A quasi tre mesi dalle elezioni la Spagna è ancora senza governo. Le uniche vie di uscita rimangono la Grande Coalizione o il ritorno alle urne. Podemos si sfila dal centrosinistra, i comunisti vanno a congresso per il cambiamento di Izquierda Unida e adottano una posizione ancora più netta contro l'Unione Europea.
di Paolo Rizzi
Podemos vota contro il governo
A chiudere l'ipotesi di un governo con i socialdemocratici del PSOE ed i nazionalisti di Ciudadanos è stato il referendum interno a Podemos. Abbiamo già scritto di come il leader Pablo Iglesias abbia licenziato uno dei maggiori dirigenti del partito tra quelli favorevoli all'accordo e, contemporaneamente, abbia lasciato la scelta sull'accordo ai militanti.
La risposta della base è stata netta: l'88,23% ha votato contro l'accordo già raggiunto tra Rivera (Ciudadanos) e Sanchez (PSOE). Nel secondo quesito il 91,79% si è detto favorevole al programma stilato da Podemos con i suoi alleati galiziani di Marea e catalani di En Comú, programma ovviamente irricevibile per Sanchez e Rivera.
Iglesias può tirare un sospiro di sollievo, al voto sono andati circa 140mila iscritti di Podemos, molti di più rispetto alle precedenti consultazioni alle quali avevano votato poche decine di migliaia. La partecipazione legittima ulteriormente la dirigenza ad abbandonare definitivamente le trattative sul governo, durate circa due mesi e alle quali ben pochi hanno mai creduto davvero.
Nelle mani del Re: Grande Coalizione o elezioni?
In risposta al rifiuto di Podemos, il Re Filippo VI ha annunciato un nuovo giro di consultazioni per il 25 e il 26 aprile. Consultazioni che oggettivamente possono avere solo due risultati. La formazione, prima del 2 maggio, di una Grande Coalizione con Ciudadanos, PSOE e Partito Popolare oppure il ritorno alle urne.
In questo momento i principali giornali stanno elogiando la gestione del Re, criticando invece Mariano Rajoy, leader dei Popolari e presidente del consiglio ancora in carica. Rajoy si è messo di traverso a ogni possibile trattativa con gli altri partiti, pretendendo di essere il prossimo presidente del consiglio, nonostante una lunga sequenza di scandali abbia reso il suo nome indigeribile alle altre forze politiche. Da più parti i giornalisti conservatori esprimono profondo disagio per la maniera ostinata con cui Rajoy impedisce la formazione di un esecutivo che garantisca la stabilità e il rispetto delle imposizioni dell'Unione Europea. Specialmente in un momento in cui la famiglia reale ha già membri sotto processo per corruzione, a cui si aggiungono poi i nomi usciti sui Panama Papers.
I Comunisti a Congresso
Una discussione completamente diversa ha impegnato il Partito Comunista Spagnolo (PCE), andato a congresso il 9 aprile. Per la precisione si è trattato della prima fase del XX Congresso che andrà invece a concludersi tra un anno. Significativamente, questa prima fase del congresso dei comunisti si è tenuta prima dell'Assemblea di Izquierda Unida, la storica alleanza di sinistra.
Proprio su IU il PCE ha portato una posizione di peso. Il Segretario Centella ha svolto una pesante autocritica su quello che IU è diventata, un'organizzazione confinata sul terreno elettorale e istituzionale, e in questo è stato appoggiato anche dal portavoce di IU, Cayo Lara, anch'egli iscritto al PCE.
A causa di questa impostazione i comunisti sono stati accusati da alcuni osservatori di essere pronti a seppellire IU. Il documento finale della prima fase del Congresso porta una conclusione diversa e una proposta forte: "riportare Izquierda Unida a essere un movimento politico e sociale". Una formula che racchiude tutta la (auto)critica a un'alleanza che non riesce a immaginarsi fuori dalla dimensione elettorale e che, proprio a causa dell'elettoralismo, è stata colta di sorpresa dall'ascesa di un concorrente elettorale come Podemos.
Per il PCE non si tratta tuttavia di liquidare l'unità realizzata all'interno di IU, quanto piuttosto di far diventare IU "uno spazio di elaborazione e azione unitaria per tutti coloro che lottano contro il sistema: sindacalisti, femministe, repubblicani, ecc,, in maniera da integrarli nella proposta di avanzamento verso la costruzione di un Paese Nuovo con un programma di unità popolare".
L'altro grande argomento di discussione al Congresso del PCE è stato l'atteggiamento nei confronti dell'Unione Europea e dell'Unione Monetaria. La discussione si è conclusa con l'approvazione di un emendamento della federazione di Valencia che ha reso ancora più netta la posizione anti-europea del PCE. In particolare, secondo il documento conclusivo del Congresso del PCE: "l'Unione Europea e l'Euro sono irriformabili (…) quindi l'unica opzione contemplata dal PCE è l'uscita da questa Unione Europea e la costruzione di un’alternativa". Il recupero della sovranità deve essere indirizzato a: "un nuovo progetto di integrazione europea che (…) miri a costruire una sorta di ALBA dei paesi periferici dell'Europa".