Articolo apparso originariamente su Jacobin Magazine che ha cortesemente acconsentito alla traduzione.
Provate a chiedere a molti americani della Guerra di Corea, vi diranno che è dove ha prestato servizio l’Unità Medica 4077 o dove Dick Withman è diventato Don Draper [riferimenti alla popolare serie tv MASH, NdT], o semplicemente che è stata una guerra in Corea. Provate a chiedere a dei nord coreani e vi diranno che è stata una calamità epocale che ha ridotto il paese un inferno desolato pieno di crateri, e che ha ucciso almeno un familiare.
Spesso le azioni dei leader nord coreani sono viste come quelle di folli irrazionali che conoscono solo il linguaggio della forza. Se la natura dittatoriale della Repubblica Democratica Popolare di Corea non è discutibile, il fiero anti americanismo della dinastia dei Kim proviene da un precisa memoria della guerra americana in Corea. […] Per i nord coreani la guerra è stata un evento traumatico, fondativo, una dimostrazione diretta di quanto sia terribile l’arsenale statunitense e della necessità di non farsi più catturare con le difese abbassate.
Una guerra senza pietà
La Guerra di Corea ha avuto milioni di vittime, è diventata una guerra di prossimità tra USA e URSS e ha portato il mondo sull’orlo del conflitto nucleare. Il tutto in tre anni.
Scoppiata nel Giugno 1950, quando il nord comunista invase il sud anti-comunista, la guerra ha risucchiato gli USA dopo il rapido collasso delle forze del sud e la perdita della capitale Seul. Per quanto la Corea fosse strategicamente marginale, un pugno di politici americani determinati a entrare nel conflitto riuscì a dipingerlo come la prima sfida sovietica alla forza americana e al suo prestigio nella Guerra Fredda. Finì con uno stallo e un armistizio nervoso tutt’ora in vigore.
La guerra ha alzato il livello di devastazione da bombardamenti aerei […]. Il mondo non vedrà nulla di simile fino al Vietnam.
I numeri parlano da soli. Le 635 mila tonnellate di bombe sganciate sulla Corea in tre anni superano il totale degli esplosivi usati nell’intero teatro dell’Oceano Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale. Alla fine delle ostilità, tra due e tre milioni di coreani erano morti, dispersi o feriti; tra il 12 e il 15% della popolazione del Nord era stata uccisa […].
La Guerra di Corea è stata un terreno di prova per molte nuove sadiche armi, incluse le bombe a grappolo e il gas nervino. Ci sono prove che l’esercito americano abbia provato a usare armi biologiche. Con l’avanzare della guerra, il napalm è stato usato sui centri abitati […]. In un singolo raid su Pyongyang del 29 Agosto 1952, diecimila tonnellate dell’agente chimico hanno ricoperto la città […]. Alla fine delle ostilità, gli USA avevano ricoperto il paese con 32mila tonnellate di napalm. L’uso di napalm sui civili è stata solo una delle restrizioni gradualmente rimosse durante la guerra. Anche gli attacchi al sistema energetico idroelettrico è stato reso accettabile.
Il cambiamento è stato dato dall’ingresso in guerra della Cina e da un cambiamento di obiettivi: dal 1951, le forze USA avevano rinunciato a riprendersi il Nord, avevano deciso di imporre ai nordcoreani degli orrori tali da forzarli a negoziare. Come spiegato dal Generale Matthew Ridgaway, comandante dell’Ottava Armata, l’obiettivo era “non la conquista del terreno ma la massima distruzione possibile di persone e materiali ostili al minimo costo per le nostre forze”, usando “la nostra tremenda forza di fuoco” […]. Gli attacchi diventarono rapidamente senza pietà, slegati da qualunque proporzionalità o precisione. Civili o combattenti erano entrambi bersagli legittimi. Un pilota ha raccontato che “una caratteristica del napalm è che quando colpisci un villaggio e lo vedi andare in fiamme, sai che hai ottenuto qualcosa. Non c’è nulla di peggio per un pilota che lavorare su un’area e non vedere se si è ottenuto qualcosa”. […] I testimoni oculari hanno riportato la desolazione create dai bombardamenti. Nella primavera del ’51, il Generale Emmet “Rosie” O’Donnell, capo della divisione bombardieri, riferì ai senatori che “quasi l’intera penisola coreana è disastrata. Tutto è distrutto. Non c’è nessun costruzione degna di tale nome che stia in piedi”. Il giudice della Corte Suprema William Douglas disse che la distruzione delle città europee nella Seconda Guerra Mondiale impallidiva di fronte a ciò che è successo in Corea del Nord.
Il giornalista ungherese Tibor Meray riportava che “non c’erano più città in Corea del Nord”, di avere “viaggiato attraverso città di duecentomila abitanti dove ho visto ciminiere crollate, ed era tutto quello che c’era”. “La maggior parte dei centri abitati erano rovine e distese di neve dove una volta c’erano gli edifici”, disse un prigioniero di guerra americano. L’Aeronautica calcolò che ventidue tra le maggiori città erano state distrutte almeno per la metà alla fine della guerra. Circa il 75% di Pyongyang era raso al suolo.
Uno degli attacchi più significativi ha avuto luogo pochi mesi prima dell’armistizio, quando l’Aeronautica ha bombardato una serie di dighe, tra cui una che si stimava regolasse il 75% dell’irrigazione per la produzione di riso. Il personale della […] rivista ufficiale dell’aeronautica era giubilante: “Per i comunisti, la distruzione delle dighe significa principalmente la distruzione del loro principale sostentamento, il riso. Gli occidentali possono capire poco di cosa significhi la perdita di questa fonte di cibo per gli asiatici: carestia e morte lenta”. La produzione di cibo “ea l’unico elemento dell’economia nord coreana ancora funzionante”, ed era stata distrutta dai bombardamenti. La rivista prosegue descrivendo “le devastanti alluvioni” in seguito alla distruzione delle dighe, “che hanno spazzato via tutto”.
Queste immagini sono sigillate nella memoria dei nord coreani e dei loro leader.
Lo storico Charles Armstrong scrisse [nel 1966] che “il governo della RDPC non dimenticherà mai la lezione della vulnerabilità del paese all’aviazione americana e finirà per sviluppare armi nucleari per assicurarsi di non trovarsi più in quella posizione. La guerra contro gli USA, più di ogni altro singolo fattore, ha dato ai nordcoreani un senso collettivo di ansia e paura per le minacce esterne che continuerà a lungo dopo la fine della guerra”.
Mentra la Guerra di Corea non trova spazio di riflessione negli USA, i nord coreani non hanno mai dimenticato. Come potrebbero, dato che continuano a disseppelire ordigni mortali rimasti dalla guerra?
Giocare col fuoco nucleare
Il desiderio nord coreano per le armi nucleari non è dato solo dalle devastazioni, è stato spinto anche dall’abuso incosciente delle sua capacità nucleari da parte del governo USA.
Infatti, Trump non è certo il primo presidente a minacciare la Corea del Nord di annichilimento nucleare. Questo dubbio onore appartiene a Harry Truman, che dichiarò alla stampa il 30 Novembre 1950 che si stava studiando l’uso delle armi atomiche. Il primo ministro inglese Clement Attlee fu così allarmato da volare immediatamente a Washington per provare (senza successo) a ottenere una promessa scritta che non avrebbe sganciato la bomba sulla Corea.
Oggigiorno, quando si pensa alle minacce nucleari alla Corea si pensa al General Douglas MacArthur, alla guida dello sforzo bellico fino al suo licenziamento nel ’51. E con buone regioni: Mac Arthur chiese il permesso di gettare trentaquattro atomiche “sul collo della Manciuria” e di lasciare “una cintura di cobalto radioattivo” tra il Nord e il Sud per prevenire ogni futura invasione di terra […]. Lo storico Bruce Cumings ha sottolineato che lo Stato Maggiore Riunito dell’esercito aveva già considerato l’uso della bomba atomica prima delle dichiarazioni di Truman (decidendo in senso contrario per ragioni strategiche, più che per ragioni etiche), e lo riconsidererà nel Giugno 1951.
In più, il Progetto Vista sostenuto dall’esercito raccomandava lo sviluppo di piccolo armi nucleare per l’uso tattico in battaglia. L’Operazione Baia dell’Hudon [svolta nell’Ottobre 1951, NdT] prevedeva esercitazioni di bombardamento nucleare sulla Corea, con lo sganciamento di false bombe atomiche. Come fa notare Cumings, i nord coreani potevano sapere che erano false atomiche solo al momento dell’impatto.
Anche senza tutto questo, solo la conoscenza della capacità atomica degli USA era abbastanza. La storica Marylin B. Young spiega che “la potenza aerea è un linguaggio speciale rivolto al nemico”, che “incorpora un silenzio cruciale: oltre a tutte le bombe sganciate c’è il suono di quella che potrebbe essere sganciata ma non stata sganciata, non ancora”.
E non finisce qui. Nel 1957 il presidente Eisenhower violò i termini dell’armistizio portandi armi nucleari in Corea del Sud, dove rimangono tutt’ora, insieme e decine di migliaia di soldati e a una portaerei nucleare nel vicino Giappone. La minaccia di Eisenhower di usare la bomba contro la Cina alla fine della guerra può anche essere stata un mito, ma è stata presentata al mondo come reale. In realtà, Eisenhower considerò davvero l’uso della bomba e fece sviluppare piani per un attacco nucleare alla RDPC e alla Cina anche dopo l’armistizio.
L’uso di armi nucleari è rimasto sul tavolo per i decenni a seguire, anche se non pubblicamente. Quando i nord coreani catturarono nelle loro acque territoriali una nave spia americana nel 1968, [il presidente] Johnson evitò una retorica troppo bellicosa e risolse la faccenda diplomaticamente. Dietro le quinte, comunque, la leadership americana pensò di usare un’atomica per rappresaglia e mise in allerta massima gli aerei con armamenti atomici sui cieli della Corea.
Nel frattempo, la leadership coreana ha visto altri stati che avevano disarmato – Libia e Iraq – essere rapidamente invasi e ridotti in macerie, coi loro leader arrestati, pubblicamente umiliati e uccisi.
Considerata la lunga storia di minacce e devastazione, la propensione della leadership nord coreana per le armi atomiche è meno sconcertante. Gli orrori della Guerra di Corea non sono gli unici motivi dell’atteggiamento aggressivo della RPDC, ma di sicuro spiegano molto.
(Traduzione in italiano per La Città Futura a cura di Paolo Rizzi)