Martedì 26 marzo alle ore 16 Emanuele Palumbo, in arte Geolier, ha incontrato i giovani di Scampia nella sede dell’università Federico II di Napoli di Scampia, che è stata inaugurata il 17 ottobre del 2022. Ha risposto alle domande dei ragazzi ed è stato presentato da Pier Luigi Razzano del laboratorio radiofonico dell'università, F2 Radio Lab.
Geolier è un rapper: termine che deriva da rap, acronimo inglese di “rhythm and poetry”, che è stato inventato dal cantante di colore Joe Tex, ed è quindi comparso nella lingua inglese con il significato dialettico di conversazione o discussione informale ed è diventato un termine internazionale. Com’è noto Geolier al festival di Sanremo di quest’anno si è classificato al secondo posto con la canzone, “I p' me, Tu p' te”. Per cogliere i risvolti sociopolitici dell’evento è necessario analizzare la sua canzone.
Qui è possibile leggere il testo interamente scritto in napoletano e con la traduzione in italiano. L’esibizione a Sanremo è nota, ma senza video con i sottotitoli in napoletano si coglie meglio il testo.
Al di là della musica il testo pone un fenomeno ricorrente in area napoletana: gli amori impossibili o difficili. Certo non sono specificate le ragioni, ma il fenomeno sociale è noto. Spesso a Napoli si sopravvive e non si vive purtroppo, ma la diversità sta nel fatto che Geolier non solo ha centrato il tema, che è a Napoli un tema aperto e caldo, ma se si ascolta la canzone c’è tutta l’armonia dei ritmi che piace tanto ai giovani. Geolier ai giovani ha detto: “Avrei voluto studiare di più, è l'unico rimpianto che ho. Qua dentro io non posso insegnare niente a nessuno, posso solo imparare”. Proprio quest’ultima considerazione è importante. Perché allora l’Università Federico II di Napoli lo ha invitato? La risposta certo è complessa, però va considerato che a Scampia la sede dell’università è una scommessa. Un incontro con un personaggio, non solo noto in zona ma anche amato dagli abitanti del luogo, è stata una scelta che, secondo me, è stata importante perché ha fatto in modo che questo quartiere non sarà avverso a questa università.
Geolier ha parlato anche di lavoro, di diritti ed ha parlato anche dei “pregiudizi sbagliati su Napoli”, il tutto tra selfie e scrosci di applausi; tuttavia fuori dall’Università ci sono state le polemiche. Ad attaccare il rapper di Secondigliano è stato il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri: “Non voglio neppure sapere chi è il cantante, si devono portare all'università solo eccellenze e modelli di vita”. Secco il rettore Matteo Lorito: “Le polemiche non ci interessano proprio”. Immediata la difesa di Saviano. “La domanda è: ma davvero fate? Bisogna spiegare a queste persone che l'hip hop è una rappresentazione della realtà”. Geolier ha replicato: “Il mio obiettivo è portare del lavoro a Napoli, qui c'è tanto talento e non trovo giusto che il centro della musica sia solo a Milano”.
L’evento di Geolier che incontra i giovani del quartiere Scampia nella locale sede dell’università è stato già consegnato alla storia. La svolta però c’è stata, perché si è dimostrato che a Scampia si considera l’Università non più come una nemica, anche se nella sua storia, a Napoli, l’Università non certo ha aiutato primariamente chi aveva problemi a mettere insieme la cena con il pranzo e non riusciva a pagare le bollette e l’affitto di casa. Una cosa è certa: è vero che può essere considerata nemica perché impegnata in prevalenza per la formazione di personaggi che spesso si disinteressano alle problematiche sociali o ai diritti, e una volta diventati professionisti o politici di grido prendono le distanze. Però se non si hanno relazioni con l’Università bisogna anche indicare quali possono essere i riferimenti per attivare nuovi processi di riscatto sociale. Napoli non è più il crocevia delle contraddizioni sociali che è stato caratterizzato dalle lotte dei disoccupati, ma le lotte si continuano a fare e quella di Geolier non è certo lotta di classe ma è lotta, ed è di riscatto sociale. Per questo va seguita e non criticata soltanto, cosa che va lasciata alla borghesia d’ordine, che ha paura che il capitalismo la sganci, anche perché quasi non ne ha più bisogno.