Dopo oltre cinque anni di rinvii si sono svolte le elezioni per rinnovare i comitati degli italiani all’estero. Diversi fattori hanno contribuito alla scarsa partecipazione al voto: ritardi, procedure burocratiche tediose e scarsa fiducia negli eletti. L’assemblea nazionale degli Stati Generali dell’Associazionismo Italiano nel mondo potrà essere il luogo dove rilanciare, su basi nuove e democratiche, la discussione sulla rappresentanza degli italiani all’estero.
di Pietro Lunetto
Si sono finalmente svolte, dopo l’ennesimo rinvio, le elezioni per rinnovare i comitati degli italiani all’estero (Com.It.es), le assemblee elettive che devono svolgere una funzione di raccordo tra la comunità italiana all’estero e le sue associazioni, con ambasciate, consolati e le altre istituzioni italiane ed occuparsi dei problemi della nostra comunità emigrata.
Le elezioni per il rinnovo dei Com.It.es sono state rinviate per oltre 5 anni, con la scusa principale che non erano disponibili le risorse economiche per le operazioni di voto. Già questo dà l’idea del concetto di Democrazia che hanno avuto i vari governi che si sono succeduti alla guida dell’Italia negli ultimi anni.
L’ultimo pasticcio sul rinnovo dei Com.It.es lo ha creato il governo guidato da Matteo Renzi, che per la prima volta nella storia repubblicana (altro grande merito di cui lui e il Partito Democratico potranno vantarsi) ha cambiato le modalità di voto, costringendo i cittadini intenzionati ad esercitare il diritto di voto a produrre una richiesta scritta al consolato con una procedura tediosa e inutile, scoraggiando del tutto la partecipazione generale. Purtroppo a nulla sono valsi i numerosi appelli da parte del mondo dell’associazionismo italiano all’estero che temevano una partecipazione bassissima a causa delle nuove procedure di voto e del percorso a cui si é arrivati al voto.
Bisogna anche dire che la scarsa partecipazione al rinnovo dei Com.It.es dipende anche da altri fattori, che non sono stati minimamente presi in considerazione dal legislatore. Oltre al continuo rinvio delle elezioni va denunciata la scarsa efficacia che molti dei Com.It.es hanno avuto nel loro lavoro. Molti degli eletti nei Com.It.es, hanno anteposto gli interessi del loro partito di riferimento al bene degli italiani all’estero snaturando, de facto, l’essenza del Com.It.es che è e deve restare l’espressione dell’associazionismo italiano all’estero. In molti casi l’elezione a membro dei Com.It.es è servito a questa o a quella cordata come trampolino di lancio alle successive elezioni politiche generali, con buona pace degli interessi dei cittadini italiani all’estero.
Un’altro aspetto importante per spiegare la bassa affluenza al voto, sta anche nelle trasformazioni dell’emigrazione italiana e di conseguenza nella sua rete di associazioni. Molte delle associazioni storiche fanno fatica a rinnovarsi e a coinvolgere la nuova emigrazione. La nuova emigrazione dal canto suo, sta sviluppando a fatica una sua rete associativa che comunque pare svilupparsi su basi molto diverse da quella storica, incluso la parte organizzativa (non é raro trovare delle associazioni della nuova emigrazione nate come proseguimento di gruppi nati sui social network) mentre la sua accentuata mobilità rende molto difficile l’adesione a un’associazione solo locale.
Che fare adesso?
I Nuovi Com.It.es dovranno colmare il vuoto di partecipazione attraverso la loro azione amministrativa, cercando di coinvolgere chi non ha partecipato al voto e chi è estremamente deluso da questo organismo. Visto il parziale e limitato rinnovamento di molti Com.It.es sarà difficile che questo accada, ma preferiamo al momento un sano “ottimismo della volontá” al “pessimismo della ragione”. Ci sembra anche improrogabile riaprire la discussione generale sulla rappresentanza degli italiani all’estero. La “rappresentanza perfetta” (Comites, CGIE, Parlamentari) va adattata, tenendo conto delle esigenze di tutta la comunità emigrata, e non solo della vecchia o nuova emigrazione, cercando di allargare gli spazi di democrazia e partecipazione. Va riaperta una discussione su come rappresentare alcuni bisogni della comunitá italiana all’estero ancor oggi privi di rappresentanza.
Noi siamo convinti che questa discussione non può essere delegata soltanto alle maggiori associazioni e a qualche Partito, ma deve coinvolgere capillarmente le associazioni vecchie e nuove e i singoli cittadini, sfruttando al meglio la capillarità dei social network. L’assemblea nazionale degli Stati Generali dell’Associazionismo Italiano nel mondo potrá essere il luogo migliore per l’inizio della discussione, sperando che le associazioni che lo stanno promuovendo trovino il modo per coinvolgere anche singoli cittadini nei suoi dibattiti.
La discussione sulla rappresentanza non potrà non essere legata a una discussione ancora piú ampia sui diritti minimi che i cittadini italiani all’estero devono mantenere rispetto allo Stato italiano.
La discussione dovrá essere franca e dovrà essere aperta anche a soluzioni poco tradizionali, visto che i mutamenti sociali avvennuti negli ultimi 30 anni vedono i cittadini cercare più l’adesione ad una proposta concreta per risolvere i propri problemi che un’appartenenza ad un’organizzazione.
Magari scopriremo che una soluzione unica ed unitaria potrebbe non essere possibile per rappresentare la totalità e le specificità dell’emigrazione nelle varie parti del mondo e che ogni macro area omogenea dovrá dotarsi di sistemi e organizzazioni diverse.