Signori si nasce

Oltre mille miliardi di euro in mano all’1% delle famiglie italiane. Signori si nasce. La ricchezza aumenta ma è sempre più concentrata e di patrimoniale non si parla.


Signori si nasce Credits: Selena

Oltre mille miliardi di euro in mano all’1% delle famiglie italiane. Signori si nasce. La ricchezza aumenta ma è sempre più concentrata e di patrimoniale non si parla.

di Pasquale Vecchiarelli

La ricchezza delle famiglie italiane è in continua crescita [1]. Il patrimonio complessivo da esse posseduto si aggira intorno agli 8700 [1] miliardi di euro, per una ricchezza pro-capite, calcolata su 60 milioni di abitanti, pari a circa 145 mila euro. Sembra strano eppure nelle nostre tasche ci dovrebbero essere in “media”, appunto, 145 mila euro tra liquidi, titoli e proprietà. Se non vi ritrovate con i conti, beh, tranquilli, non vi affannate a rivoltare i vecchi calzini perché non ne uscirà il becco di un quattrino e l’arcano è presto spiegato. Il problema risiede esattamente nella parola “media”: essa ha una valenza puramente aritmetica, teorica, ma dal punto di vista concreto non ha alcuna aderenza alla realtà dove invece quello che conta è la distribuzione di tale ricchezza. La fotografia che emerge dai dati, osservati con maggiore dettaglio, è che in Italia la ricchezza non è equamente distribuita, anzi, è fortemente concentrata in poche mani. La dimensione di questa polarizzazione è ricostruibile incrociando alcuni dati ufficiali diffusi dalla banca d’Italia [1].

Proviamo a darne un piccolo conto. I dati dicono che metà delle famiglie italiane possiede il 90% della ricchezza totale, chiamiamole “benestanti”, mentre l’altra metà possiede il restante 10%. Questa suddivisione, per quanto già significativa della forte concentrazione di patrimonio, non svela totalmente la dimensione del fenomeno di polarizzazione: quante sono effettivamente le poche mani che detengono il grosso del patrimonio italiano?

Osservando con la lente d’ingrandimento le famiglie benestanti, scopriamo che al loro interno solo una piccola fetta, il 10% delle famiglie totali, possiede il 45 % della ricchezza complessiva. Per capirci: 2 milioni e 400 mila famiglie posseggono più di 3500 miliardi di euro. Se anche questo dato può risultare ancora complesso da immaginare allora abbassiamo di più la lente e osserviamo che c’è una fetta di super ricchi, circa 240 mila famiglie, che possiede il 13% della ricchezza totale, una cifra che supera i 1000 miliardi di euro. Cifre da capogiro che fanno tremare soprattutto se confrontate con gli indici di povertà relativa e assoluta in costante ed allarmante aumento: solo nel 2013 più di 1 milione [2] di persone sono andate ad ingrossarne ulteriormente le fila. Proviamo per un momento a fare un breve conto, immaginando una patrimoniale del 50% su quel 1% di super ricchi (quelle famiglie, cioè, che da sole posseggono un patrimonio superiore ai 4 milioni di euro): a quanto ammonterebbe il gettito ?

Bene, i numeri ci dicono che si potrebbero incassare più di 500 miliardi di euro. Una cifra considerevole che potrebbe anche aprire la strada ad investimenti in scuola, sanità ed infrastrutture. Questi semplici conti sono utili allo scopo di mostrare il peso politico che hanno i rapporti di proprietà in questo paese. Poche famiglie, in relazione al totale, detengono la proprietà economica e dunque politica del nostro paese. Sarebbe altrettanto facile dedurre che una società più equa non può che costruirsi su di una equa redistribuzione della ricchezza e pure da qualche tempo pronunciare la parola patrimoniale è divenuto difficile, rischioso, fuori corso. Sarà che anche l’informazione risente del peso politico dettato dai rapporti di proprietà?

[1] Banca d'Italia, «La ricchezza delle famiglie italiane,» 2013.

[2] Istat, «La povertà in Italia,» 2013.

13/11/2014 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: Selena

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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