Uno studio, condotto da specialisti nei vari quartieri di Santiago del Cile e intitolato Socioeconomic status determines Covid-19 incidence and related mortality in Santiago, Chile, mostra che nelle zone più povere della città la quarantena non è stata rispettata quanto in quelle ricche, perché i loro abitanti avevano bisogno di lavorare per sopravvivere, il numero dei tamponi fatti sulla popolazione è stato minore e gli interventi sanitari sono stati tardivi e inefficaci, il numero dei positivi al Covid-19 è stato maggiore per la ridotta capacità del sistema sanitario di contenere la diffusione della malattia. Pertanto, da esso si ricava che il tasso di mortalità è stato molto più alto negli strati più poveri della popolazione anche a causa della compresenza di altre malattie, della malnutrizione, della vita in ambienti malsani e affollati.
Credo che le conclusioni cui giunge questa ricerca possano essere applicate anche al nostro paese oltre che a quei paesi che si vantano di rappresentare il mondo civile, ma che tuttavia si collocano sulla cima delle classifiche per numero di morti dovuti all’attuale pandemia. Paesi che insistono nel non tenere conto delle politiche adottate dal governo cinese, perché a loro parere autoritario, le quali hanno contenuto il numero dei contagiati a 113mila casi e i decessi a tutt’oggi a meno di cinquemila a fronte degli oltre 275 milioni di contagiati e di quasi 6 milioni di morti nel mondo (Italia quasi 5 milioni e mezzo di casi e circa 135mila morti. Un record invidiabile! (Fonte John Hopkins University.) L’elogio sperticato e acritico dei vaccini, ovviamente quelli prodotti con i soldi degli Stati elargiti alle multinazionali, rende ciechi persino di fronte all’evidenza e ci si limita a parlare dell’enigma cinese.
Tornando alla ricerca da cui siamo partiti, essa dimostra, dunque, che c’è una correlazione tra l’appartenenza di classe e la possibilità di infettarsi e di morire. Detto questo, andiamo a vedere come se la stanno cavando quei pochi miliardari che hanno nelle loro mani la gran parte della ricchezza mondiale, e che con qualche operazione filantropica dicono di voler sostenere chi vive con meno di 2 dollari al giorno. Come scrive David Harvey nella sua Breve storia del neoliberismo (2007), questi ultimi non possono applicare lo slogan “compro dunque sono”, sono diventati lavoratori “usa e getta”, hanno perso il loro lavoro, vivono nell’incertezza e sopravvivono a stento nel mare magnum dell’economia informale, che ormai si è installata anche nei paesi a capitalismo avanzato, ma in crisi.
I processi economici, che hanno dato luogo all’aumento delle disuguaglianze, ormai riconosciuto da tutti anche da quelli che lo hanno fomentato e lo stanno fomentando, sono noti sin dai tempi di Marx, e si chiamano concentrazione e centralizzazione della ricchezza e del potere. Questi fenomeni fanno sì che non solo nei paesi capitalisti, ma anche in quel sistema ibrido rappresentato dalla Cina, il numero dei miliardari sia in costante crescita, come in costante espansione è la loro ricchezza da alcuni giustamente definita oscena.
In virtù di queste dinamiche gli attori economici più deboli non resistono alla concorrenza e sono assorbiti dai più grandi e potenti, i quali costituiscono grandi conglomerati gestiti da un’oligarchia in grado di imporre i suoi desiderata anche agli Stati, configurando persino sistemi di arbitraggio del tutto indipendenti da questi ultimi. Al contempo i sistemi governativi diventano sempre più autoritari, per la necessità di controllare le rivolte dei lavoratori più impoveriti e per mantenere in mani salde un potere ambito da contendenti sempre più agguerriti. Si ricordi la necessità di modificare le costituzioni denominate addirittura “sovietiche”, scaturite dalla lotta antifascista, e l’idea di sottrarre all’ipotetico ricatto elettorale i governanti, come poi di fatto è avvenuto, scegliendoli tra personalità “apartitiche” e strettamente vincolate al capitale finanziario internazionale, i cui interessi essi fanno con tanta passione.
Riferendosi al 2021, Il famoso giornale statunitense Forbes scrive: “È stato un anno come nessun altro, e non stiamo parlando di pandemia”, ma di chi si è arricchito in maniera esponenziale. Parti dei sistemi pubblici sono state vendute, il valore delle criptovalute è in aumento e i prezzi delle azioni alle stelle”.
Nella lista annuale del 2021 di “Forbes” il numero dei miliardari è esploso a 2.755, 660 in più rispetto all’anno precedente; 493 sono comparsi per la prima volta nell’elenco, ne veniva inserito uno nuovo circa ogni 17 ore; 210 provengono dalla Cina e da Hong Kong. Alcuni si sono arricchiti addirittura l’86% in più rispetto all’anno passato. Jeff Bezos, che avrebbe riconosciuto di essere tra coloro che stanno facendo la lotta di classe contro i lavoratori, era l’uomo più ricco del mondo per il quarto anno consecutivo, con un valore di 177 miliardi di dollari, Elon Musk, invece, si collocava al secondo posto con 151 miliardi di dollari, quando il valore delle azioni di Tesla e Amazon è cresciuto (marzo 2021). Complessivamente i miliardari possiedono oggi 13,1 trilioni di dollari, mentre nel 2020 ne avevano solo 8. Gli Stati Uniti spiccano ancora una volta per il maggior numero di miliardari (724), seguiti dalla Cina (incluse Hong Kong e Macao) con 698.
Dando inizio a una competizione nell’ambito del turismo spaziale, Musk, definito un genio e un visionario, ha organizzato il primo volo di civili nello spazio, il cui costo è ovviamente stratosferico. Successivamente ha spodestato Bezos, ammassando un patrimonio di 222 miliardi di dollari secondo le quotazioni di borsa dell’ottobre 2021. La sua casa produttrice di auto elettriche (Tesla), la cui costruzione è altamente inquinante, ha raggiunto mille miliardi di dollari di capitalizzazione, diventando la prima casa automobilistica al mondo e collocandosi tra le società a tre zeri come Microsoft, Aramco, Apple, Alphabet, Facebook e Amazon. Questi nuovi figuri facoltosi posseggono una ricchezza straordinaria, sufficiente a vaccinare 1,3 volte l’intera popolazione dei paesi a basso reddito.
Per quanto riguarda le grandi aziende farmaceutiche (Big Pharma), secondo Oxfam ed Emergency esse hanno accumulato straordinari profitti dovuti al fatto che operano in condizione di monopolio dei brevetti dei farmaci e dei vaccini. Questi profitti hanno trasformato in miliardari nove manager e investitori appartenenti a questo settore, tra cui debbono essere annoverati gli amministratori delegati di Moderna e BionTech. Anche i cinesi ricchi sono andati avanti, in particolare, i tre fondatori della società CanSino Biologics, produttrice di vaccini usati in Cina e altrove. Tale fatto è talmente scandaloso che persino Joe Biden (oltre al papa), ha avanzato l’ipotesi, immediatamente rigettata, di sospendere (non abolire) i brevetti durante la pandemia.
Con metà della sua ricchezza (non esageriamo!), come scrive il “Time” che lo ho messo in copertina (nel 1938 il noto giornale ci mise Hitler), Musk si propone di risolvere i problemi del mondo e di costruire una città autosufficiente su Marte, dove credo si trasferirà quando la Terra sarà ormai invivibile.
Si ricavano elementi interessanti sui miliardari da un altro documento, prodotto da Oxfam, che si autodefinisce confederazione di organizzazioni no-profit, secondo il quale i ricchi hanno vissuto in maniera molto soddisfacente la crisi generata dal Covid-19. In circa nove mesi i miliardari hanno recuperato le perdite economiche provocate dalla pandemia. Generalmente non pagano tasse, soprattutto dal momento che hanno imposto un ancora più poderoso dominio di classe con l’impiego delle politiche neoliberali; gli amministratori delle loro imprese (i famosi Ceo) e gli azionisti accumulano immense fortune, mentre i servizi essenziali (educazione, salute, trasporti) avrebbero bisogno di urgenti finanziamenti per poter funzionare ed essere al servizio dei più necessitanti. Finanziamenti che nonostante tante chiacchiere – come “non lasceremo indietro gli ultimi” – non arrivano né arriveranno.
Il privilegio di pagare tasse irrisorie (si ricordi che ogni tentativo di imporre un’imposta speciale per risollevare i paesi colpiti dalla pandemia è ovunque fallita) è dovuto alla continuità esistente tra i membri dei governi borghesi e gli appartenenti al mondo finanziario e imprenditoriale. Un caso per tutti: il celebrato Mario Draghi, esponente degli ambienti legati al capitale finanziario internazionale (ha lavorato alla Goldman Sachs, è stato governatore della Banca d’Italia, della Banca Centrale Europea etc.), protagonista dello smantellamento delle imprese pubbliche italiane svendute a quest’ultimo a partire dagli anni Novanta, e ora capo del governo tra i più inefficaci al mondo nel combattere la pandemia, capace persino contro ogni senso logico di proclamare allo stesso tempo con oltre 30mila positivi al giorno il ritorno alla normalità e l’estensione dell’emergenza sino al 31 marzo 2022. Ma lo Stato, come comitato in difesa degli interessi della borghesia, non si protegge solo mediante queste sliding doors, che fanno passare i vari personaggi da un settore all’altro, dalle imprese alle istituzioni e ritorno, impiega anche ben assoldati lobbisti, che monitorano le misure economiche, le leggi e lubrificano con ingenti somme di denaro i punti di intoppo alla valorizzazione dei capitali. Si noti, en passant, che si tratta degli stessi individui che hanno condannato il finanziamento pubblico dei partiti, perché fonte di corruzione, di cui evidentemente vogliono l’esclusiva, e perché non gradivano che i lavoratori avessero rappresentanti in parlamento.
Secondo la relazione di Oxfam del gennaio 2021 almeno 200 milioni di persone a causa della pandemia sarebbero precipitate nella povertà, oltre agli 800 milioni di persone che si trovavano già in questa condizione anche per altre ragioni, e probabilmente avranno bisogno di circa 10 anni per tornare a stare meglio (se riusciranno a sopravvivere, aggiungo).
Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro nel 2020 i disoccupati sono cresciuti di 25 milioni, che si aggiungono agli altri 188 milioni che già nel 2019 erano privi di lavoro (e poi bisognerebbe chiedersi di quale lavoro). Secondo calcoli più recenti, rispetto al 2020, l’incremento della povertà estrema è stato del 17% (283 milioni di persone), in particolare in 80 paesi del cosiddetto Sud globale, tra i quali spicca l’Afghanistan, ulteriormente impoverito da 20 anni di occupazione militare da parte delle potenze occidentali, la quale ha visto aumentare solo la produzione dell’oppio e i guadagni del complesso militare-industriale. Ovviamente la povertà estrema si manifesta in primis nella malnutrizione, che colpisce soprattutto bambini e donne, e che secondo la Fao sarebbe dovuta all’aumento del 40% del costo degli alimenti cominciato con la pandemia. Visti i tratti drammatici di questa crisi umanitaria, provocata dalle politiche nefaste delle potenze occidentali e dall’imporsi di un sistema di sfruttamento della natura e degli esseri umani, sempre più irrazionale e distruttivo, non è possibile ascoltare senza incollerirsi le narrazioni quasi ottimistiche e rassicuranti propinateci ogni giorno dai politici italiani. D’altra parte, il direttore scientifico dell’azienda farmaceutica Pfizer ha recentemente dichiarato che “la pandemia andrà avanti fino al 2024”. E dopo?