Gli arcipelaghi delle isole Spratly (Quần đảo Trường Sa) e Paracelso (Quần đảo Hoàng Sa) sono al centro di uno dei più lunghi contenziosi del diritto internazionale, e coinvolgono, oltre alla Cina ed al Vietnam, anche altri Paesi dell’Asia sud-orientale[1].
Il Vietnam, inoltre, deve fronteggiare anche le mire di alcuni gruppi nazionalisti cambogiani sulla più estesa delle isole vietnamite, quella di Phú Quốc, situata nei pressi del confine tra I due Stati. Proprio per questi motivi, uniti alle recenti azioni di forza della Cina per lo sfruttamento del petrolio nelle acque territoriali vietnamite, il governo di Hà Nội organizza spesso iniziative per ricordare lo storico legame che unisce il Vietnam al mare ed alle sue numerose isole.
Il 22 ottobre dello scorso anno, il Comitato Centrale del Partito Comunista del Vietnam ha pubblicato una risoluzione denominata “Strategie per lo sviluppo sostenibile dell'economia marittima vietnamita verso il 2030 ed una visione verso il 2045”, esprimendo l’obiettivo di trasformare il Vietnam in una potente nazione marittima e contemporaneamente soddisfare i criteri per uno sviluppo sostenibile dell'economia marittima.
Il legame con il mare, naturalmente, è storicamente presente in tutti i popoli che hanno abitato zone rivierasche, ma oggi assume un significato ancora più importante, visto che il mare e gli oceani vengono spesso considerati come la nuova frontiera dello sfruttamento economico e delle risorse naturali, in alcuni casi ancora da scoprire.
Come Paese litorale dotato di una linea costiera di ben 3.260 km di lunghezza, con oltre 3.000 isole e isolotti e 48 baie, il Vietnam dispone di una zona economica esclusiva che copre quasi 1 milione di chilometri quadrati di superficie, circa il triplo rispetto all’estensione delle terre emerse dello stesso Vietnam. Questa vasta area ricopre una grande importanza non solo per le risorse dei fondali, ma anche come arteria fondamentale del traffico marittimo tra oriente ed occidente, trattandosi di una delle regioni marittime più trafficate insieme al Golfo Persico.
Le caratteristiche geografiche del Vietnam, dunque, conferiscono al Paese una posizione di importanza geostrategica per la regione, che ne ha permesso una maggiore integrazione nel contesto regionale e mondiale. Consapevole dell'importanza del Mare Orientale [2] e delle zone marittime del Vietnam, il Partito Comunista ha sempre considerato il mare e le isole parte integrante della sovranità e dei diritti sovrani della Patria vietnamita. Già nel 1993, il Politburo aveva pubblicato la risoluzione intitolata “Alcuni compiti di sviluppo dell'economia marittima nell'immediato”, la prima di una lunga serie.
L’interesse del governo vietnamita per le proprie acque territoriali e le proprie isole ha visto poi una ulteriore sottolineatura nel 2006, in occasione del decimo Congresso del Partito Comunista. Nei documenti ufficiali redatti in quest’occasione, si legge che “accelerare lo sviluppo economico marittimo attraverso le industrie economiche marittime in combinazione con la difesa nazionale, la sicurezza e l'integrazione internazionale trasformerà il Vietnam in una nazione con forte economia marittima”. L'obiettivo inclusivo delle strategie era chiaramente quello di trasformare il Vietnam in un potente Paese marittimo e garantire fermamente la sovranità nazionale dei mari e delle isole, contribuendo notevolmente alla causa dell'industrializzazione e della modernizzazione nazionali.
L’undicesimo Congresso del Partito Comunista ha proseguito la politica di sviluppo dell'economia marittima in combinazione con la protezione della sovranità dei mari e delle isole. Nei documenti del dodicesimo Congresso, ad oggi l’ultimo svoltosi, si legge che “lo sviluppo dell'economia marittima ha lo scopo di intensificare le potenzialità economiche nazionali e difendere la sovranità dei mari e delle isole. Grande importanza è attribuita allo sviluppo dell'industria petrolifera e del gas, alla pesca offshore, alla logistica della pesca, all'economia marittima e al turismo marittimo e insulare. Dovrebbero essere proposti meccanismi per fare un passo avanti nella crescita economica marittima e nel cambiamento di struttura e promozione delle risorse di investimento a fini di sviluppo economico e protezione ambientale”.
La precedentemente citata risoluzione dello scorso anno rappresenta dunque una nuova tappa di un lungo cammino. Secondo questo documento, i mari e le isole sono parte integrante della sovranità sacra della Patria ed uno spazio di vita e di sviluppo dei popoli vietnamiti [3], assumendo un significato speciale per la causa della costruzione e della difesa della Patria nel nuovo periodo storico. La vastità delle isole e delle acque territoriali nazionali, poi, conferiscono al Vietnam uno status di grande rilevanza geopolitica e geoeconomica, incidendo positivamente sulle relazioni esterne, ma creano anche elevate esigenze sulla causa della protezione della Patria.
Da notare come, nei documenti ufficiali del Partito Comunista, si eviti sempre di citare la Cina e gli altri Paesi con i quali sono aperti contenziosi sugli arcipelaghi del Mare Orientale. Solamente lo scorso 13 settembre, in occasione dell’ennesima violazione cinese delle acque territoriali vietnamite, il governo ha pubblicato una nota in cui si fa esplicito riferimento alle operazioni condotte dalla nave cinese Haiyang Dizhi 8, a firma del Ministro degli Esteri, Lê Thị Thu Hằng, che invita al rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 (United Nations Convention for the Law of the Sea - UNCLOS) e della sovranità vietnamita sulle proprie acque territoriali.
Note:
[1] Le isole Spratly sono rivendicate anche da Malaysia, Filippine e Taiwan, mentre le isole Paracelso sono rivendicate da Taiwan.
[2] Nei Paesi occidentali, Italia compresa, si usa spesso la denominazione di Mar Cinese Meridionale, utilizzata dalla Cina ma non dagli altri Paesi asiatici.
[3] Il plurale è volutamente utilizzato ad indicare le 54 etnie che popolano il territorio vietnamita.