Stefania Costantini è una compagna pisana da sempre attiva a sostegno del popolo palestinese, da alcuni mesi si trovava in Israele, fino a quando è stata arrestata dall'esercito israeliano e dal Mossad con l'accusa di terrorismo. Dopo l'irruzione che ha portato all'arresto arbitrario di Stefania l'esercito israeliano è intervenuto per sedare le proteste ed ha sparato alla testa di un ragazzo di 14 anni uccidendolo sul colpo. Condotta in una stanza di sicurezza, Stefania è stata espulsa dal territorio Israeliano.
Stefania poteva restare in Israele dove sarebbe stata incarcerata in una sorta di Cpr, un carcere riservato a comuni e immigrati clandestini. Rifiutando il Cpr la sola strada percorribile era quella dell'immediata espulsione. A seguito dell'intervento Consolato italiano Stefania è stata espulsa e caricata sul primo aereo per Roma.
Pubblichiamo il comunicato del “No Camp Darby”
Comunicato di solidarietà alla compagna Stefania arrestata dalla polizia israeliana e espulsa dalla Palestina ed al ragazzo palestinese di 14 anni assassinato dai sionisti.
L'arresto di Stefania da parte dell'esercito israeliano e la sua rapida espulsione dimostra la vera essenza dello stato di Israele e del sionismo.
Stefania era presente in Palestina da mesi dove cooperava a fianco delle associazioni palestinesi, attiva nel sostegno ai detenuti politici incarcerati e torturati e nei programmi sociali a supporto di una popolazione che dal 1920 subisce espropri di terra, distruzioni di ulivi e case da parte dei coloni, polizia e apparato militare.
A Stefania non piacerebbero commenti retorici dettati dalla solita pietas. La sua espulsione dalla Palestina e prima ancora il suo arbitrario arresto dimostra che la presenza di stranieri è invisa al governo israeliano e non ammette testimoni scomodi che possano riportare in Italia o in Europa un'immagine ben diversa da quella decantata dai media internazionali e dai sionisti.
La nostra solidarietà a Stefania e alle organizzazioni della Resistenza palestinese è politica e non solo umana perché ne condividiamo la lotta per la liberazione e l'autodeterminazione di un popolo oppresso da quasi cento anni di occupazione.
E in particolare vorremmo ricordare le condizioni disumane delle carceri israeliane dove sono detenuti centinaia di uomini, donne e bambini palestinesi accusati di terrorismo.
Inoltre non bisogna dimenticare che durante l’irruzione sionista nel campo profughi di Sheisheh (Betlemme), dove è stata arrestata la compagna, è stato assassinato un ragazzo palestinese di 14 anni, a lui e al popolo palestinese va la nostra solidarietà.
Su questi argomenti a inizio febbraio organizzeremo un'iniziativa alla quale ci auguriamo possa partecipare anche Stefania che potrà raccontare direttamente la sua esperienza di militante internazionalista.