“Il governo SYRIZA-ANEL ha mostrato il suo vero volto ordinando l’attacco con la polizia antisommossa e i lacrimogeni contro i pensionato che stavano manifestando contro i tagli alle loro pensioni e chiedendo un incontro al Primo Ministro. Ancora una volta è stato provato che l’imposizione di una politica antisociale e antipopolare va di pari passo con la repressione e l’autoritarismo contro le classi lavoratrici e gli strati che rivendicano i propri diritti”.
Così l’Ufficio Stampa del Comitato Centrale del KKE (con parere unanime di tutte le altre forze di opposizione a sinistra di SYRIZA) commenta gli ultimi eventi. Questo 3 Ottobre infatti migliaia di pensionati si sono riversati nelle strade per contrastare l’ultima e ulteriore sforbiciata che il governo sinistro SYRIZA-ANEL ha fatto alle pensioni. Una riforma che tanto piace a chi tira le fila delle decisioni di SYRIZA e che tanto simile pare alla Fornero.
- Soppresso l’EKAS ( Pensione sociale aggiuntiva) concessa solo a 370.000 a basso reddito.
- Abbassamento della pensione minima da 486 euro mensili a 345 con 15 anni di contributi e 384 con 20 anni di contributi.
- Riduzione della pensione nazionale a portatori di handicap inferiori all’80%.
- Riduzione della pensione primaria del 20-30% per chi va in pensione dopo l’entrata in vigore della legge ( di fatto quindi un altro attacco al lavoro giovanile già fortemente in crisi).
- Riduzione delle attuali pensioni primarie su base dei parametri decisi dal Consiglio d’Europa bypassando il regime di incostituzionalità che aveva cancellato tutte le riduzioni a partire dal 1/08/2012.
- Gran parte delle pensioni primarie subirà un riduzione già da adesso per chi supera i 2000 euro lordi (1820 di pensione netta).
- Riduzione delle pensioni provvisorie dall’80% al 50%.
-Riduzione del 15-20% ad eventuali supplementi pensionistici secondo il criterio della sostenibilità (non è lo stesso che seguono i governi Renzi-Alfano in Italia o il Governo Valls in Francia?).
-Riduzione del 40% sulle pensioni complementari per coloro che hanno una pensione dai 1300 euro lordi in su.
-Rimozione della pensione di vedovanza per chi ha un’età inferiore a 55 anni.
-Meccanismo di ulteriori riduzioni alle pensioni principali, alle suppletive attuali e nuove e benefici singoli dal 1/1/2017 dopo la redazione ogni tre anni di un bilancio secondo i parametri del memorandum che mirano a contenere aumenti della spesa pubblica entro il 2,5% rispetto al 2009 fino al 2060 anche se per allora si prevede un aumento del 70% dei pensionati.
-Aumento dei contributi da versare per le pensioni complementari che per i lavoratori vuol dire riduzione dei salari.
-Fissazione degli aumenti dei contributi assicurativi al 20% del reddito per liberi professionisti, scienziati autonomi, lavoratori specializzati e agricoltori che con l’avanzare della crisi porterà all’abbandono di certe professioni e alla disoccupazione. Continua la proletarizzazione della classe media.
-Compressione di tutti i fondi pensionistici in un unico fondo (EFKA) con un livellamento verso il basso che porterà ad un caos organizzativo e tecnico e al licenziamento di molti funzionari.
- Riduzione del finanziamento pubblico alla previdenza sociale dato che adesso lo Stato finanzierà solo una parte della pensione sociale.
Come se non bastassero già la privatizzazione di 14 aeroporti ceduti alla multinazionale tedesca Fraport, i tagli agli ammortizzatori sociali e agli stipendi ( eliminare il 20% dei beneficiari del sussidio di disoccupazione), la nuova legge del mercato immobiliare che tutela sempre meno chi ha anche solo una casa, che in questa fase diminuiscono a vista d’occhio, lo scioglimento della Commissione Verità sul debito greco che si occupava di analizzare quanto e se il debito pubblico greco fosse legittimo, gli accordi bilaterali sulle esercitazioni militari con Israele, gli accordi delle tratte umane con la Turchia, l’attacco alle piccole proprietà terriere soffocate dalle tasse e dai vincoli europei, l’aumento dell’IVA sui generi di prima necessità, i tagli alla sanità pubblica che registra un tasso di mortalità infantile paragonabile a quello dei paesi ex-coloniali.
Ma in fondo questo è un punto di arrivo già annunciato nel luglio 2015: l’accettazione del Terzo Memorandum non poteva che portare al massacro sociale e il fatto che la Troika si sia tinta di rosso non ne cambia la sostanza intrinseca.
Non bisogna avere mezzi termini: oggi al Governo del paese ellenico ci sono dei criminali, dei curatori fallimentari che stanno svendendo la culla della cultura occidentale al grande capitale finanziario e il fatto che al Parlamento Europeo siedano al GUE non serve a rendere la pillola meno amara ma anzi getta la luce su una comune linea e un progetto fallimentare creato da una sinistra che ha perso se stessa.
Non è un caso che per esempio oggi la Die Linke a Berlino nelle ultime recenti elezioni rappresenti la classe media istruita dell’Est (come l’SPD ad Ovest) mentre nei quartieri popolari stremati dalla crisi la destra estrema fa il pieno di consensi.
Il danno più grave non è però il fallimento in sé, preannunciato dalla logica della conseguenza, bensì la frustrazione politica che semina questa sinistra: la cultura del There Is No Alternative che porta le masse a credere che l’unica cosa possibile sia scegliere di che colore sarà il proprio macellaio, e i sinceri attivisti e militanti ad abbandonare la politica.
E’ innegabile che moltissimi dell’ex Gioventù di SYRIZA scissionista abbiano abbandonato la politica e così è successo in passato anche in Italia dopo la partecipazione di Rifondazione Comunista al governo Prodi, in Spagna con l’appoggio di Izquierda Unida a Zapatero o in Germania con l’avvicinamento della Die Linke al SPD.
Una sinistra malsana che spegne gli animi più dinamici, seda le rivolte (anche coi manganelli se al Governo come pare) e ovviamente finisce per fare gli interessi della grande finanza.
Le continue diffidenze che coesistono fra gruppi diversi, più per ragioni identitarie che politiche in Grecia rischiano di acuire questa crisi politica.
E’ innegabile il ruolo di avanguardia politica e sindacale del Partito Comunista di Grecia nell’opposizione al governo Tsipras II ma allo stesso tempo non si può negare la presenza e l’apporto di altre forze minori come Unità Popolare e ANTARSYA. Queste formazioni però non sono riuscite a erodere ed incanalare il malcontento popolare e anzi faticano sempre più a sopravvivere, probabilmente a furia di recriminazioni reciproche perché viste come pezzi di passato più che come piattaforme per il futuro, cercando di occupare uno spazio politico che non c’era.
Probabilmente queste forze sarebbero state più utili in un’interazione e assimilazione nel KKE e nella KNE che avrebbero tratto giovamento da una sintesi con altre influenze politiche e creato un fronte unico contro il Governo farlocco, l’Unione Europea e il sistema capitalistico tutto.
Le manifestazioni contro il Governo nel frattempo si allargano a macchia d’olio, le condizioni oggettive sono favorevoli per il mutamento dello stato di cose vigenti ma le condizioni soggettive sono carenti.
Ancora una volta il destino degli sfruttati, dei lavoratori, dei pensionati, della gioventù è nelle mani dei comunisti e della rottura della gabbia capitalistica dell’Unione Europea e della logica del profitto.