalla mancanza dI informazione, dovuta anche ad una celata contraddizione all'interno della compagine governativa ed alla paura, da parte della Lega, di una forte mobilitazione, a partire dalla scuola, intorno a questo tema. Un risultato importante, ed una tappa importantissima di questo percorso, è rappresentato dallo sciopero di tutti i sindacati confederali e dei più rappresentativi sindacati di base il 17 maggio. Nonostante l'unità sindacale e nonostante le molteplici assemblee che si stanno svolgendo nelle scuole in tutta Italia il percorso per la riuscita dello sciopero non è affatto semplice per diverse motivazioni.
Il primo è legato all'informazione pubblica, l'occultamento del dibattito per ragioni elettorali implica la creazione del dibattito a partire dalle scuole senza che nulla fuoriesca dai mezzi d'informazione, in secondo lo sciopero dovrebbe essere generale poiché implica una trasformazione generale dell'organizzazione dello Stato ed una diversa gestione del fisco e delle risorse disponibili. I sindacati in questo momento, sia per difficoltà proprie organizzative sia per concezioni politiche - una parte consistente delle confederazioni hanno sostenuto, in passato la riforma del titolo V della Costituzione varata dal centrosinistra nel 2001 - non sono in grado di indire uno sciopero generale contro la regionalizzazione, dunque la scuola si assume il compito di portare il tema della regionalizzazione e la protesta contro questi accordi agli occhi dell'opinione pubblica. D’altronde, non va dimenticato, la regionalizzazione è stata negoziata e portata avanti dal governo Gentiloni, dunque dal Pd, ancora molto forte ed influente nelle burocrazie dei principali sindacati confederali.
Inoltre c’è il rischio strumentalizzazioni in vista delle elezioni europee del 26 maggio - ed il vergognoso documento filoeuropeista dei sindacati confederali che invita a votare le forze che sostengono più Europa lo conferma - ma il tema della regionalizzazione esiste e non può essere affrontato con mobilitazioni solitarie ed autoreferenziali. Al contrario, lo sciopero di tutti i sindacati della scuola su questo tema ci permette di costruire un’importantissima battaglia contro le forze reazionarie ed ultraliberiste di questo paese - a partire dalla Lega - smascherando agli occhi dell'opinione pubblica e dei settori popolari la continuità delle proposte del Carroccio con la cultura liberista e privatizzatrice, foriera di tutte le disuguaglianze di questo paese ed in perfetta continuità con le politiche dei governi precedenti.