Il XIX Congresso del PCC segnerà la conferma di Xi Jinping al potere di un partito che guida un paese di 1,4 miliardi di persone ed è la seconda economia mondiale.
A livello mondiale l'appuntamento politico di maggiore rilevanza per il prossimo ottobre sarà senz’altro il XIX Congresso del Partito Comunista Cinese. Il Congresso si tiene ogni cinque anni, e nonostante si svolga in un paese dove coincidono Stato e Partito, si potrebbe definire come una scadenza di mid term.
Xi Jinping si vedrà riconfermato al potere per i prossimi anni, il suo pensiero politico verrà probabilmente inserito nella Costituzione cinese. Questo contribuirà a formare, insieme al pensiero di Mao e di Deng, il bagaglio di pensiero politico, in continua evoluzione, del Paese che nel giro di 37 anni è giunto al secondo posto della classifica delle potenze mondiali.
Un anno fa, nell’ottobre 2016, durante la riunione del Plenum del PCC, il presidente Xi Jinping è stato nominato "core leader", mettendolo a livello con i precedenti leader Mao Zedong e Deng Xiaoping. Il titolo “core leader” rappresenta il completamento di un processo di accentramento del potere cominciato già nel 2013, quando viene nominato presidente dello Stato cinese; Xi era infatti già segretario generale del Partito Comunista e capo della Commissione Militare Centrale sin dal diciottesimo Congresso del partito, nel novembre 2012. Dal 2013 è anche a capo di quattro commissioni che hanno l'ultima parola sugli aspetti strategici più importanti della vita economica, politica e sociale della Cina. Un lungo comunicato rilasciato dopo la riunione di quattro giorni del Politburo sottolineava l'importanza della leadership collettiva, ma tale proposito sembra suonare alquanto contraddittorio con l’ampio potere che Xi sembra ormai aver raggiunto al livello più alto della gerarchia politica cinese. Questo sistema pone l’accento su un modello di governance che deve essere sempre monitorato e non deve essere violato da nessuna organizzazione o individuo in nessuna circostanza o per qualsiasi ragione.
In questa ottica di gestione del potere diventa centrale la possibilità per Xj Jinping di avere al fianco, all’interno dell’organo apice del PCC, figure in linea con le sue scelte. In questa prospettiva nell’ultimo anno si è intensificata la lotta alla corruzione che ha portato alla rimozione di personaggi di spicco dai loro incarichi
Il prossimo Congresso sancirà un ricambio importante degli altri vertici cinesi: cinque su sette membri dell'attuale Comitato Permanente del Politburo, la cerchia ristretta del potere, dovranno lasciare il posto per raggiunti limiti d'età; dei venticinque membri dell'attuale Politburo, saranno undici quelli che dovranno ritirarsi; complessivamente, dei circa 370 membri del Comitato Centrale, il vertice a base più larga del partito, circa duecento verranno sostituiti da altri membri più giovani.
La composizione del Comitato centrale e degli altri organi piramidali verrà decisa dai 2300 delegati al Congresso che arriveranno a Pechino il 18 ottobre da tutte le parti della Cina. Questi delegati vengono eletti in cerchie ristrette a livello locale e amministrativo. Nonostante il centro supervisioni la scelta dei candidati, negli ultimi anni sono state introdotte norme per garantire una maggiore partecipazione della base.
La leadership cinese è riuscita con una maggiore “democrazia” interna al partito a garantirsi il sostegno del popolo, nonostante la crescita economica abbia rallentato e si siano create tensioni sociali. Ma l’apprezzamento da parte dei cinesi della maggiore “partecipazione” (percepita come ampliamento della democrazia) e il sostegno alla leadership è dovuto in gran parte ad altre ragioni, come un aumento significativo dei livelli dei salari, la lotta senza sosta alla corruzione dei funzionari, uno dei più importanti obiettivi di Xi Jinping nei cinque anni trascorsi, e una maggiore sensibilità ai problemi ambientali.
Gli standard di vita degli oltre 1,4 miliardi di popolazione cinese, in questi ultimi anni, hanno registrato un ulteriore miglioramento.
Fonti internazionali (Euromonitor International/Financial Times) riportano il livello raggiunto dalla paga oraria di un lavoratore cinese in rapporto ai lavoratori dell’America Latina e della Zona euro e di altri paesi. La paga oraria di un lavoratore cinese, è più alta di quella di un lavoratore brasiliano o messicano. Secondo Euromonitor, nel settore manifatturiero cinese i salari medi orari sono triplicati tra il 2005 e il 2016, raggiungendo i 3,60 dollari, mentre nello stesso periodo in Brasile sono calati da 2,90 a 2,70 dollari all’ora, 2,20 a 2,10 $ in Messico; anche il confronto con la zona Euro mostra come mentre i salari orari cinesi hanno registrato un trend positivo, i salari portoghesi negli ultimi dieci anni sono calati dai 6,30 dollari all’ora del 2007 ai 4,50 del 2016, sebbene il governo di sinistra stia cercando di farli aumentare. Lo stesso andamento hanno avuto i salari dei lavoratori greci, cioè un altro tra i paesi più colpiti dalle politiche neoliberiste della UE.
E’ vero che in Cina le sacche di povertà sono ancora importanti, ma uno degli obiettivi della leadership cinese é quella di arrivare a una società “moderatamente prospera entro il 2020”. Per questo fine sono stati coinvolti i funzionari di partito delle zone più povere che verranno valutati anche in base agli obiettivi raggiunti in questa “sfida” con una serrata lotta alla corruzione
La lotta alla corruzione è stata particolarmente intensa e ad alti livelli nei mesi precedenti il congresso. A luglio scorso è stato messo sotto indagine dalla Commissione Disciplinare del Partito Comunista Cinese, che indaga sui funzionari del Pcc sospettati di corruzione, Sun Zhengcai, 53 anni, astro nascente della politica cinese. L’ultima vittima è di altissimo profilo, si tratta di un ex capo del Partito Comunista Cinese (PCC) della municipalità di Chongqing, destituito da quella carica alcuni giorni fa. Secondo quanto riferito dall'agenzia Xinhua egli è stato espulso dal Partito per "gravi violazioni disciplinari", termine che generalmente indica il reato di corruzione. Un altro alto funzionario caduto nella rete della lotta contro la corruzione è stato l'ex numero due della China Securities Regulatory Commission (Csrc), la Consob cinese, Yao Gang, il quale dovrà rispondere per "avere disturbato l'ordine del mercato azionario". Yao era sotto indagine dal novembre 2015, dopo la crisi delle Borse cinesi dell'estate precedente che aveva portato al ricambio al vertice della Csrc, nel mirino del Ministero della Pubblica Sicurezza per presunte irregolarità nell'azione di vigilanza dei mercati azionari.
Nel 2016 sono stati puniti circa 300 mila funzionari. Nelle maglie della caccia ai corrotti sono finite altre 210 mila persone solo nella prima metà del 2017; di queste, almeno 38 sono funzionari di alto livello.