Da Washington a Ottawa a Città del Messico, ieri [11 ottobre, ndt] sono stati tutti i sorrisi e le pacche sulle spalle per il nuovo accordo Stati Uniti-Messico-Canada, sostituto per il NAFTA di quasi un quarto di secolo.
Il presidente Trump lo ha definito un "ottimo accordo" ed è apparso molto eccitato che gli venisse riconosciuto il merito di aver ribattezzato il regime del commercio continentale, ripetendo più volte l'acronimo "U-S-M-C-A", in una conferenza stampa. Non è una sorpresa; la forma ha sempre un precedente sulla sostanza nelle tecniche di vendita dei truffatori.
Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha promesso che l'accordo sarà "buono per la classe media", mentre il presidente messicano uscente Enrique Pena Nieto ha detto che è stato un "win-win-win" (una vittoria a tre, ndr).
Gli stessi leader sindacali si sono dichiarati ottimisti. Il leader della confederazione sindacale statunitense AFL-CIO, Richard Trumka, ha definito lo “USMCA” un buon punto di partenza nel risolvere la carenze del NAFTA. Jerry Dias, leader del principale sindacato del settore private in Canada, Unifor, ha dichiarato che l’accordo rappresenta un “grande giorno per i canadesi”. Ma altre organizzazioni sindacali rimangono diffidenti; sono già rimaste scottate in passato. Le promesse dei primi anni ’90 che il NAFTA avrebbe garantito i diritti dei lavoratori svanirono poi nel nulla.
Gli economisti “progressisti” si sono mostrati molto cauti. Il “Canadian Center for Policy Alternatives”, nelle parole di Hadrian Mertins-Kirkwood definisce lo USMCA “uno strano miscuglio tra il vecchio NAFTA e il nuovo TPP", riferendosi al partenariato transpacifico dal quale Trump ha ritirato gli Stati Uniti al suo insediamento. Mark Weisbrot, del “Center for Economic and Policy Research” di Washington, lamenta che, proprio come il vecchio NAFTA, il nuovo è ancora privo della definizione di standard di lavoro e ambientali applicabili.
Hanno tutti ragione nel richiamare ad un esame più attento. Nonostante ci sia tanto da celebrare nell’accordo se si fa il paragone con quante parti del NAFTA ci si è liberati, tuttavia lo USMCA è ancora fondato su un modello di commercio che sancisce la priorità degli interessi delle grandi imprese rispetto a quelli della popolazione e dell’ambiente.
Probabilmente le parti più discusse dell’accordo sono quelle riguardanti i requisiti di origine e contenuti delle componenti fissati per l’industria automobilistica. Con le regole che incrementano la percentuale di componenti prodotte negli USA per gli autoveicoli venduti in Nord America, lo USMCA sembra promettere nuovi posti di lavoro per gli operai americani del settore. E gli operai canadesi sono contenti di vedere che le quote poste all’importazione dei loro prodotti negli USA sono state di fatto rimosse (al netto della questione dei dazi su acciaio e alluminio che deve essere ancora risolta). La speranza tra i lavoratori dell’industria automobilistica in entrambi i paesi è che questo accordo metta un freno alla tendenza alla delocalizzazione nel settore.
Svanito invece dall’accordo finale il presunto veto del governo canadese contro la recenti normative negli USA sul “diritto al lavoro” di stampo fortemente anti-sindacale, che obbligano i lavoratori a competere tra loro individualmente per salari al ribasso. Non è mai stato in realtà un punto serio di negoziazione. Come avevamo avvisato su queste colonne circa un anno fa, i lavoratori americani non potevano far affidamento su Justin Trudeau per salvare i propri diritti.
Ma i vantaggi potenzialmente maggiori per il lavoro sarebbero quelli promessi ai lavoratori messicani. I salari nominali medi in Messico nel settore manifatturiero si aggirano intorno ai $2.30 orari. Lo USMCA dovrebbe quindi esercitare una pressione verso l’alto su quel livello sulla base della disposizione che impone che il 40-45% delle componenti auto in Nord America siano prodotte da lavoratori pagati con un salario minimo di $16 orari, sotto pena di sanzioni tariffarie.
Se quel salto di otto volte si tradurrà in salari più alti per i lavoratori messicani oppure soltanto in un minor numero di fabbriche di ricambi auto in Messico rimane tutto da vedere (v. paragrafo precedente sui guadagni previsti nel settore dei ricambi auto negli Stati Uniti). È probabile che i consumatori si aspettino di vedere in commercio meno auto utilitarie e più modelli grandi e costosi.
Il diritto del lavoro in Messico verrà probabilmente sottoposto a qualche aggiornamento, poiché l'accordo richiede che il paese garantisca ai suoi lavoratori il diritto di organizzarsi in sindacati e di negoziare collettivamente. I sindacati attualmente esistenti in Messico sono per lo più controllati dalle stesse grandi imprese ed ogni sforzo indipendente dei lavoratori per dar vita a propri sindacati viene spesso fronteggiato con licenziamenti o violenze.
Un progresso simbolico è rappresentato dallo spostamento nel testo principale del trattato del capitolo sui diritti dei lavoratori e la loro applicazione, piuttosto che essere relegato, come nel caso del NAFTA originale, a un "accordo accessorio" in allegato. Il linguaggio nel capitolo sul lavoro suggerisce che sia adesso disponibile una procedura di contenzioso più valida e significativa ma, come nel vecchio accordo, l'applicazione sarà il vero banco di prova. Anche il vecchio NAFTA dava vita spesso a ricorsi, ma non sembra che siano mai state applicate sanzioni contro le imprese.
Come ha osservato Human Rights Watch quasi due decenni fa: "gli accordi sul lavoro non funzioneranno mai senza il sostegno attivo dei paesi firmatari. Nel caso del NAFTA, questi tre paesi si sono di fatto adoperati per ridurre al minimo l'impatto delle disposizioni sul lavoro".
L’industria agro-alimentare americana esce vittoriosa
Il Canada sta aumentando la quota aperta ai prodotti statunitensi del suo settore lattiero-caseario ad offerta regolamentata, colpendo un (non così alto) 3,59 percento. Mentre puoi aspettarti che Trump trasformi questo come una grande vittoria per i produttori di latte negli stati agricoli sui quali sia lui che il Partito Repubblicano fanno affidamento, ma i principali vincitori sono le imprese statunitensi del settore agroalimentare.
La percentuale effettiva del mercato canadese in via di apertura è paragonabile a quella già negoziata nel precedente TPP (trattato di partenariato transpacifico) da cui Trump è uscito, e pertanto la quota di mercato non è il fattore più rilevante. La posta in gioco reale è che gli agricoltori canadesi saranno costretti a competere ad armi impari. Dovranno nuovamente fronteggiare il più economico latte statunitense, che beneficia di sovvenzioni e utilizza ormoni della crescita sui bovini per spremere sempre più latte dalle mucche e ad un ritmo sempre più veloce. In Canada, questo latte agli ormoni è stato vietato a causa di problemi per la salute. Non è l'unico caso. Europa, Australia, Giappone e Nuova Zelanda vietano il latte americano per lo stesso motivo.
Per quanto riguarda l'agricoltura nel suo complesso, il NAFTA è riuscito ad aiutare le imprese agricole statunitensi a estendere il loro orizzonte commerciale nei mercati canadese e messicano. L'accordo originale consentì a queste imprese di invadere in modo particolare il Messico, con prodotti agricoli a basso costo e sovvenzionati, mettendo così in ginocchio i mercati locali e portando alla bancarotta gli agricoltori messicani. Diversi produttori lattiero-caseari canadesi sono ora preoccupati di poter essere loro i prossimi.
Sylvain Charlebois, professore di distribuzione e politiche alimentari presso la Dalhousie University di Halifax, ha dichiarato ad Al Jazeera: "Lo USMCA è lo strumento con cui gli Stati Uniti aumenteranno la loro penetrazione agricola sia in Messico che in Canada .... Il Messico e il Canada hanno ottenuto guadagni significativi in molti altri settori e hanno risolto questioni importanti, ma sia il settore agricolo messicano che quello canadese non verranno risparmiati se questo accordo sarà ratificato ".
Profitti monopolistici protetti
La popolazione di ciascuno dei tre paesi può aspettarsi medicine più costose. Questo perché alcuni dei passaggi peggiorativi del nuovo NAFTA si trovano nel capitolo relativo ai diritti di proprietà intellettuale e ai brevetti.
L'attuale brevetto di otto anni sui farmaci biologici – tra i più costosi sul mercato ed utilizzati per cose come cancro, artrite e sclerosi multipla - viene esteso a dieci anni. Questo è il segmento in più rapida crescita della spesa sanitaria con costi molto elevati che si scaricano sui pazienti, sui piani assicurativi e sui programmi di assistenza pubblica. Così le case farmaceutiche si sono assicurate un ulteriore biennio di prezzi monopolistici generatori di rendite. I medicinali alternativi generici che potrebbero calmierare i prezzi saranno tenuti fuori dal mercato a vantaggio delle grandi case farmaceutiche.
L'unico effetto positivo di questa sezione dell'USMCA è che ha immediatamente riattivato in Canada il movimento per un programma di medicinali a singolo contribuente (cioè sovvenzionati da un’agenzia pubblica e finanziata attraverso il fisco) a completamento del sistema di assistenza sanitaria universale. Accadrà lo stesso negli Stati Uniti?
Sovranità. Passi avanti e passi indietro.
Per Canada e Messico che consolidano la loro dipendenza economica dal (in molti casi, sottomissione) capitalismo statunitense, c'è stato almeno un guadagno degno di nota. Il tanto temuto meccanismo di risoluzione delle controversie investitore-Stato (ISDS), che consentiva alle multinazionali di portare in giudizio in tribunali commerciali segreti i governi per presunte violazioni dei propri profitti, è sparito ... almeno per il Canada.
Una concessione che il governo Trudeau è riuscito a strappare all'amministrazione Trump, laddove il sistema di contenzioso trilaterale tra i governi sancito dal Capitolo 19 è stato mantenuto, ma il meccanismo ISDS è stato rimosso. L'ISDS è stato regolarmente utilizzato dalle aziende quando era in vigore il NAFTA, al fine di bloccare le normative ambientali e altri programmi pubblici che mettevano a rischio il loro diritto a realizzare profitti.
Grazie all’azione delle grandi lobby petrolifere, il tribunale segreto ISDS può ancora fermare eventuali provvedimenti legislativi suscettibili di intaccare i profitti in Messico. I contratti stipulati dai governi in materia di energia, telecomunicazioni e infrastrutture rimangono infatti ancora soggetti al sistema di risoluzione delle controversie ISDS.
Un vantaggio per il Messico, tuttavia, è rappresentato dalla clausola che stabilisce che il paese ha “proprietà inalienabile, diretta e imprescrittibile su tutti gli idrocarburi del suo sottosuolo”. Ufficialmente questo significa che il paese mantiene il controllo sulle sue risorse petrolifere, ma con il sistema ISDS ancora in vigore, non ci si può attendere che le compagnie energetiche statunitensi si tirino indietro.
Un’altra parte dello USMCA, nascosta nel Capitolo 32, articolo 10, assicura inoltre che né il Canada né il Messico si allontaneranno dall’orbita statunitense nelle loro relazioni con particolari potenze economiche mondiali. Prima di entrare in negoziati per accordi commerciali con altri “paesi ad economia non di mercato”, le parti del trattato sono obbligate a dare un preavviso di 3 mesi.
Cos’è un paese ad economia non di mercato? Secondo l’articolo 10: “un paese non di mercato è un paese che … almeno un partito ha determinato essere un'economia non di mercato ai fini delle sue leggi sui rimedi commerciali” Traduzione: un paese non di mercato è quello che ha un forte ruolo pubblico o statale nella sua economia e non segue i precetti di quello che è considerato un vero capitalismo.
E quale paese è il numero uno sulla lista USA delle economie non di mercato? La Cina.
Pertanto, oltre a proteggere (e al meglio possibile) gli interessi delle grandi imprese statunitensi, l’accordo commerciale si spinge oltre, per assicurare un dominio imperialistico agli Stati Uniti sulle economie nordamericane. Se Canada o Messico volessero mai stipulare un accordo commerciale con la Cina, dovrebbero prima abrogare quello con Washington.
Nessuna menzione, nessun piano
In un accordo economico che pretende di essere "moderno" e da "XXI secolo", ci si sarebbe aspettati che la protezione dell'ambiente e la crescita sostenibile avrebbero in qualche modo figurato nelle trattative. Ma né il cambiamento climatico, il riscaldamento globale, né gli Accordi sul clima di Parigi vengono citati in nessuna parte del testo.
Analogamente, i diritti delle popolazioni indigene americane non hanno avuto alcuno spazio nell'USMCA. Con tutte le lotte e le campagne di protesta che si sono succedute contro lo sfruttamento delle risorse nelle riserve dove vivono ancora i nativi del continente, sarebbe stato certamente un argomento da includere.
E i diritti di uguaglianza di genere, che vengono richiamati di più rispetto al trattato precedente, non si qualificano tuttavia ancora al punto da ottenere un capitolo ad essi dedicato. Appaiono invece citati quasi di sfuggita in alcune sezioni che regolano l’applicazione del trattato.
Il Capitale sopra tutto, per ora
Nella sostanza lo USMCA mantiene quindi ancora i principali tratti distintivi che avevano caratterizzato il suo predecessore NAFTA. Esso sancisce per iscritto il dominio ed il potere del capitale sul lavoro. Come scrisse Karl Marx circa 170 anni fa nel suo "Discorso sul libero scambio":
“Per riassumere, cos'è il libero scambio nelle condizioni attuali della società? Libertà del Capitale. Quando saranno abbattute le poche barriere nazionali che restringono il libero sviluppo del capitale, gli si sarà semplicemente data completa libertà di azione. Finché si lascia in esistenza la relazione tra salario-lavoro e capitale, non importa quanto siano favorevoli le condizioni in cui si realizza lo scambio di merci, ci sarà sempre una classe che sfrutta e una classe sfruttata.”
Questo stesso sfruttamento da parte di una classe su un'altra, si estende anche ai rapporti fra le nazioni. L'USMCA è una riaffermazione dell'autorità che lo stato capitalista degli Stati Uniti si riserva nel definire l'agenda per l'intero continente del Nord America.
Come Marx sosterrebbe, tuttavia, non ha molto senso discutere contro il commercio in sé, poiché questo è il requisito naturale dello sviluppo sociale. Dopotutto le tariffe e le frontiere chiuse non ci avvicinano di più al socialismo. Quindi, riprendendo Marx, "solo in questo senso rivoluzionario" siamo favorevoli al libero scambio. Fino a quando non supereremo quella fase della storia in cui prevalgono lo sfruttamento di classe e delle nazioni, bisogna lottare per determinare a quali condizioni si realizza lo "scambio delle merci".
Lo USMCA ha certo prodotto alcuni avanzamenti favorevoli al lavoro e alla sovranità nazionale rispetto al vecchio trattato, e vale certamente la pena approfittarne a beneficio delle classi popolari in tutti e tre i paesi. Per questo il nuovo NAFTA può essere definito un passo in avanti, ma è ancora molto debole e imperfetto.
Pubblicato su: People’s World, 12 ottobre 2018
Traduzione dall’inglese di Zosimo