“Le amministrazioni interessate provvedono all'attuazione del presente decreto nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Così si conclude il decreto scuola dell’8 aprile che, grazie alla conversione in legge sul filo del rasoio, consente ai maturandi di sostenere l’esame di Stato e concludere il ciclo di studi. Ennesimo esempio, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto la scuola sia in fondo alla scala delle priorità, di questo governo come degli altri che lo hanno preceduto.
A mettere una toppa a questo ennesimo scandalo ci ha pensato il decreto legge “rilancio” approvato il 19 maggio che, all’articolo 231, stanzia 39,23 milioni di euro per garantire il corretto svolgimento degli esami di Stato. Ai non addetti ai lavori, e a noi comuni mortali abituati a cifre con parecchi zeri in meno, ci sembrano tanti soldi. Ma se consideriamo che soltanto gli studenti coinvolti dovrebbero essere circa 463 mila, ecco che il tutto si riduce ad una spesa media di 85 euro a studente. Un po’ poco, non vi pare?
Lo stesso decreto rilancio, però, al fine di assicurare la ripresa dell'attività scolastica in condizioni di sicurezza, per quest’anno stanzia 331 milioni di euro che dovranno servire per:
- acquistare servizi professionali, di formazione e di assistenza tecnica per la sicurezza sui luoghi di lavoro, per la didattica a distanza e per l'assistenza medico-sanitaria e psicologica, di servizi di lavanderia, di rimozione e smaltimento di rifiuti;
- acquistare dispositivi di protezione e di materiali per l'igiene individuale e degli ambienti
- favorire la didattica degli studenti con disabilità, disturbi specifici di apprendimento ed altri bisogni educativi speciali;
- potenziare la didattica anche a distanza e dotare le scuole e gli studenti degli strumenti necessari
- acquistare strumenti editoriali e didattici innovativi;
- adattare gli spazi interni ed esterni e la loro dotazione allo svolgimento dell'attività didattica in condizioni di sicurezza, inclusi interventi di piccola manutenzione, di pulizia straordinaria e sanificazione, nonché interventi di realizzazione, adeguamento e manutenzione dei laboratori didattici, delle palestre, di ambienti didattici innovativi, di sistemi di sorveglianza e dell'infrastruttura informatica.
Trecentotrentuno milioni di euro sembrano tanti soldi. Ad ognuna delle 8.345 istituzioni scolastiche, infatti, dovrebbero andare in media, poco meno di 40 mila euro. Ma se consideriamo che ciascuna scuola è formata da più plessi, che in totale sono 42.668, la cifra si riduce a 7.758 euro. Vale a dire 43 euro in media per ognuno dei 7,6 milioni di alunni che frequentano le nostre scuole. Non so voi, ma a me sembra una cifra ridicola.
A queste risorse vanno aggiunte quelle specificamente stanziate al fine di contenere il rischio epidemiologico da COVID-19 in relazione all'avvio dell'anno scolastico 2020/2021: 400 milioni di euro per il 2020 e di 600 milioni di euro per il 2021. Questo significa che quest’anno, per la sicurezza di ogni studente è prevista una spesa media di 52 euro (che scendono a 46 euro se oltre gli studenti consideriamo anche il personale docente e Ata).
Complessivamente, quindi, la spesa media per ogni studente frequentante la scuola pubblica è di 95 euro nel 2020 e di 78 euro nel 2021. Importi che oltre ad essere inadeguati sono anche offensivi.
Va un pochino meglio, e non c’è da stupirsene, agli studenti delle scuole paritarie. A quelli frequentanti le scuole elementari, medie e superiori (che ora si chiamano primarie, secondarie di primo e di secondo grado), lo Stato ha destinato 70 milioni di euro, vale a dire 18.455 euro per ogni scuola. Interessante notare che il 56% di queste 3.793 scuole è dichiaratamente cattolica, il che significa che quest’anno, ai loro 239 mila alunni andranno, in media, 164 euro [1].
Per completare il quadro dei magri stanziamenti che lo Stato ha destinato a quell’importante voce di salario indiretto che è l’istruzione, ci sono i 65 milioni di euro per i nidi e per le istituzioni scolastiche dell'infanzia non statali (pubbliche e privati convenzionati) e 15 milioni per l’integrazione tra nidi e materne (il cosiddetto zero-sei). Infine, ma non da ultimo, al fine di supportare gli enti locali negli interventi di adeguamento dell’edilizia scolastica, storicamente fatiscente, il governo stanzia ulteriori 30 milioni, vale a dire 703 euro per ogni plesso.
Insomma, numeri alla mano, il governo dimostra che la scuola non è una priorità.
Note
[1] I dati sulle scuole cattoliche sono tratti da: Scuole paritarie: in Italia sono 12.547, di queste 7.955 sono cattoliche. "Un patrimonio da non disperdere"